༄★ 𝑨 𝑩𝒖𝒄𝒌𝒚 𝑩𝒂𝒓𝒏𝒆𝒔'𝒔 𝒇𝒂𝒏𝒇𝒊𝒄𝒕𝒊𝒐𝒏 ★༄
Ci sono incubi che non puoi evitare e ai quali non puoi sfuggire. Per quanto ci provi, per quanto ti sforzi di non pensarci e di reprimerli, alla fine finisci che li rivivi appena chiudi gli o...
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⚠️se la canzone finisce, fatela ricominciare⚠️
༄★ «Privet, zimniy soldat» ➳ «Ciao, Soldato d'Inverno» «Menyaniktonikogda ne privetstvoval» ➳ «Nessuno mi ha mai salutato prima» «Ya rada, chto ya odna takaya» ➳ «Sono contenta di essere l'unica» «Prostite menya» ➳ «Perdonami» ★༄
Il Soldato d'Inverno cammina per la strada lentamente, con il fucile in mano pronto a colpire e gli occhi ben saldi alle persone che ha davanti. So che non si ricorda di me, ma so anche che un giorno non molto lontano lo farà.
Ho lasciato i miei amici per qualche ora senza avere loro notizie: se si mettessero in mezzo, potrebbero peggiorare le cose. Capisco che sono preoccupati per me, cosa che sono anch'io per loro, ma me la devo vedere da sola con lui.
Nascosta dietro ad una macchina grazie alla modalità invisibile dei miei loyal-eyes, aspetto il momento giusto per intervenire. Appena sento i suoi passi più vicini, attivo il cellulare con la mia voce posizionato dietro ad un furgoncino parcheggiato a circa cinquanta metri da me. E non è una classica telefonata, no, è la mia voce quando canto quella canzone. Quella canzone che un tempo amavamo tanto.
Lo vedo irrigidirsi a quel rumore per un attimo. Leggo nel suo sguardo la confusione. Resta immobile per secondi interminabili poi, scuotendo la testa energicamente, mira alla macchina e la fa esplodere. Ah, grazie della gentilezza.
Quando noto che è distratto, esco allo scoperto con i loyal-eyes tra le mani.
«Privet, zimniy soldat» lo saluto in russo, facendolo voltare verso di me.
I suoi occhi azzurri si incastrano nei miei castani, nonostante i metri di distanza.
«Menyaniktonikogda ne privetstvoval» ribatte lui, ancora parecchio confuso.
«Ya rada, chto ya odna takaya» dico di nuovo, avvicinandomi a lui.
«Che diamine si sono detti?» chiede Sam dall'auricolare.
«Nat?» la richiama Steve. Risponde, è un buon segno: non è morto da quel missile.
«Si sono salutati» risponde la Vedova Nera, piuttosto stupita.
Socchiudo gli occhi e formo una barriera di protezione mentre lui inizia a sparare verso di me. Si avvicina a me prima che qualcuno possa colpirlo con lo scudo. Steve si posiziona al mio fianco e mi rivolge un sorriso rassicurante. Sono contenta che stia bene e che non sia gravemente ferito!
