UNO.

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Giovedì 21-03, 07:20
In una normalissima e noiosissima mattina di ottobre mi devo alzare presto per andare a scuola. Come al solito. Sono già le 7:20, e questo vuol dire che mi dovrò preparare di fretta, anche questo come al solito.
Nella mia scuola le lezioni iniziano alle 8.00, ma per arrivare là in orario devo partire massimo alle 7:40, percorrere un pezzo di strada fino al ponte, dopo averlo attraversato fare un pezzo della strada principale e dopo, girando in una via, sono arrivata.
Mi alzo e vado velocemente a lavarmi e cambiarmi. Sto per uscire ma mia mamma mi ferma.
-Prendi un ombrello che sta piovendo.
Sbuffo. Che palle. Odio il clima della Lombardia. C'è sempre la nebbia, e in questo periodo piove spessissimo. Odio la pioggia. Cioè, odio dover andare in giro con la pioggia. Guardarla dalla finestra sotto una calda copertina non mi dispiace affatto.
Prendo il mio bellissimo ombrellino rosa e scendo le scale del mio palazzo iniziando già a lamentarmi fra me e me del clima. Cammino fino al ponte e mi metto ad aspettare sotto a questa pioggia di merda che il semaforo diventi verde.
-Hey, dolcezza.
Non mi giro pensando sia riferito a qualcun altro, ed ecco che mi rendo conto di esserci solo io, oltre al proprietario della voce. Decido di far finta di non sentire, anche perché questo sconosciuto viene a chiamare ME "dolcezza". Mi sento chiamare di nuovo.
-Hey. - ripete.
Mi giro lentamente, la mia faccia esprime tutta la mia gioia. Oddio ma questo è uno dei fighi che ho visto fuori da scuola ieri. Madonna, quegli occhi azzurri, quei capelli neri, quelle piccole lentiggini sul naso. Okay, non immagino come sembro in questo momento. Faccio un sorriso freddo, solo per gentilezza. Non lo conosco, non cadrò subito ai piedi di questo cazzone. Per di più sono fidanzata.
-Ti ho vista ieri fuori da scuola. Facciamo la strada insieme?
-Ah, sì, mi sembrava di averti visto da qualche parte. Comunque uno che chiama gli sconosciuti e gli chiede di fare la strada insieme ha tutta l'aria di essere un coglione. - gli rispondo con un sorriso ironico.
In fondo dobbiamo solo fare una via insieme, puoi cercare di sopportare questo bel figone, dai Maddalena. Il semaforo fortunatamente diventa verde, almeno non mi addormento in piedi. Alzo l'ombrello per coprire anche la sua testa, nonostante sia già coperta dal cappuccio della felpa che indossa sotto al giubbotto nero, ma devo tenere il braccio troppo in alto e faccio troppa fatica per farmi tutta la strada così. Sarò io la nana, non lo so.
-Hey, tieni l'ombrello. Non ho voglia di tenermelo tutto 'sto tempo col braccio alzato.
-Dovrei tenere io questo coso fosforescente?
-Senti, bello mio, se vuoi stare sotto al mio ombrello lo tieni tu, io non ho la forza di volontà per tenerlo su a te.
-Mamma mia, che sfaticata. Aspe' mi accendo una sigaretta e te lo prendo.
-NO. Tu non fumi con me qua. Mi fa schifo il fumo. Questo è il mi... - non faccio in tempo a finire la frase.
-Sìsì. È il tuo ombrello e se fumo non ci sto sotto. Okay, va bene, dammelo.
Almeno non è completamente scemo e dimostra di aver capito qualcosa.
-Perfetto, allora non sei una completa testa di cazzo, qualcosa lo capisci. - dico dando voce ai miei pensieri.
Camminiamo per un minuto in un silenzio imbarazzante, poi mi stufo e cerco di fare conversazione.
-Bene, come ti chiami?
Non risponde.
-Senti, tesoro, io sto cercando di socializzare, quindi vedi di rispondermi. Comunque, io mi chiamo Maddalena.
Sì, ma questo non vuole proprio collaborare. Secondo me è bipolare, passa dal chiamarmi "dolcezza" al non cagarmi. Lo sento sbuffare e sbuffo a mia volta.
-Nicolas. - oh, allora ha un nome.
-Sto iniziando a pensare che tu mi sia venuto vicino solo per non stare sotto la poggia.
Mi guarda storto e sorride.
Cavolo ha pure un bel sorriso. Come fa una persona così bella fuori ad essere un totale cazzone.
-Beh, in realtà sì. Ma sembri simpatica, dolcezza.
Lo guardo male senza rispondere.
-Quanti anni hai? - ah, quindi sa fare conversazione, grazie a Dio.
-Quattordici. Tu?
-Sedici. Quindi sei in prima, ma che carina, sei piccolina.
-Fanculo.
Scoppia a ridere.
Cavolo che risata. Cristallina, dolce, contagiosa, mi viene da sorridere.
Fra un discorso e l'altro arriviamo a scuola, anche se un po' in ritardo, e corriamo nelle nostre classi pronti ad iniziare una stancante giornata di lezioni.

Quel giorno di pioggia.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora