DUE.

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Giovedì 21-03, 13:00
Dopo un'infinita giornata a scuola, per fortuna arriva l'ora di tornare a casa. Nella mia scuola le lezioni finiscono un giorno alle 12 e uno alle 13 per le prime e le seconde, e le altre classi uno alle 13 e uno alle 14. Vabbè mi godrò questi due anni in cui finisco presto.
Esco nella massa di gente e appena fuori mi metto con delle mie amiche a parlare. Vedo la testa di cazzo di stamattina che passa ma non mi vede. Vabbè ora è meglio che torni a casa.

Sabato 23-03, 13:00
Finalmente è suonata la campanella, non ce la facevo più.
Mentre esco mi perdo nei miei pensieri.
Stamattina l'ho visto. Non lo vedevo da due giorni. Sí, sto parlando di quel figone, o meglio, coglione, credo si chiami Nicolas. Ahhh, adesso che ci penso ieri ho finito alle 12. Vabbè, niente, gli ho fatto un sorriso e lui mi ha risposto con un cenno. Mentre parlo con le mie amiche fuori da scuola mi sento toccare una spalla. Mi giro e vedo quei bellissimi occhi azzurri che però non appartengono a una persona poi così bella.
Gli sorrido e lui mi prende un polso per separarmi dalle mie amiche.
-Ti va di fare la strada insieme oggi, dolcezza?
-Non mi avevi usato solo per l'ombrello? E smettila di chiamarmi così. - rispondo scherzando. Alla fine posso anche cercare di essere più gentile. Forse.
-Ti ho già detto che mi sembravi simpatica. E poi ti devo un favore, mi hai risparmiato una camminata sotto la pioggia, dolcezza.
-Ah, e il favore sarebbe farmi la strada con una testa di cazzo? Sei più tu a cui io faccio un favore, e ora siamo già a due. - rispondo ignorando quel soprannome di merda.
-Vabbè se devi fare così tante storie non veni... - lo interrompo.
-Va bene, va bene. Aspetta che saluto le mie amiche.
Vado da loro e le abbraccio tutte.
-Hey, io vado a casa con un mio amico, ci vediamo domani.
-Poi voglio sapere tutto. - mi sussurra Virginia all'orecchio prima che mi allontani.
-Sìsì, certo Ví. - le urlo mentre raggiungo Nicolas.
-Allora, tu da che parte devi andare? Cioè, non sono una stalker maniaca, ma per sapere che strada devi fare. - chiedo.
-Vivo nel quartiere dopo il ponte.
-Oddio, anche io. Ma non ti ho mai visto in tutti questi anni, e mi sarei accorta di una testa di cazzo così grande.
-Sí, sto là da poco. - sembra che non ne voglia parlare, è diventato subito freddo.
-Mmm, ok. Comunque ora mi devi due favori! - meglio cambiare argomento, sì, non sono così stronza, capisco quando è meglio fermarsi.
-Ok, ok. Un giorno li ricambierò tranquilla. Comunque le tue amiche sembrano simpatiche. - ammicca.
Lo fulmino con lo sguardo.
-Scusa, scusa, scherzavo. - dice alzando le mani in alto con aria innocente.
-E tu che mi dici dei tuoi amici? - lo guardo con aria di sfida.
-Loro sono dei cazzoni.
-Ah, perchè tu non lo sei.
-Cercherò di non prenderlo come un insulto. Comunque, loro ci proverebbero subito con te e ti farebbero soffrire. Io ho più autocontrollo, dolcezza.
-Ma tanto io non gli darei corda. Poi magari mi starebbero simpatici. - beh in realtà sembrano solo dei gran figoni e nonostante, ripeto, io sia fidanzata, un amico figo in più è sempre meglio.
-Di simpatia e come amici certo che sono fantastici. Però con te non lo so. Già oggi mentre venivo da te Veronica mi ha guardato malissimo.
-Ok, ci rinuncio.
-Dai, al massimo quando saremo più amici potrei presentarvi.
-Sí! Sono riuscita a convincerti. - gli sorrido fiera.
-Già. - dice fra una risata e l'altra.
Ma questo ride di me, bah.
-Dai ti accompagno fino a casa. Da che parte vai? - mi chiede.
Gli indico la via di casa mia e andiamo.
-Bene... ehm... io vivo qua. - dico fermandomi.
-Davvero? Io vivo là. - indica la porta di una delle case sull'altro lato della via.
Sto per parlare ma mi sento squillare il telefono. È Pietro, il mio ragazzo. Faccio segno a Nicolas di dover rispondere e lui annuisce.
-Hey, Pie.
-Ciao, Maddi. Ti ho vista tornare a casa ma non ho fatto in tempo a raggiungerti. Il mio autobus fa una fermata a quella vicino a casa tua fra 20 minuti. Sono all'inizio della tua via, ok?
-Ah, sìsì, certo. Ti aspetto, ci vediamo. -
rispondo prima di attaccare.
Nicolas mi sorride gentile.
-Dai, non ti faccio aspettare da sola, dolcezza.
Fa in tempo a dire questa frase che arriva Pietro.
-Grazie mille, ma non ti preoccupare, è arrivato. - dico indicando il mio ragazzo.
-Ah ok, ci vediamo, nanetta.
Lo guardo male e lo saluto con la mano, forse non è un cazzone totale. Raggiungo Pietro e gli do un bacio e prima di dirigerci verso la panchina della fermata dell'autobus lì vicino, dove ci sediamo a parlare.

Quel giorno di pioggia.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora