CINQUE

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I giorni passarono in fretta, la routine era sempre la stessa: lavoro, casa e partite a scacchi. Erik era sempre gentile con me, il suo atteggiamento mi ricordava quei momenti ormai lontani nel tempo, quando la nostra amicizia stava cominciando a sbocciare. L'avevo accolto da uomo tormentato dalla sete di vendetta ed ero riuscito a convincerlo dell'esistenza del bene. Con quella convinzione avevo rimarginato qualche piccola crepa che segnava la sua anima ma, il destino aveva voluto che quelle crepe si riaprissero e diventassero ancora più profonde quando perse sua moglie e sua figlia. Eravamo diversi Erik ed io, due menti brillanti ma due cuori che battevano per cause differenti. Nonostante tutto, tra alti e bassi, eravamo riuSciti ad andare d'accordo. Quando lui se ne andò io continuai a pensarlo, ogni giorno. Mi attraeva Erik, sotto molti punti di vista, era intelligente, caparbio ed anche bello. Non ebbi mai il coraggio di dirgli queste cose, le tenni sempre per me, nel posto più recondito del mio cuore, aspettavo forse il momento giusto per lasciarmi andare? No, non credo. Nel frattempo lui si era costruito una nuova vita, amava una donna bellissima, aveva tutto ciò che poteva renderlo felice. Io ero solo un vecchio amico che si era lasciato alle spalle.

"Charles, continui sempre a vincere" mi destò dai pensieri.

"Mio vecchio amico, l'età avanza ma sono ancora abbastanza sveglio"

"Dai, voglio la rivincita. Non mi arrendo così facilmente" la sua caparbietà non l'aveva lasciato.

 "Va bene, che rivincita sia."

La partita si concluse ed io vinsi, ancora una volta. Mi congedai, dicendo di essere stanco. La verità era che stavo sentendo rinascere in me quei sentimenti che avevo soppresso per tanto tempo ed ero preoccupato. Quel pensiero stava cominciando a starmi stretto, a soffocarmi. Non potevo rovinare tutto, non potevo spaventarlo con una qualche mia assurda confessione, lo avrei allontanato, ancora una volta. Ma non era quello che volevo? Stargli lontano, dimenticare? Forse non più, mi piaceva quella vita, la quotidianità insieme a lui. Volevo che durasse. Non avevo intenzione di entrargli nella testa per sentire cosa provasse, avevo fatto una promessa, non l'avrei infranta. Sarebbe stata una vita senza poteri, una vita normale, sia per me che per lui. "Resisterò" pensai, e me ne andai a dormire.

Una nuova partitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora