SEI

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Una vita normale, che effimero pensiero.

La campagna era immobile, come ogni mattina quando la natura decideva di svegliarsi rimanendo in silenzio. Stavo contemplando la quiete dalla finestra di camera mia, quando sentì un rumore avvicinarsi, capì subito che si trattava del rotore di un elicottero. Sarà di passaggio, pensai ma il rumore cresceva ad ogni minuto. Stava atterrando al di là degli alberi. Erik era uscito per andare al lavoro, io quel giorno avrei fatto lezione nel pomeriggio, perciò ero rimasto a casa più a lungo. Il mio sesto senso mi avvertiva: minaccia imminente. Sentì un frastuono, qualcuno aveva buttato giù la porta e stava salendo su per le scale. Non ebbi il tempo di reagire, qualcuno mi afferrò da dietro e mi imbavagliò. L'unica cosa che feci fu infrangere la mia promessa, raggiunsi Erik col pensiero, lo chiamai e gridai aiuto. Lui mi sentì, scappò via dall'università ma quando arrivò a casa, l'elicottero era già decollato, con me a bordo.

Non potevo credere che stesse succedendo ancora, non volevo affrontare nuove prove, nuovi pericoli, proprio quando pensavo di aver raggiunto il mio equilibrio.

L'elicottero era piccolo, in cabina vi erano pochi uomini.

Mi tolsero il bavaglio.

"Charles Xavier, ci rincontriamo". Riconobbi subito la voce che proveniva da una bocca che invece non riconoscevo più. L'uomo che mi stava davanti era completamente diverso dall'ultima volta che l'avevo visto. I capelli neri erano diventati grigi, gli occhi erano spenti, il viso invecchiato e solcato da profonde cicatrici. Gli mancava persino un orecchio.

"Stryker, mentirei se ti dicessi che per me è un piacere rivederti"

"Che novità. Mi hai sempre disprezzato".

"Chi non lo farebbe? Le tue manie di sperimentazione, la sofferenza che hai causato ai miei compagni, hai forse dimenticato?"

"Certo che no, caro Charles. Ma vedi, voi non siete esseri umani, siete una minaccia, meritate di soffrire o di servire noi uomini. Ed ecco perché mi servi. Ho avviato un nuovo progetto e ho bisogno di una mente come la tua"

"Ti sbagli di grosso se pensi che ti aiuterò"

"Ti sbagli di grosso se pensi che non lo farai".

La risposta sempre pronta era una delle caratteristiche che lo contraddistinguevano e che lo rendevano ancora più odioso ai miei occhi, anzi alle mie orecchie.

"Come mi hai trovato?" Chiesi, volevo essere sicuro che non sapesse anche della presenza di Erik in quella casa.

"Ti tengo d'occhio da tempo. Mi ci è voluto un po' per individuarti in Europa ma poi è stato più facile del previsto. Insomma, Charles, so che non vivi da solo."

Aveva appena pronunciato le parole che non avrei mai voluto sentire.

"Stryker, per favore, lascialo fuori da tutto questo"

"Ahahahah, sapevo che me l'avresti chiesto. I miei sospetti erano fondati, so quanto lui significhi per te. Adesso è il momento di vedere se la cosa è reciproca ed io credo proprio che sia così, perciò ti verrà a cercare, anzi dai, dagli un indizio, mandagli un messaggino, come solo tu sai fare".

"Non ti darò mai questa soddisfazione". Mi ero già pentito della richiesta di aiuto che avevo mandato prima ad Erik, non avrei dovuto. Non volevo assolutamente coinvolgerlo in quella brutta faccenda.

Era troppo tardi. Percepì la rabbia di Erik e la sua volontà di venirmi a cercare per appagare, ancora una volta, la sua fame di vendetta.

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