DIECI

88 4 0
                                    

Eravamo vicinissimi all'uscita, quando sentì un proiettile attraversarmi il petto. Erik urlò. Vidi Raven, Jean, Peter, Hank, Alex, Scott, Storm, li vidi tutti mentre lacrime e dolore mi offuscavano la vista lentamente. Poi, il buio. Erik mi prese tra le braccia e corse veloce, con tutta la forza che aveva in corpo.

Nel frattempo, Wanda aveva usato i suoi strabilianti poteri per ridurre tutto in cenere, non sarebbe sopravvissuto nessuno a quell'esplosione.

Riuscimmo a raggiungere casa di Wanda, mi adagiarono su un divano e mi sbottonarono la camicia. La stanza era immersa nel silenzio e nell'oscurità. Sentì le mani di Erik sul mio petto e il proiettile che usciva dalla carne, l'aveva estratto il più delicatamente possibile e ce l'aveva fatta.

"Dobbiamo portarlo subito in ospedale" disse Wanda.

"No, niente ospedali, posso occuparmene io, qui, non è la prima volta. Mi aiuterai tu"

"Ok, ok. Ho affrontato molte situazioni di emergenza, ce la caveremo."

"Bene, procurami dell'acqua, bende e del filo per sutura. Procederò a ricucire"

Wanda corse in bagno, prese tutto l'occorrente e tornò in salotto. Non aveva del filo per suture in casa ma riuscì a ricrearlo solo con la forza del pensiero. Era una ragazza fortissima e sorprendente e lo stava dimostrando, ancora una volta.

Sentivo l' agitazione di Erik crescere ad ogni tocco. Percepivo il sudore rigargli la fronte e le lacrime scendere lungo le gote. Sembravo essere in uno stato di incoscienza, in realtà sentivo tutto in maniera amplificata, come se i miei sensi si fossero iper sviluppati. Il suo cuore batteva forte e lui lottava per controllare i tremori delle sue mani nervose.

Alla fine, riuscì a ricucire la ferita, mi strinse la mano, ci poggiò sopra la fronte e pianse, singhiozzando. Non ci fu bisogno di esprimere a parole ciò che stava provando in quel momento, lo sentivo, aveva paura di perdermi. Quella paura che io, tante volte, avevo provato nei suoi confronti. Mi pentii amaramente per essere stato un codardo, per non aver mai trovato il coraggio di dirgli quello che provavo realmente per lui. Per me stargli accanto significava molto di più di essergli amico. Io lo amavo ma avevo deciso di ignorare quel sentimento, tenendolo ingabbiato in un angolo buio della mia anima. Non avevo mai provato a liberarlo perché sapevo che mi avrebbe solo fatto soffrire. Per di più, non avevo mai indagato i sentimenti di Erik, per paura di rimanere deluso, quindi non sapevo cosa provasse realmente per me. Adesso invece lo percepivo, potevo chiamarlo amore quel sentimento? Forse sì.

Non riuscì più a tenersi tutto dentro, si avvicinò al mio orecchio e cominciò a sussurrare parole che non avrei mai pensato potessero appartenergli.

"Ti prego Charles, non lasciarmi. Ho lottato tanto per averti accanto. Dopo tanta incertezza, dopo le mie continue fughe per starti lontano, ero riuscito ad accettare il fatto che ti amassi. Finalmente ero felice. Vivere con te la nostra noiosa routine mi rendeva felice anche se non te l'ho mai detto. Non ne avevo il coraggio, temevo mi respingessi, temevo di perderti, temevo che saresti scappato via nell'incapacità di accettare il mio sentimento nei tuoi confronti. E invece adesso mi pento di non averti detto tutto prima. Probabilmente nemmeno riesci a sentirmi, non lo so, ma se stai ascoltando, ti prego, torna da me."

Ero scosso dal modo in cui Erik aveva deciso di aprirsi. Anche lui mi amava. Eravamo in due ad essere stati codardi. Così coraggiosi nell' affrontare minacce apocalittiche e così vigliacchi davanti ai sentimenti. Da non credere. Per le nostre insicurezze avevamo perso tanto. Non avevo intenzione di perdere ancora. Volevo gridargli tutto quello che avevo soffocato negli anni.

Mi sforzai più che potei per riaprire gli occhi ma fu tutto inutile.

Wanda gli si avvicinò, gli mise una mano sulla spalla e sussurrò "Andrà tutto bene, ce la farà".

Una nuova partitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora