TRE

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Stava per cominciare il mio primo giorno di lavoro. Anche stavolta arrivai in anticipo. Non avevo notato la bellezza di quella struttura il giorno prima. Era in stile gotico, i corridoi scuri all'interno entravano in contrasto con le facciate chiare. Le grandi finestre si aprivano su chiostri verdi e illuminati dal sole. Mi stavo dirigendo verso l'aula in cui avrei tenuto la mia prima lezione quando vidi un completo scuro e un cappello. L'uomo che mi dava le spalle aveva un'aria troppo familiare. Non poteva essere lui. Non poteva essere Erik. Mi girai di scatto e, senza pensarci troppo entrai in aula. La lezione fu un successo, gli studenti erano tutti interessati e attenti, gli diedi anche la possibilità di interagire con osservazioni personali e sentii già di aver individuato certe menti brillanti. Stavo per tornare a casa, quando mi ricordai di aver bisogno di un libro, così chiesi informazioni a un ragazzo che mi indicò la strada per raggiungere la biblioteca d'ateneo. Il portone era maestoso, di faggio intagliato. Raffigurava guerrieri che avevano combattuto chissà quali battaglie e in chissà quale epoca. Gli scaffali si ergevano verso il soffitto altissimo che presentava enormi lampadari a bracci, come grandi candelabri di cristallo. Le pareti erano costellate da vetrate colorate che facevano appena filtrare la luce dall'esterno. Mi inoltrai tra i corridoi alla ricerca del mio volume, quando rividi quel completo scuro. Stavolta non era di spalle. Due profondi occhi azzurro cielo s'incastrarono nei miei. Rimasi immobile, pietrificato. Erik sorrise. Non riuscivo a credere alla sua solita calma apparente, era bravo a fingere, ad apparire ciò che non era. Sembrava che in lui non fosse trapelata alcuna emozione, eppure lo sentii, lo percepii, anche lui era rimasto sorpreso nel vedermi. "Vecchio amico" mi disse, venendomi incontro. 

"Erik, ma che ci fai qui?" chiesi, sconcertato.

 "Io lavoro qui, sono il capo bibliotecario. Piuttosto, tu che ci fai qui?"

"Si darebbe il caso che anch'io lavori qui, ho giusto ieri, ottenuto la cattedra di filosofia".

"Filosofia? vedo che hai cambiato campo. D'altronde, come potrei biasimarti?"

Rimasi in silenzio, per la prima volta non sapevo cosa dire, non sapevo come uscire da quella situazione. Tutti i miei sforzi per fuggire e dimenticare mi sembrarono foglie al vento.

"Amico mio, mi sa che ci vedremo comunque ogni giorno, hai cercato in tutti i modi di evitarmi ma, evidentemente, l'universo vuole che le nostre strade s'incrocino ancora e non si può dire di no all'universo. Quindi, che ne dici di accettare la proposta che ti ho fatto qualche giorno fa?"

"L'universo è meschino" dissi " ma se questo è un segno, allora sono disposto a non ignorarlo. Va bene, Erik, accetto il tuo aiuto."

Una nuova partitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora