DODICI

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 "Charles, sei sveglio! Troppe cose belle tutte insieme, non mi sembra vero". Erik sorrideva tra le lacrime. Si avvicinò, mi afferrò la mano e me la strinse forte.

"Pensavi che ti saresti liberato facilmente di me? Impossibile" ridemmo entrambi.

Non sapevo se fosse il momento giusto per dirgli che avevo sentito tutto ciò che mi aveva detto durante il mio stato di semi-incoscienza ma, dal momento che gli indugi e le insicurezze ci avevano già tolto troppo, decisi di farlo. Confessai che avevo sentito ogni singola parola, che avevo avvertito il suo stato d'animo e la paura che aveva provato al solo pensiero di perdermi. Raccontai che sapevo tutto del dialogo che aveva appena avuto con Wanda, che era sua figlia e non esitai ad esprimere la mia felicità per quel ricongiungimento. Wanda, gentilmente, mi interruppe.

"Vi lascio soli, avete molto da dirvi."

"No Wanda, resta qui con noi."

"No, mi allontano solo per pochi minuti, vado dai miei figli e mio marito. Ci sarà il tempo per raccontarvi anche questa parte di me, intanto pensate a voi due, pian piano avremo modo di fare chiarezza su tutto".

E così, se ne andò, lasciandoci soli.

"Erik, direi che non c'è bisogno che tu aggiunga altro, so che eri sincero mentre dicevi quelle cose"

"Charles, avrei voluto dirti tutto molto tempo fa ma avevo paura di un tuo rifiuto, dopotutto è colpa mia la tua condizione, quel giorno a Cuba, la spiaggia, è un'immagine che mi perseguita, avresti potuto solo odiarmi per quello che ho fatto"

"Ma io non ti odio e non ti ho mai odiato. E' giusto che anch'io ti dica quello che sento. Ricordi ciò che hai detto di provare per me? Io provo lo stesso nei tuoi confronti. Non è un sentimento recente, dal primo nostro incontro avevo visto in te qualcosa di estremamente speciale ed attraente. Mi pento di non aver raccolto il coraggio necessario per dirti tutta la verità. Ero terrorizzato dall'idea di un tuo rifiuto."

"Ma tu avevi un'arma dalla tua, avresti potuto entrare qui" col dito s'indicò la tempia.

"Avevo paura di rimanere deluso da quello che ci avrei trovato".

Entrambi ci sciogliemmo in un sorriso, poi lui si avvicinò, accosto il suo viso al mio finché le nostre labbra si sfiorarono delicatamente. Chiusi gli occhi e mi abbandonai alle sensazioni. Il cuore accelerò, lo stomaco si strinse, non c'erano farfalle ma vulcani. Mi sentì divampare di  passione, le punte delle orecchie diventarono incandescenti e si tinsero di un rosso acceso. Gli passai una mano dietro la nuca, accarezzandogli i capelli, mentre le sue mani mi cingevano il viso. Continuammo a baciarci, quasi senza respirare, per non sprecare nemmeno quei pochi secondi che ci servivano per riprendere fiato. Volevo assaporare ogni istante di lui in quel bacio e sembrava che lui volesse lo stesso. Quando fummo sazi ci guardammo negli occhi e ci abbandonammo alla risata più naturale del mondo. Eravamo felici.

Una nuova partitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora