Capitolo 29 - Il lampo che squarcia le tenebre

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LEVI's POV

Mi volto completamente nell'istante stesso in cui la mano del titano colpisce Mikasa scaraventandola con forza inaudita contro le mura. Non vedo lo schianto, la polvere della battaglia e il fragore della morte mi bloccano di colpo.

<No... - mormoro - No! NO! No! NO! NON UN'ALTRA VOLTAAA! MIKASAAA!>.

Sento dentro di me rimontare quella rabbia, quella dannata rabbia che cela la disperazione.

La morte del titano che ho di fronte è talmente perentoria che nemmeno mi accorgo di averla provocata.
Sto per correre verso la direzione dove ho visto sparire Mikasa, ma il braccio di Eren mi blocca.
Dannato moccioso! Se vuole assaggiare ancora i miei stivali lo accontenterò senza problemi!

<LASCIAMI! Lo ha fatto di nuovo! PER COLPA TUA! Di nuovo a sacrificarsi per te!> aveva promesso... lo aveva promesso! Me lo aveva promesso!!

<C-capitano, questa volta non ero io che Mikasa ha cercato di salvare... Il nome che ha gridato non... non era il mio...>.

Rimango stordito. Se non lui allora chi?

Mi appoggia una mano sulla spalla.

<La prego, dobbiamo andare, abbiamo una missione, o il sacrificio di Mikasa e di tutti gli altri sarà stato vano.>.

Il fatto che si preoccupi più della fottutissima missione che della vita di sua sorella aumenta la mia rabbia.
Alla fine, però, mi rassegno.
Mi costa ammetterlo, ma ha ragione il moccioso.
Vorrei potermi lanciare alla ricerca della sciarpa rossa, avere la speranza che sia ancora viva, che tutto questo sia solo un orribile incubo...

Eren mi precede in corsa verso l'ingresso del distretto, lo raggiungo poco prima  che si trasformi, gira lentamente la testa e mormora qualcosa.

<Levi. Il nome che ha urlato era Levi.>.

Il fulmine squarcia il cielo del meriggio e il gigante di Eren appare al suo posto.

Squarcia anche qualcos'altro, qualcosa di più sottile ma allo stesso tempo più coprente.

"Il nome che ha urlato era Levi."

Le parole mi risuonano nella testa. Sta dicendo la verità?
Si è sacrificata... per me?
Quindi in realtà lei... la testa mi esplode.
Il cuore continua a frantumarsi un pezzo per volta.
La notte nella grotta mi invade la mente e mi schiaffeggia violentemente.
Il suo sorriso, il suo viso, l'aria serena e un po' spettinata al mattino... poi arriva anche qualcos'altro.

Il delirio, la febbre, il dolore all'addome, una voce melodiosa a cui ordino di ripetere il mio nome e poi un contatto leggero tra due labbra...
No!
N-non può... essere... essere successo... p-perché non lo ricordavo?
Perché non mi ha detto nulla?

Non può essere tutto svanito. Non può essere morta! No! Non posso accettarlo!
Io non... non mi ero mai innamorato veramente prima di Mikasa Ackerman!
E ora lei potrebbe essere da qualche parte, morta per me, da sola, spiaccicata o divorata.

"Il nome che ha urlato era Levi.".

L'ho uccisa io.

Si è sacrificata per colui che non voleva lo facesse mai più per nessuno.
Io ero davanti ad Eren, e lei ha urlato il mio nome e si è fatta colpire al posto mio.

L'evidenza mi dà l'ennesimo brutale colpo al cuore.

Ero ricambiato, dopotutto, e ora, per non averlo capito, forse non vedrò mai più il suo sorriso o la sua determinazione, il suo corpo ballare fasciato da un vestito bordeaux tra le mie braccia, il viso solitamente impassibile arrossire per qualcosa che ho detto.
"Forse", perché una piccola parte di me spera ancora che sia viva, che quella donna eccezionale non possa essere morta così.
La donna che ha dominato i miei pensieri per settimane, l'unica che mi teneva testa, che mi faceva incazzare con la sua fissa per il moccioso dagli occhi verdi, non può semplicemente morire in questo modo!

Ogni singolo istante con lei, dalla lotta nel bosco alla nottata sulle mura, sale a bloccarmi la gola.
Mi sento soffocare.

Come una serpe infida, anche qualcos'altro si fa strada nella mia mente: è colpa mia.

È sempre colpa mia.

Tutti quelli che si avvicinano a me muoiono.
Tutti quelli a cui mi affeziono, prima o poi, muoiono.
Muoiono o soffrono.
Per colpa mia.
Mia madre.
Isabel.
Furlan.
Petra.
Oluo.
Eld.
Gunther.
Mike.
Nanaba.
Nifa.
Si, persino quello stronzo di Kenny.
Tutti. E ora, anche Mikasa.
Loro sono morti, e io sono vivo.
I loro cari hanno pianto la loro morte, e io, che non ho nessuno al mondo, sono vivo.

La mia strada è irrigata di sangue. Non faccio che portare la morte e la sofferenza agli altri, e a me stesso, che tutto sommato, la merita.

Mi attacco al dorso di Eren con il dispositivo di manovra come un automa, per inerzia, senza nemmeno accorgermene.
"La missione prima di tutto. O tutte le morti fino ad oggi saranno state vane!" è la voce di Erwin che si insinua tra i miei pensieri...

Tsk, sei sempre tu eh? Pensare che mi sono distratto per ascoltare te che sbraitavi... che idiota!

Ma ha ragione... se la missione fallisce sarà stato tutto inutile e il dolore diverrà completamente schiacciante, sta volta.

Cerco di tornare in me mentre Eren si precipita sui nostri nemici seguito dagli altri soldati.
Vedo l'obiettivo.
Sento montare l'odio dentro di me. Non mi sfuggirà!
Lo disintegrerò!

La fluente chioma titanica di Eren nasconde lo sguardo stravolto, terrificante e assassino che sento di avere in volto, assieme alle calde lacrime che continuano a scendere giù, solcandomi le gote.
Erano anni che non le sentivo più sulla mia pelle.
Bruciano tremendamente, ma farò provare la stessa sensazione ad ognuno dei miei nemici!

Love at first Fight- [Rivamika]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora