Capitolo 21 - Delirio

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MIKASA's POV

La neve cala ancora fittissima quando rientro nella grotta, talmente fitta che per qualche istante ho temuto di non poter ritrovare l'entrata...

La situazione non migliora quando do uno sguardo alla ferita del capitano: lavata con neve e fasciata con una giacca dell'esercito, inflitta con un'arma da fuoco e sottoposta a tutto il turbinio della fuga e della lotta, si è infettata e ora sputa fuori sangue e pus giallastro.
Il corpo del capitano è rovente e non ho bisogno di appoggiare una mano sulla sua fronte per capire che ha la febbre altissima...

<Maledizione, quando le cose vanno storte ci vanno tutte insieme, non è vero?!> impreco con me stessa, in fondo non c'è nessuno che possa rispondermi...

Mi adopero per pulire e rifasciare al meglio il taglio sul torace del capitano, messa in difficoltà anche dal fatto di doverlo spogliare fino alla cintola per farlo... che imbarazzo... ti prego, ti prego, fai che non si svegli proprio ora...

Con un po' di neve bagno la cravatta che porta solitamente al collo e ne faccio un piccolo panno da premergli sulla fronte nel tentativo di abbassargli la febbre, ma è un lavoro senza fine perché scotta talmente tanto che il fazzoletto si secca in men che non si dica...

Il suo volto è imprigionato in una smorfia di sofferenza, le sopracciglia finissime leggermente aggrottate e le labbra serrate, mentre piccole e splendenti gocce di sudore gli imperlano la fronte non appena tolgo il fazzoletto.
Ogni tanto poi si agita e mugola qualcosa nel sonno... Mi sorprendo a guardarlo con tenerezza... chi lo avrebbe mai detto? Il soldato più forte dell'intera umanità incosciente e febbricitante per aver salvato una stupida mocciosa da un proiettile...
Mi ritrovo a spostare con delicatezza le perfette ciocche corvine che gli ricadono sugli occhi, un po' appiccicose.

Lentamente, il tepore del fuoco mi avvolge e mi assopisco addossata alla parete opposta rispetto a quella del capitano, nonostante tutti i miei sforzi per restare sveglia, ma il mio riposo è di breve durata...

<MMMMMM!>.

Un gemito di dolore più forte degli altri mi sveglia di botto!

<La colpirà! Quella pallottola la colpirà! Maledizionee!>.

Sta delirando!

Mi precipito verso di lui. Il fazzoletto è completamente asciutto e sotto la sua fronte arde.
Stupida, come hai potuto addormentarti!?

<CAZZO! CAZZO! CAZZO! Non va affatto bene!>.

Corro a bagnare di nuovo la cravatta e quando torno lo trovo con gli occhi semi aperti.

<Ackerman?>.

LEVI's POV

<Ackerman? - vedo tutto sfocato e il mondo si muove lentamente, sembra un sogno. - Mikasa? Sei tu? Sei viva?>.

Non riesco a mettere a fuoco le immagini...

<Si, capitano, sono io, sono viva, grazie a lei... ma la prego, non si affatichi! Ha la febbre alta e...> la sua voce sembra una dolce melodia inconfondibile.
Ma sarà vera o siamo entrambi in paradiso? No, il paradiso mi sembra improbabile per me... Allora l'inferno? Non me lo aspettavo così piacevole...

La testa mi gira e non capisco nulla. Sento il dolore irradiarsi dal costato per tutto il corpo...

<Sono contento di averti salvata... perché non siamo morti, no?>.

<No, o almeno non ancora...> la sua voce sembra preoccupata... se siamo vivi di cosa si preoccupa?

<Hai una voce triste...> le dico.

Mi sembra di vederla arrossire delicatamente, ma distinguo talmente male le immagini che potrei anche sbagliarmi.

<Sta molto male, non dovrebbe affaticarsi così!>.

Ora la sua voce è ancora più apprensiva.

<Male? Ma io mi sento benissimo!> controbatto cercando di alzarmi. Ricado dolorosamente all'indietro con un mugugno.

<Capitano!>.

Mi piace il suono della sua voce quando dice il mio grado...

<Dillo di nuovo...>.

<Cosa?> la sento perplessa...

MIKASA's POV

<Il mio grado... dillo di nuovo... mi piace sentirtelo dire...>.

Sta decisamente delirando...

<Ma...> provo a ribattere.

Gli compare una specie di sorriso sul volto addolorato.
La febbre gli tinge le gote, solitamente così perfette e perlacee, di un rosso delicato che rende così umano quel volto sempre impassibile e apparentemente incapace di mostrare emozioni, di marmo. Talmente umano da non sembrare quello del famigerato soldato più forte dell'umanità.

<Consideralo un ordine>.

Decido di assecondarlo, ma solo perché sta molto male...

<Capit...> sento una forza trascinarmi giù, verso il suo viso e poi... le nostre labbra si toccano, per un piccolissimo istante... sento il fuoco della febbre che lo arde mentre la distanza tra noi si annulla, e invece di tirarmi dietro resto inebriata da quel contatto rovente.

Poi, di colpo, realizzando, mi stacco tirandomi indietro e mi porto una mano sulla bocca, poggiando delicatamente le dita sulle mie labbra che mantengono ancora la sensazione del contatto...

Rimango così, stordita, per diversi minuti ( o forse ore?) prima di tornare in me e portare il mio sguardo verso il volto del capitano. Si è addormentato di nuovo, ma ora sembra più... sereno...

Io, invece, sono un turbinio di emozioni contrastanti.

Love at first Fight- [Rivamika]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora