Un libro

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I giorni seguenti la tensione era alta. Non una parola, non uno sguardo. Le giornate erano monotone. Nathalie si svegliava al solito orario, e dopo essersi sistemata scendeva di sotto, prendeva il caffè e si dirigeva alla sua scrivania. Entrava a testa bassa, con il tablet sottobraccio, e si sedeva alla postazione. Si sbrigava a svolgere il più in fretta possibile i nuovi incarichi, e lasciava la stanza senza una parola. 

Un pomeriggio, Nath dovette accompagnare Adrien a scherma e il ragazzo, nonostante sapesse che la donna non potesse concedergli molte attenzioni, non si tirò indietro, e decise di chiederle.

<Nathalie, stai bene? Ultimamente ti vedo...boh cambiata?> chiese il ragazzo dalla parte posteriore della macchina.

Nathalie lo guardò dallo specchietto retrovisore <Sto bene grazie>

<Sei sicura che non ci sia qualcosa che non va?> domandò nuovamente il ragazzo.

La donna non aprì bocca si limitò a guardarlo negli occhi. 

<Siamo arrivati> disse fermando l'auto davanti la scuola del ragazzo. 

Quest'ultimo sospirò e scese. Nathalie lo guardò entrare, dopo spinse sull'acceleratore e partì. 

Decise di svolgere diverse commissioni e mezzora dopo circa iniziò a dirigersi verso la villa .

Tornata a casa, mentre scendeva dall'auto, ricevette una chiamata, prese il cellulare e rispose. Si trattava dei clienti italiani di Gabriel, così nonostante stesse camminando prese la sua agenda e iniziò a scrivere le possibili richieste. 

Non vedendo dove camminava urtò a qualcosa, l'agenda le volò di mano, e riuscì a salvare il cellulare per miracolo. Alzò gli occhi e si trovò il suo capo davanti, e lo ignorò brutalmente.

<Almeno chiedere scusa>le disse lui. 

La donna continuò a non ascoltarlo <Si, ok...va bene. La metterò in contatto con lui il prima possibile, al momento è impegnato. Arrivederci> concluse così la sua telefonata. 

<Sto  aspettando> incalzò Gabriel. 

<Ascolta, non sono in vena. > ripose lei abbassandosi per recuperare il suo materiale. 

<Possiamo parlare> continuò ad insistere .

<NO.> rispose secca lei <Avrei del lavoro da completare.> 

<E io dico  che dobbiamo chiarire> 

<Prima il lavoro signor Agrest> controbattè lei con un sorriso falso. 

<Va bene.> le rispose l'uomo, e sul viso della donna spuntò un ghigno di vittoria, poi il biondo decise di continuare <Rimandalo. Rimanda il lavoro che IO ti ho dato>. Il sorriso di Nathalie si spense e fu rimpiazzato da quello di Gabriel. 

<Mi sta dicendo che ho la giornata libera?> sviò lei.

<No, ti sto dicendo che dobbiamo parlare>

<Non ho intenzione di starti a sentire, scusami. Ora se tu permetti dovrei andare a sistemare dei libri in ufficio> concluse lei, lasciandolo davanti le scale e dirigendosi alla sua scrivania .

Gabriel la seguì rinunciando a parlarle. E si mise a disegnare guardandola ogni tanto sforzarsi per arrivare in uno scaffale molto più alto di lei. 

Nathalie era in punta di piedi davanti un enorme libreria, stava cercando di posare un libro, letto di recente, nel reparto in alto, soltanto che non riusciva ad arrivarci. 

<Permetti?> chiese una voce che la fece sussultare.

L'uomo era alle suo spalle e si sporse in avanti, mettendo a contatto le loro mani per poi aiutarla ad inserire il libro, ma lei scese dalle punte e si voltò di scatto, trovandosi petto contro petto.

Da una promessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora