11. Celyaphin

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Celya era nella sua camera come sempre da quando Rhys e gli altri l'avevano salvata dall'inferno che era la sua cella buia nel Regno Sotto la Montagna.

Cominciava a sentirsi rinchiusa anche lì, anche se sapeva che finalmente era libera. La colpa, lo comprendeva, non era di nessuno della Cerchia Interna, ma solo del suo corpo ferito. Ancora una volta, la colpa era di Amarantha.

Quella madre, quella femmina, continuava a rovinarla anche da morta.

Per questo si era concentrata sul risolvere il problema. Voleva essere libera, alla luce del sole, in grado di camminare e di godere della vita. Una vita piena di incubi e di ferite, ma avrebbe superato tutto. Lo sperava.

Guardò la meravigliosa città di Velaris fuori dalla finestra. Ora la vedeva meglio, visto che Rhys aveva fatto spostare il letto più vicino alla finestra. Se allungava il braccio, riusciva ad aprire la finestra e a godere del profumo di quello splendido posto. Agrumi, verbena e salsedine che sicuramente veniva dal mare. Quello specchio azzurro che aveva visto solo nella mente di Rhys fino ad un mese prima.

Qualcuno bussò alla porta e il viso di Rhys fece capitolino appena si socchiuse. <<Possiamo entrare?>>

Lo chiedeva perché Thesan era arrivato. E Rhys l'aveva tenuta aggiornata. Aveva lasciato la mente aperta e Celya era riuscita a sentire e vedere tutto l'incontro con il Signore Supremo della Corte dell'Alba.

Inspirò a fondo e annuì, pronta ad affrontare quel maschio. Un altro maschio. Non ti farà del male. Ripeterlo l'aiutava a convincersi. Anche se poco.

Era alto. Più alto di Rhysand, anche se di poco. La pelle scura, gli occhi marroni, come i capelli. Guardarlo era come guardare il sole. Trasmetteva calore e luce. O forse era stanca per gli incubi che continuavano a tenerla sveglia la notte.

<<Rhysand mi ha detto che hai assistito alla conversazione.>> La sua voce era gentile, ma profonda. Non quanto quella di Rhys, però. Come lui era calda.

Lei annuì. <<Vorrei rassicurarti. Amarantha non avrebbe permesso a nessuno di avvicinarsi a me. Probabilmente ti avrebbe ucciso se avesse notato un interesse da parte tua nei mie confronti. È stato un bene.>>

Ma gli occhi di Thesan si scurirono un po'. <<Reflian mi aveva chiesto di prendermi cura di te. Non mi sarebbe importato della mia vita.>>

<<Alla tua corte e a tua moglie però, sì. Hai una famiglia, Signore Supremo. Io no. Non voglio che questo ti pesi. In ogni caso Rhysand mi ha accolto nella sua famiglia ora. Ho una casa, un letto caldo, affetto e persone che tengono a me. Potremmo dire che ti sei preso cura di me, senza averlo fatto davvero. Ora ho quello che ho sempre voluto. E grazie a te, ora so la storia dei miei genitori. So da dove provengo.>> Si era preparata tutto. Ogni parola. Se non l'avesse fatto, probabilmente sarebbe crollata in un pianto disperato.

Il passato le pesava. Ogni giorno e ogni notte si faceva opprimente quasi da toglierle il respiro. Non era colpa di Thesan, né di Rhysand. Ma era lì e faceva male.

<<Tuo padre sarebbe fiero di te.>> Disse il Signore Supremo.

Celya sorrise a quella frase e guardò Rhysand mentre rispondeva: <<Lo è. Sono sicura che lo sia.>>

A Thesan non sfuggì lo sguardo che aveva rivolto al Signore Supremo della Corte della Notte, ma parve sollevato nel vederlo. Come le sue parole, anche quel sorriso che gli stava dando, lo portavano più vicino a convivere con il senso di colpa. E Celya lo percepiva. In qualche modo lo sapeva.

Probabilmente i suoi poteri avvertivano anche certe cose. E non era un male, se poteva aiutare a capire e parlare con le persone.

<<Prima di aiutarti, vorrei dirti che puoi parlarmi come parli con tutti loro. Non mi conosci, ma sarò felice di farlo e di accoglierti nella mia corte quando vorrai. Posso raccontarti anche di tuo padre, se lo desideri.>>

A Court Of Light And Darkness {ACOLAD 1}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora