Camminavo lentamente, faticando a tenere il passo col resto del gruppo mentre restavo a bocca aperta e col naso all'insù per riempirmi gli occhi di tutta quella meraviglia: eravamo arrivati ad Avghì, la maestosa Città-Branco dell'Est.
La città si affacciava sullo splendido golfo oceanico, anzi la città stessa pareva galleggiare sull'acqua del mare.
Le case erano sottili palafitte in legno di bambù collegate tra loro da passerelle e ponticelli dalle linee armoniose e dove non ci si poteva spostare a piedi in quel paesaggio rurale, si utilizzavano delle imbarcazioni lunghe e strette.
Si respirava un aria d'armonia e ordine.
La grande città si estendeva per interi ettari lungo la costa ed appariva come un paesaggio rurale e pacifico, i suoi abitanti conducevano uno stile di vita semplice e sobrio, caratterizzato dalla loro innata elegante disciplina; la città andava via via a concentrarsi verso l'enorme palazzo reale che affacciava direttamente sul mare placido con le sue torrette rosse e separato dalle abitazioni comuni da un'imponente muraglia bianca e rossa; attraversata questa ci si trovava in quella che poteva sembrare un' altra piccola città.
Ovunque mi girassi vedovo edifici dall'elegante struttura geometrica e pulita sui colori del bianco, rosso e oro, ponticelli bianchi che attraversavano fiumiciattoli artificiali dalle acque cristalline nelle quali nuotavano carpe koi rosse e bianche, lanterne di carta correvano da un tetto all'altro ed immaginai che alla sera donassero uno splendido bagliore aranciato, qua e là potevo vedere maestose statue di granito raffiguranti dragoni o fiere oppure maestosi alberi bonsai.
Quel luogo, così traboccante di raffinata maestosità e ricchezza esotica, mi lasciò senza fiato.
Stavamo attraversando l'ennesimo ponticello restando indietro rispetto al gruppo per ammirare i pesci che guizzavano nell'acqua tra le ninfee, quando una tozza donnina stretta in un kimono porpora ci venne incontro e dopo essersi presentata con un rigido inchino ci illustrò gli alloggi per gli ospiti che si trovavano all'interno di un edificio nominato il "Palazzo della Serenità".
Mentre parlava si bloccò e puntando gli occhi su me e Hansie si aggiustò gli occhialini che portava sul naso storcendo la bocca.
- Non sapevamo che ci fossero delle umane con voi. -
- Non preoccupatevi per noi, dormiremo nelle stanze comuni assieme alle altre lupe, non volgiamo approfittare della vostra generosità. - mi affrettai a dire provando malamente ad imitare il suo inchino.
La donna mi studiò da capo a piedi prima di storcere ancora la bocca e fare un secco cenno col capo.
- No. Avvertirò subito che vi preparino due stanze separate. -
Provai ad obbiettare ma colsi lo sguardo di diniego di Jin e mi astenni ad insistere oltre, in fin dei conti non conoscevo le politiche dei Lycans dell'Est riguardo gli umani.
- Inoltre porteremo a tutti voi un cambio d'abiti: all'esterno sono accettati i vostri bizzarri abiti ma dentro al Palazzo seguiamo una rigida etichetta anche nel vestire. -
Quella donna già mi terrorizzava.
Vidi Kaeky abbassarsi per sussurrarle qualcosa e dopo che lei fece un gesto secco con la testa si voltò camminando spedita verso gli alloggi senza aspettare che la seguissimo. - Quando vi sarete ambientati nei vostri alloggi e vi sarete cambiati d'abito l'Alpha Dao Ming-Si vi attende per cena al Palazzo dell'Armonia: l'Alpha, il suo Beta, il Colonnello, il Beta del Nord e ovviamente le due umane. -
- Sbaglio o ci stanno dando un trattamento preferenziale? - sussurrai perplessa ad Hansie che aggrottò le sopracciglia.
- Ho anch'io avuto questa impressione... ma chi se ne frega! Abbiamo il pass-vip per vedere questo posto assurdo! -
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Lycans
WerewolfAnno Domini 3167. Nei secoli la Terra è stata afflitta da guerre e malattie, gli esseri umani sono stati decimati e sono sorte nuove razze: Lycans e Vampiri. I Lycans, enigmatica razza di mutaforma umanoidi, fondarono le tre grandi Terre Libere, org...