Il Prezzo Per la Libertà

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Restai a terra, troppo sconvolta ed umiliata per riuscire a reagire, osservando la schiena dell'Alpha allontanarsi verso la barca.
Ci misi qualche secondo a riprendermi, scattando in piedi e cominciando a rincorrerlo.
– Bastardo! – urlai rabbiosa, ma ormai la barca stava uscendo dalle mura.
– Schifoso vigliacco! –
Presa dalla rabbia mi sfilai la scarpetta di seta scagliandola verso l'imbarcazione che ormai era sparita e i pesanti battenti metallici vennero chiusi.
Il "pluf" della scarpa che cadeva nell'acqua risuonò nel silenzio del parco, facendo eco al mio cuore che affondava mentre mi rendevo conto che ero stata rinchiusa all'interno del Palazzo.
Osservai sconcertata l'acqua quando una grossa pinna bianca ne emerse e la testa di un pesce con la bocca piena di affilati dentini letali fece capolino cercano di mangiare la scarpetta che era appena piombata nell'acqua, prima di sparire nelle profondità del fiume.
– Che diamine era quello? –
– È una carpa-cane. – disse una voce femminile alle mie spalle.
Voltandomi mi trovai di fronte a una bellissima ragazza dalla carnagione bronzea con una massa di capelli neri come la pece e ricciuti tipici delle popolazioni dell'oceania, il volto tondo e un po' schiacciato, il corpo sinuoso ed abbondante era a mala pena coperto dai sensuali veli color corallo.
– Mi chiamo Mira. Se provassi ad entrare nell'acqua quella bestia ti divorerebbe. – spiegò la ragazza con un sorriso mesto.
Tornai a guardare sconvolta il fiume e poi le mura.
– E anche se riuscissi a raggiungere l'entrata non riusciresti ad aprire il portone, è troppo pesante, e comunque ci sono le guardie. –
Non uscì un fiato dalla mia bocca mentre me ne stavo li impalata, le braccia abbandonate lungo i fianchi; finché un unico singulto, simile ad uno squittio, mi sfuggì dalle labbra e grossi lacrimoni di rabbia e umiliazione cominciarono a rigarmi il volto.
– Vieni con noi tesoro. Io sono Yu-Mei, la più anziana qui dentro, ti aiuteremo ad ambientarti. – sospirò un altra ragazza dalla pelle candida e gli affilati tratti asiatici, mettendomi un braccio attorno alle spalle e conducendomi verso una lussuosa sala da tea.
La mia mente era assente mentre il mio corpo si muoveva meccanicamente guidato dalle mani gentili delle ragazze che mi piazzavano tra le mani una tazzina fumante di tisana.
– Non c'è niente di più forte? – mormorai desiderando ardentemente qualcosa di alcolico da bere per riscuotermi da quel torpore.
Non ricevetti risposta, ma intuii che qualcuna di loro avesse scosso la testa restando in rispettoso silenzio.
– Ora... ora sono bloccata qui... sono una sua schiava. – soffiai incapace di prendere coscienza delle mie stesse parole.
– Ti adatterai presto a stare qui. – disse Yu-Mei con voce rassicurante –Imparerai a stare bene. –
Mi voltai bruscamente a guardarla sconvolta.
Il suo volto sereno non riusciva però a nascondere uno sguardo carico di profonda tristezza e una punta di compassione per la nostra comune situazione.
– Da quanto tempo sei qui? –
– Otto anni. – mormorò.
Una stilettata di dolore le attraversò gli occhi scuri costringendola a spostare lo sguardo dal mio – Nessuna di noi sta qui più di dieci anni. –
La nausea tornò prepotente a quelle parole.
– Dieci anni. – mormorai sotto shock. Qualcosa non mi tornava. – Cosa succede dopo dieci anni? –
Le ragazze si scambiarono degli sguardi angosciati, poi Mira prese la parola con tono duro: – A Lui piacciono giovani. Se una ragazza supera i trent'anni viene accompagnata fuori. –
Io avevo 24 anni, me ne restavano 6.
– Viene liberata? – chiesi in fretta.
La ragazza mi guardò dritta negli occhi con uno sguardo di pietra, stringendo le labbra.
Non servivano parole: no, non c'era libertà una volta attraversate quelle mura.
Cosa mi sarebbe accaduto alla fine di quei sei anni? Mi avrebbero giustiziata? E sopratutto, cosa mi sarebbe accaduto durante quei sei lunghi anni?
Dao Ming Si aveva definito quelle ragazze "concubine", quindi sarei diventata una sua schiava, sarei stata costretta a giacere con lui per soddisfarlo.
Ero pericolosamente vicina al vomitare su quei preziosi tappeti damascati.
– E voi accettate tutto questo? –
Ci fu un lungo silenzio prima che una ragazza minuta dai grandi occhi da cerbiatta si facesse avanti – Non stiamo male qui dentro, Lui ci tratta bene. – disse sorridente.
Alcune ragazze annuirono con convinzione.
– Come fate a dire che vi tratta bene se vi priva della vostra libertà?! Se vi ha rese schiave!–
– Qui abbiamo tutto... – mormorò abbassando lo sguardo.
– Molte ragazze che sono qui vengono da villaggi umani estremamente poveri, Lui le ha salvate portandole al Palazzo, dandoci una vita più dignitosa. – disse Yu-Mei.
Dignitosa?! Salvate?! – sputai trai denti.
Una ragazza si strinse nelle spalle guardandosi attorno con apprensione – Attenta a dire queste cose. Bisogna lodare il nostro amato Alpha... – poi aggiunse con un mormorio sommesso – ... qui anche le pareti hanno occhi e orecchie. –
Mi sentivo esausta e sopraffatta mentre mi passavo le mani sugli occhi, sospirando pesantemente.
– Vai a riposare, Padmi ti porterà i tuoi nuovi vestiti in camera più tardi. – disse Yu-Mei con un sorriso materno.
Una ragazza piccola e magra come un fuscello, dall'aria incredibilmente giovane e dai lunghissimi capelli corvini mi accompagnò con gentilezza in una camera appartata dove mi accasciai sul futon senza dire una parola e voltandole le spalle mi coprii la testa con le coperte, nella speranza di scomparire, o che tutta quell'assurda gabbia dorata sparisse riportandomi alla normalità.
Sentii i passi leggeri di Padmi allontanarsi e chiudere la porta scorrevole e solo allora mi concessi di scoppiare a piangere.
Avevo paura, ero arrabbiata ed umiliata. Mi sentivo impotente e fragile mentre singhiozzavo sotto le coperte, incapace di reagire, mentre la mente correva pensando un piano per evadere, ma qualsiasi idea finiva in un vicolo cieco.
Tutte quelle ragazze erano terrorizzate, nessuna di loro osava anche solo lamentarsi della loro condizione.
Anche io mi sarei arresa come loro, troppo schiacciata dalla paura per provare a lottare per la mia libertà
Continuai a piangere fin quando non caddi in un sonno tormentato.
Quando aprii gli occhi era ormai tardo pomeriggio e i raggi dorati del sole filtravano dalle sottili pareti di carta.
Mi massaggiai le tempie mentre sentivo un doloroso cerchio alla testa e la faccia gonfia per il pianto.
Per un istante sperai di essermi sognata tutto ma subito dopo ripiombai nella deludente realtà.
Mi guardai attorno trovando accanto al letto una bacinella d'acqua fredda e un abito di succinti veli color acquamarina piegato accuratamente.
Lanciai uno sguardo schifato al vestito, rifiutandomi di indossarlo. Non avrei svenduto la mia dignità per il compiacimento di quel mostro.Le mie labbra si stesero in un sorriso privo di allegria riflettendo sulla mia assurda sfortuna.
Avevo visitato tre Città-Branco e in tutte e tre le volte ero stata rapita.
Tre su tre: bingo!
A Seirà non ero davvero in pericolo siccome ad avermi presa era stato Kaeky con l'intenzione di rendermi la sua compagna, ma senza mai farmi nulla di male ovviamente.
Ad Astéri ero stata salvata dagli Omega e dal Vampiro dall'intervento di Freya e Kaeky, avvertiti da Hansie e dal povero Jemi.
Questa volta quanto tempo ci avrebbero messo a rendersi conto che ero scomparsa? E sarebbero riusciti a salvarmi? O avrebbero preferito lasciarmi qui per non incorrere in un incidente diplomatico con le Terre dell'Est?
Oh Kaeky!
Mi avrebbe mai aiutata dopo tutto quello che gli avevo fatto? Come potevo costringerlo a mettere a rischio se stesso e la delicata situazione politica se l'avevo ferito in quel modo? Avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo ad abbandonarmi qui in balia di quel pazzo.
Sospirai affranta: c'erano troppe domande e nessuna risposta.
Era inutile che continuassi a pormi quesiti inconcludenti, se non potevo contare sull'aiuto dei miei compagni di viaggio avrei dovuto cavarmela da sola.
Rinvigorita da questa convinzione mi alzai, uscendo dalla camera.
Camminai per il parco in cerca di qualcuno con cui poter chiarirmi le idee.
Mi imbattei in uno dei chioschi del giardino sotto cui erano riunite una decina di ragazze intente a chiacchierare, suonare e sorseggiare tea.
Le osservai da distante per qualche istante prima di avvicinarmi.
Quella sarebbe potuta essere la mia vita per i successivi sei anni: giornate vuote e prive di scopo se non soddisfare le richieste dell'Alpha folle in attesa di una fine ignota.
Lo rifiutavo con ogni cellula del mio corpo.
– Ti sei svegliata! – disse una ragazza accorgendosi della mia presenza.
Annuii ma mi sforzai di ricambiare il sorriso per cortesia – Mi chiamo Eve. –
– Non ti sei cambiata. – constatò un'altra ragazza storcendo il naso.
– Attenta, a Lui non piace la disobbedienza. Devi indossare quello che vuole Lui. – aggiunse un'altra.
Strinsi le labbra ma non dissi nulla andandomi a sedere su un cuscino in mezzo a loro.
– Voi non fate altro che compiacerlo. – mormorai con indignazione.
– È quello che Lui vuole. – disse una stringendosi nelle spalle.
– Però non ce la passiamo male! – si affrettò ad aggiungere un'altra.
Le osservai una ad una: sembravano grottescamente serene della loro triste condizione.
Mi rabbuiai stringendomi su me stessa in gesto di disagio – Dao Ming Si... vi obbliga... ad andare a letto con lui? –
Le guardai sbigottita quando scoppiarono tutte in una risatina scuotendo la testa.
– No, no. – ridacchio una ragazza dalla pelle bruna – Non ci obbliga ad andar a letto con lui: semplicemente non può! –
Nel cervello mi si accese una lampadina mentre nella testa mi risuonò la voce di Kaeky che mi spiegava come funzionavano i rapporti tra Lycans: un Lycan può andare a letto solo col proprio Mate, non sono fisicamente in grado di avere rapporti con qualcun altro al di fuori del proprio compagno.
Avvampai guardandole stranita – Quindi cosa se ne fa di noi?! –
Ero convinta che il nostro ruolo all'interno del Palazzo fosse essere le concubine dell'Alpha, le sue schiave sessuali, e ora mi venivano a dire che Dao Ming Si non era neanche fisicamente in grado di abusare di noi.
Mi sentivo sollevata, ovviamente, ma anche molto più confusa.
– Lui vuole solo possederci. Per lui siamo come dei soprammobili, ama sapere di avere il completo controllo su di noi, non ci tocca e non ci fa del male... se non disubbidiamo. Ama esercitare il suo controllo su noi umani, privarci della nostra libertà: è solo questo il suo divertimento. –
Avevo la bocca spalancata e gli occhi sgranati dallo shock.
Mi tornò in mente l'agghiacciante collezione di bambole di porcellana della prozia Gherta: tutte perfettamente vestite ed esposte su una mensola in bella vista, lì solo per essere ammirate e mai toccate, nei loro bei vestitini e i loro visetti angelici sempre sorridenti.
Mi venne la nausea rendendomi conto che ero diventata esattamente come una di quelle raccapriccianti bambole.
Ancora di più mi resi conto di quanto quell'uomo fosse pazzo a giocare in questo modo con le vite delle umane.
– Perché? – chiesi in un sussurro sconvolto.
Le ragazze si scambiarono degli sguardi apprensivi prima che Yu-Mei prendesse la parola: – Si raccontano delle storie sul passato dell'Alpha... si dice che quasi cinquant'anni fa, prima di salire al trono, avesse trovato la sua Mate. Lei era un'umana e non accettò mai il suo corteggiamento... alcuni dicono invece che a tenerli separati fu il villaggio umano in cui lei viveva... fatto sta che dopo il rifiuto della ragazza lui impazzì, dando alle fiamme l'intero villaggio, uccidendo tutti, così che nessuno si potesse più opporre alla loro unione. Quando la ragazza si trovò sola e disperata, costretta ad unirsi all'Alpha, lei... – a Yu-Mei s'incrinò la voce e distolse gli occhi umidi dai miei, tutte le ragazze l'ascoltavano in religioso silenzio, mi accorsi di star trattenendo il fiato – Oh! Lei voleva così tanto la libertà che fece un gesto estremo: l'unico modo per essere libera era la morte. Preferiva morire piuttosto che accompagnarsi ad un Alpha folle e sanguinario che non riusciva ad amare, così si riempì le tasche di sassi e si gettò in mare. –
Calò un silenzio pesante, colmo di dolore per quell'anima così sofferente e che col suo gesto estremo aveva dato inizio alla serie di eventi che ci avevano portate tutte li: la sua libertà per la nostra.
Con un sospiro doloroso Yu-Mei proseguì abbassando il tono della voce come se temesse di essere ascoltata da orecchie indiscrete – Non so dire se l'Alpha fosse folle già prima, ma dalla morte di lei perse completamente il lume della ragione: divenne un tiranno, in cerca di vendetta e potere, uccise suo padre per prendere il suo posto sul trono e soggiogò tutti i territori dell'Est destinati agli umani nativi e depredando le isole dei Regni dei Mari vicine al continente... molte di noi vengono da li. –
– Quindi lui ci ha imprigionate qui per sostituire la sua compagna: non essendo riuscito a soggiogare lei ora si diverte a vendicarsi su di noi! Tutto questo è malato! – esclamai infiammandomi e scattando in piedi per la furia e rivolgendomi alle concubine – Non vi rendete conto che lui è un pazzo? Come fate a restare inermi tra le grinfie di un folle?! PERCHÈ NON VI RIBELLATE? –
Tutte si guardarono sconcertate.
– Noi non potremmo mai lasciare il nostro amato Alpha. – mormorarono alcune ragazze abbassando lo sguardo, sottomesse.
– Voi non volete lasciarlo o avete solo paura di affrontarlo?! –
– E come potremmo fare? – chiese una con voce piccola.
– Siamo in tante, lui è uno solo! Se uniamo le forze possiamo fuggire! –
Le guardai una ad una in quei volti cupi e disillusi nella speranza di aver acceso anche in loro il fuoco che mi animava.
Ma nessuna di loro osò incrociare il mio sguardo, tranne Yu-Mei che mi sorrise amaramente.
– Non abbiamo nessuna possibilità contro di lui, è un Alpha, sarebbe rischioso da sfidare anche se noi fossimo delle Lycans, in quanto umane siamo troppo deboli per batterlo in uno scontro. –
Ricaddi sui cuscini col cuore gonfio di delusione rendendomi conto che purtroppo aveva ragione.
Eravamo tutte umane e deboli contro l'Alpha spietato.
Inermi.
– Preferisco morire qui dentro piuttosto che essere come uno di quei mostri. – sputò con sdegno una ragazza – I Lycans sono delle creature malvagie che vogliono opprimerci e distruggerci. Ci odiano solo perché siamo umani! –
Molte ragazze annuirono con rabbia mentre io stringevo i pugni fino a far sbiancare le nocche.
– No! I Lycans non sono cattivi! – intervenni con trasporto.
– Tutti quelli che ho conosciuto sono stati dei mostri. –
– È a causa loro se la mia isola è stata data alle fiamme e i suoi abitanti uccisi o fatti schiavi. –
– Sono solo delle bestie sanguinarie! –
– Ha ragione! I Lycans sono dei mostri che ci odiano! –
Aggiunsero delle ragazze.
– Non dovete odiarli! I Lycans sanno anche essere buoni, purtroppo le Terre dell'Est sono governate da un tiranno che ha istigato il suo Branco contro gli umani, ma non tutti sono così. Io stessa ho incontrato dei Lycans che sono le persone migliori che abbia mai conosciuto: sono amici fedeli e comprensivi, sono sinceri e sanno amare la vita, i Lycans darebbero la vita per i loro amici e il loro branco. – Cominciavano a bruciarmi gli occhi mentre la mia mente correva ai ricordi passati assieme al Branco dell'Ovest.
L'accoglienza degli abitanti di Seirà; il coraggio di Mise che sarebbe stata pronta a dare la vita pur di difendermi; il candore e la gentilezza di Bee e la schiettezza di Tyara che non si faceva remore a dire le verità più scomode; la fiducia concessa da Jin quando, senza fare domande, mi aiutò senza indugio a fermare Kaeky da un raptus di gelosia e l'orgogliosa Rey, capace di farsi da parte per amore, schietta e forte mentre accettava di diventare mia amica sebbene i dissapori.
E in fine ricordai Kaeky, l'uomo più incredibile che avessi mai conosciuto, lui che mi aveva donato tutto se stesso, un dono che ero stata troppo cieca per saperlo apprezzare.
– Voi avete visto solo la brutalità di un regime guidato da un folle senza morale e xenofobo, ma non è questa la verità, credetemi se vi dico che i Lycans sanno essere creature incredibili, sotto ogni punto di vista. Io... – la voce s'incrinò mentre un unico nome rimbombava nella mia mente, una promessa di speranza e felicità, un amore incondizionato che non ero stata in grado di cogliere.
– ... Io ho un compagno che mi aspetta oltre queste mura, un compagno Lycans che ha saputo amarmi in modo sincero al punto da lasciarmi andare quando io sono stata troppo codarda per ricambiare i suoi sentimenti, lui mi ha rispettata e mi ha aspettata. –
Mi si riempirono gli occhi di lacrime e il cuore di dolore per l'essermi resa conto troppo tardi dell'immensa fortuna che avevo, un eco di felicità che ora mi era stato strappato in quel modo meschino, lasciandomi addosso solo il rimpianto.
Che stupida che ero stata per tutto quel tempo!
– Vi prego... vi prego di aiutarmi ad uscire da qui e tornare da lui. – mormorai con la voce rotta dallo sconforto.
Alcune ragazze mi guardarono sconcertate scuotendo il capo, altre guardavano a terra, cupe.
– Mi dispiace Eve, è difficile credere a ciò che dici sui Lycans quando noi abbiamo conosciuto solo il lato più oscuro della loro specie. Non possiamo aiutarti, non possiamo rischiare la vita per te ribellandoci a Lui. Ci dispiace tanto. – mormorò tristemente Yu-Mei spezzando il silenzio.
Poi, lentamente, si alzò e se ne andò, presto seguita dalle altre ragazze, lasciandomi sola col mio dolore.
Una lacrima mi rigò il volto mentre stringevo le braccia attorno al corpo tentando di tenere insieme i pezzi della mia vita che stava andando allo sbaraglio senza che riuscissi ad averne alcun controllo.
Ero stata così stupida a voltare le spalle a chi mi voleva davvero bene ed ora ero sola e annichilita.
Inerme e troppo debole per potermi ribellare da sola.
Una mano si posò con sicurezza sulla mia spalla e mi voltai a vedere il sorriso bianchissimo di Mira.
– Io ti aiuterò. – sentenziò con sicurezza – Nell'isola in cui sono nata c'erano degli Omega che vivevano con noi, erano tutte delle brave persone. Non odiare le ragazze che non si sono unite alla tua causa: hanno solo tanta paura. Non è facile vivere rinchiuse qui dentro per tanto tempo, col terrore costante di dire o fare la cosa sbagliata che ci condannerebbe a morte. Loro vogliono solo sopravvivere, ma dopo tanti anni rinchiuse qui ci si dimentica com'è il mondo là fuori, ci si dimentica cosa vuol dire vivere davvero. Ma al contrario delle altre io non ho perso la speranza e spero che un giorno potrò tornare a vedere un mondo in cui umani e Lycans convivono in pace, io non ho mai smesso di desiderare di essere libera: quindi ti aiuterò. –
La guardai con gli occhi grandi d'emozione – Davvero? –
– È vero che hai un compagno? Un compagno Lycans? – chiese una voce flebile e voltandoci trovammo la piccola Padmi guardarci in disparte.
Sorrisi teneramente – Si, lui è un uomo incredibile, è intelligente, buono e sopratutto mi ha saputo amare sopra ogni cosa, lui... mi manca tanto. –
– E perché non sei rimasta con lui? –
– Fondamentalmente perché sono un'idiota. – sospirai.
Lei parve ragionarci un po', soppesando le mie parole con estrema attenzione, poi indurì lo sguardo e annuì con decisione.
– Ti aiuterò anch'io allora! Per tutte noi non c'è niente fuori da qui, ma te hai qualcosa di bello che ti aspetta e non dovresti permettere che te lo portino via. –
– Voi davvero volete rischiare la vita per aiutarmi? –
– Non credo che sia un buon momento per farsi venire dei ripensamenti! – sentenziò Mira con un ghigno deciso.
– Avete un piano? – si aggiunse Padmi avvicinandosi a noi di soppiatto e abbassando la voce con aria cospiratoria.
Scossi la testa sconsolata – Non ho ancora escogitato niente, non conosco abbastanza bene il Palazzo delle Delizie per pianificare una fuga. –
– Tu no, ma noi si. – Mira si grattò il mento pensierosa – Dovremmo agire in fretta, ormai il sole sta calando, sarà più facile non farci vedere col buio.
– Dovremmo scavalcare le mura, è impossibile fuggire a nuoto attraverso i cancelli, verremmo mangiate dalle carpe-cane o uccise dalle guardie. – aggiunse Padmi.
– Perciò dovremmo evitare i Giardini del Vento: quel parco pullula di guardie a difesa dei cancelli. Dovremmo andare sul lato sud-est delle mura, nella zona buia dietro i bagni termali, da li sbucheremmo dietro al Palazzo del Cielo oltre la cinta di mura. – ragionò in fretta Mira.
– E poi come faremo a scavalcare il muro? È troppo alto per arrampicarsi. – chiesi.
– Ci ragioneremo dopo, per ora andiamo a ispezionare se la zona è sicura per fuggire. –
Ormai il sole era calato e il palazzo delle concubine si illuminò di fuochi e lanterne rosse.
Raggiungemmo un punto delle mura sul retro nel palazzo, su cui affacciavano poche finestre, abbastanza nascosto e senza illuminazione, da una tozza struttura alle nostre spalle si alzava una densa nube di vapore che ci aiutava a nasconderci alla vista di eventuali guardie.
– Qui può andare bene? – chiesi sottovoce.
– Si, intravedo la torre del Palazzo del Cielo, da qui non dovrebbero vederci. – confermò Mira.
– Pensate che sia sicuro? Cosa ci farebbero se ci prendessero? – chiese tremante Padmi.
Sicuramente la piccola ragazzina di origini indiane non era un cuor di leone, ma sperai che avesse abbastanza fegato per affrontare l'impresa.
– Non ho intenzione di scoprirlo. – mormorai, concentrata a studiare l'altezza del muro e un modo per saltarlo – Qui vicino ci dovrebbero essere gli alloggi del mio Branco, se riuscissimo a salire li sopra potrei studiare un modo per raggiungerli. Avete qualche idea? –
– Se ci fosse un albero potremmo arrampicarci. – disse sconsolata Padmi, ma guardandomi attorno non vidi nessuna pianta costeggiare le mura.
Mira si accucciò per terra.
– Padmi, devi salire sulle mie spalle e saltare sul tetto delle mura, pensi di farcela?–
Lei sgranò gli occhi e scosse la testa con forza –No, no, no! Perché io? –
– Perché tu sei la più piccola e la più leggera e io sono abbastanza alta per lanciarti li sopra. –
Padmi si strinse nelle spalle continuando a scuotere la testa, sbiancando per la paura.
– Lascia stare. – intervenni – Padmi tu fai da palo, Mira riesci ad alzare me? – Lei annuì – Padmi se vedi arrivare qualcuno fischia due volte, quando sarò li sopra proverò a issarvi sul tetto e da li salteremo giù. –
Padmi annuì e corse a controllare la strada oltre i bagni.
– Salta in sella, Eve! Al mio tre io salterò per darti la spinta quindi tu dovrai saltare per raggiungere il bordo del tetto. È chiaro? –
Annuii prima di mettere i piedi sulle spalle allenate di Mira, mi appollaiai sulla sua schiena provando a non traballare.
– Sei stabile? – mormorò per lo sforzo – Perfetto, al mio tre salterò. Uno... –
Presi un profondo respiro, i muscoli tesi, pronti allo scatto.
– Due... –
Mi focalizzai sul cornicione del tetto, non potevo fallire.
Ero pronta.
– Tre! –
Con uno scatto poderoso Mira saltò tenendomi in equilibrio sulle spalle e un'istante dopo, quando raggiungemmo l'apice del salto, tesi le gambe spingendo Mira a terra per il contraccolpo mentre io mi slanciavo verso il cornicione.
Per un istante rimasi sospesa nel vuoto, allungando le mani fino allo spasimo per raggiungere il cornicione.
Poi il colpo secco della pietra sui palmi delle mani.
Strinsi la presa con tutta la mia forza mentre il mio corpo sbatteva contro il muro di pietra facendomi sputare il fiato per il dolore.
Aprii un occhio tremante... ce l'avevo fatta!
Ora ero ridicolmente appesa a più di tre metri da terra come un gatto che non riesce a scendere dall'albero.
– Bravissima Eve! Ora arrampicati sul tetto! – sentii esclamare Mira da sotto.
Strinsi i denti fino allo spasimo mentre facevo forza sulla braccia per issarmi fino a metà busto oltre la barriera, poi con un ultimo slancio riuscii a far leva sulle gambe fino a rotolare con mala grazia sulle tegole del tetto.
Strisciai sulle tegole fino ad acquattarmi sulla cima così da avere una buona visuale della zona al di fuori del Palazzo delle Delizie.
Ero a un passo dalla libertà!
Mi guardai attorno in cerca di pericoli. Alla mia destra, a una trentina di metri di distanza, c'erano due guardie che pattugliavano il bordo delle mura, troppo distanti per vedermi.
Poi il mio sguardo venne catturato da uno strano bagliore.
Guardai più attentamente ciò che aveva attirato la mia attenzione.
Oh Dea!
La liscia pelata scura di Jin rifletteva la luce delle lanterne!
Misi le mani a coppa sulla bocca – Jin! – sussurrai pregando che mi sentisse – Jiiin! –
Ma lui non si voltò continuando a passeggiare.
Imprecai cercando a tentoni dei sassolini tra le tegole.
Ne raccolsi un pugnetto e prendendo bene la mira lanciai il primo sassolino nella speranza di attirare la sua attenzione.
Il sassolino volò a pochi metri di distanza.
Non si accorse di niente.
Imprecai.
Tirai il secondo sassolino e ancora niente.
Maledizione Jin! Voltati!
Lanciai il terzo sassolino e questa volta rimbalzò a poca distanza dai suoi piedi, facendolo arrestare.
Lo vidi abbassare lo sguardo confuso e poi guardarsi attorno.
Mi sbracciai sperando di attirare la sua attenzione.
– Jin! Jiiiiin! –
Lui alzò lo sguardo e sgranò gli occhi vedendomi.
Si guardò attorno con circospezione prima di avvicinarsi facendo finta di niente.
– Eve! Che diavolo ci fai li sopra?! – sussurrò così da non attrarre l'attenzione delle guardie che si stavano allontanando.
– È una storia lunga. Aiutami ad uscire da qui, ma non farti vedere! – sussurrai.
– Salta, ti prendo al volo. –
– Non posso! Ci sono altre due persone con me, devi farci uscire! –
Lo vidi allargare le narici, concentrato – Cos'è... cos'è questo profumo? – poi scosse la testa con decisione – Lascia stare, vado a chiamare aiuto. –
– No! Non c'è tempo! – Lui borbottò qualcosa prima di scuotere la testa e, dopo un poderoso balzo, stava volando sopra la mia testa per atterrare con eleganza oltre le mura.
Digrignai i denti constatando quanto fosse facile per Lycans eludere la fortificazione, quasi impossibile da oltrepassare per un semplice umano.
Strisciai sulle tegole cercando di voltarmi per prestare attenzione a Jin, sentendo i miei piedi sporgere nel vuoto.
– Jin devi prendere me, Mira e Padmi e farci uscire da qui... Jin? –
Jin se ne stava immobile come una statua di sale a fissare Mira come fosse una visione.
Poi scattò, abbracciandola fino a soffocarla.
Lei strillo – Eve! Che diamine prende al tuo amico?! – esclamò cercando di scostarlo da se, inutilmente.
Oh Cristo!
– Jin che diavolo fai?! –
Lui neanche mi rispose troppo preso a stritolare a se la povera Mira sconvolta.
Oh no! Oh no no no!
– Credo... credo che tu sia la sua compagna... – mormorai basita.
– COSA?! Smettila di stritolarmi! Digli di smetterla! –
Sospirai esasperata, passandomi le mani sulla faccia.
– È inutile, ora ascolta solo te. –
Lei riuscì a scostarlo abbastanza da se da poterlo guardare negli occhi – Senti... Jin... Devi mollarmi e portarci tutte e tre fuori da qui. –
– Tu sei la mia compagna. – mormorò solo lui, con voce sognante.
– Si, si come vuoi, ma devi portarci fuori da qui. –
All'improvviso un fischio acuto perforò l'aria.
Poi un secondo fischio: era il segnale.
Eravamo in pericolo!
Sgranai gli occhi vedendo Padmi raggiungerci di corsa.
– Dovete andare! Delle guardie stanno venendo da questa parte! –
– JIN! – Finalmente riuscii ad attirare la sua attenzione e lui si voltò verso di me con una stupida espressione, quasi stupito di vedermi abbarbicata sul tetto delle mura.
Parve riscuotersi ed aggrottare la fronte concentrato, ricordandosi il motivo per cui era li – Non ce la faccio a far saltare più di una persona alla volta. –
– Non c'è tempo! – esclamò agitatissima Padmi guardandosi alle spalle – Andate voi, io li distrarrò! –
– Cosa?! No! Non posso lasciarti rinchiusa qui! –
Lei mi sorrise con gentilezza voltandosi per andare in contro alle guardie che di li a poco avrebbero svoltato l'angolo.
– Sono qui dentro da due anni, posso aspettare ancora un po'. –
– No Padmi... –
– Non avete tempo. – La vidi tentennare prima di andarsene – Eve... grazie. Grazie di avermi dato speranza. Prima o poi riuscirò anch'io a fuggire. –
– Padmi io... te lo prometto. Libererò tutte voi, è una promessa. –
Lei mi sorrise ancora una volta, un nuovo fuoco accendeva il suo sguardo fin'ora spento e spaventato; fece un cenno deciso col capo e poi corse via, permettendoci la fuga.
In un attimo Jin strinse Mira a se e balzò sulla cima del tetto per poi lanciarsi oltre le mura.
Cercando di schivare i piedi di Jin strinsi gli occhi e accidentalmente persi la presa sul bordo del tetto finendo maldestramente per scivolare sulle tegole e cadere brutalmente a terra.
Oh Fenrir! Non ricordavo che la libertà facesse così male!
Mi alzai zoppicante massaggiandomi il fianco ferito su cui ero caduta con gran poca grazia, guardando irritata Jin troppo preso dall'accarezzare i folti capelli di Mira per prestare attenzione a me.
– Sei bellissima. – stava mormorando Jin sognante a una Mira molto a disagio. – Mira, va tutto bene? – mi avvicinai claudicante.Lei si voltò verso di me con un gran sorriso, leggermente imbarazzata da tutte quelle attenzioni.– Mai stata meglio! Guardami Eve: sono libera... e a quanto pare ho trovato il mio compagno Lycan. –
Mi ricordai com'era stato il mio primo incontro con Kaeky, non ero stata così felice di aver incontrato il mio compagno.
– E... questo ti rende felice? – Lei si voltò ad osservare Jin con un sorrisetto impacciato, timidamente alzò una mano ad accarezzargli il volto, osservandolo attentamente mentre lui poggiava la guancia sul suo palmo, crogiolandosi in quella timida carezza.
– Sei stata tu a dirmi come sono davvero i Lycans... voglio avere fiducia. Voglio sperare che questo sia un nuovo inizio per tutti. –
I suoi occhi non si staccarono da quelli di Jin, illuminati da una nuova scintilla di tenerezza.
Sorrisi, sebbene fossi dolorante per la brutta caduta, il mio cuore si riempì di gioia assistendo a quella scena di un amore pronto a sbocciare.
– Ti auguro ogni bene Mira e grazie di avermi aiutata. –
– Grazie a te per aver riportato la speranza anche a delle schiave come noi. –
Sorrisi commossa ma cercai di riscuotermi tornando coi piedi per terra, scuotendo il capo: eravamo libere, ma non al sicuro.
– Dobbiamo andare a nasconderci prima che si accorgano che siamo fuggite. Jin, porta Mira nella tua stanza e assicurati che nessuno vi veda. Io... io devo fare una cosa. –
Jin annuì in fretta e senza aggiungere altro prese Mira in braccio e corse via a gran velocità, sparendo nel buio del Palazzo.
Sorrisi felice, ma subito digrignai i denti per il dolore sentendo il fianco e la coscia destra pulsarmi dal male.
Non osavo alzare la gonna del kimono per constatare le mie condizioni, mi bastava sapere che mi faceva malissimo.
Sapevo bene quale sarebbe stato il mio prossimo obbiettivo.
Presto avrei adempito alla promessa fatta a Padmi e a tutte le concubine del palazzo, ma prima dovevo fare un altra cosa.
Un nuovo fuoco mi ardeva nell'anima, un desiderio così bruciante che mi sarei messa a correre se la mia gamba acciaccata me l'avesse permesso.
Dovevo farlo.
Dovevo dirglielo.
Non potevo più tirarmi indietro.
Ora che ero libera avevo tutta l'intenzione di assaporare ogni centimetro di quella libertà, ogni istante che avevo lottato per guadagnarmi, non avrei più tralasciato niente, non avrei più dato nulla per scontato.
Sgattaiolai tra le ombre del palazzo provando a fare il minor rumore possibile col mio passo zoppicante, fino a trovarmi davanti ad una delle tante porte di carta e legno.
La fievole luce di un'unica candela s'intravedeva attraverso il sottile divisorio.
L'avevo giurato a me stessa: non avrei lasciato andare, non avrei più ignorato, non mi sarei più tirata indietro difronte a ciò che amavo.
Non avrei più avuto rimpianti.
Dovevo solo avere coraggio e fiducia.
Inspirai.
Aprii la porta, le dita mi tremavano.
– Kaeky... – fu un sospiro.

Ciao a tutti! Altro giro altra corsa! Non è stato facile escogitare un modo sensato per far fuggire Eve, ma sono abbastanza soddisfatta del risultato di tanti scervellamenti! Lo so, lo so, vi aspettavate che arrivasse Kaeky a salvarla come l'intrepido cavaliere senza macchia e senza paura, ma ho preferito dare spazio alle nuove conoscenze di Mira, Padmi e Jin, dimostrando che l'unione fa la forza e che non esiste ostacolo che l'amicizia, la speranza e la determinazione non possano superare.Ho cercato di esprimere al meglio la condizione di paura delle concubine ispirandomi ad un discorso tenuto da Yeonmi Park, una ragazza scappata dalla Corea del Nord, che racconta l'atrocità di vivere sotto un regime dittatoriale. Sono certa di non essere riuscita ad esprimere al 100% il vero dolore che si prova in una situazione tanto tragica, ma ci ho provato anche nella speranza di sensibilizzare qualcuno su questo argomento. Vi lascio il video del discorso di Yeonmi Park se volete darci un'occhiata!Se il capitolo vi è piaciuto lasciate un commento e una stellina! Un bacione e alla prossima!

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