Mercato Nero

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Scansai appena in tempo un manipolo di cuccioli che correvano come forsennati per le strette vie di Astéri straripanti di Lycans. Neppure nelle grandi metropoli degli USE avevo mai visto un luogo così tanto denso di persone, era quasi soffocante.
Astéri era senza dubbio una città incredibile sia a livello strutturale con le sue migliaia di case improbabili, abbarbicate l'une sulle altre che ti portavano a chiederti come facessero a restare in piedi, sia per i suoi cittadini che vivevano all'interno della Città Branco come delle meticolose api operaie, sempre indaffarate e talvolta burbere, nel classico carattere mordace della gente del nord. Molto diverso dalla placida vita dei cittadini di Seirà, votati alla solidarietà e al buon vivere, i cittadini di Astéri erano rudi e scostanti ma nascondevano una sottile dolcezza negli occhi, qualcosa che ti portava a desiderare di renderli fieri di te, come dei nonni severi.
- A-hì. A-hì. A-hì. - continuavo a ripetere come una litania a tutte le persone che incrociavo, nel saluto tipico del posto.
- Ti prego smettila, mi stai facendo venire il mal di testa. - borbottò Hansie guardandomi storto.
- Io credo che sia adorabile! A-hì! - mi difese Mise con un sorriso entusiasta imitandomi nel salutare i passanti che non ci degnavano di uno sguardo facendo sbuffare Hansie per l'esasperazione.
- Ehi Jemi. - mi voltai verso il nostro giovane accompagnatore che subito mi fu affianco - Perché ci sono così tanti umani? Non pensavo che Astéri fosse una città così... ehm turistica. -
Jemi ridacchiò - Non sono turisti, sono militari. Gli accordi internazionali con gli USE hanno concesso un'ingente quantità di milizie umane per aiutarci a difendere il fronte col Buio. -
- È così dura vivere al confine coi Vampiri? - s'intromise Mise curiosa.
- Non per la nostra città, noi siamo al sicuro, i Vampiri sono stupidi e disorganizzati, ci vorrebbe un esercito intero per riuscire ad entrare ad Astéri... ma è comunque meglio essere prudenti. Ad essere in difficoltà sono i villaggi in superficie, molti abitanti infatti vengono qui in città perché trovano insostenibile la vita la su, ma Astéri è l'unica città sotterranea ed è già al limite del sovraffollamento. -
- Non mi riesco a spiegare come faccia ed essere così caldo qui sotto! - si lamentò Hansie asciugandosi la fronte mentre si allentava la pesante giacca che indossava.
Effettivamente stavamo morendo di caldo e non solo per colpa della calca ma era l'aria ad essere densa di vapore dall'odore pungente.
- È la rete di riscaldamento. - ci spiegò Jemi indicando il soffitto di roccia grezza percorso da grossi tubi metallici che sprigionavano vampate di vapore - Per riscaldare tutta la città e le strutture in superficie sfruttiamo i geyser naturali del territorio, incanalando le acque bollenti nelle tubature che percorrono tutta la struttura. -
Pensandoci era un sistema molto simile ad un banale termosifone, però qui la potenza dei geyser naturali era tale da riscaldare l'intera Città Branco.
Camminammo per ore tra viottoli sovraffollati e bancarelle straripanti di mercanzia, scansando Lycans indaffarati e umani perlopiù ubriachi a fare baldoria probabilmente nelle ore di permesso militare.
Compresi presto che era meglio stare alla larga dai soldati, troppo alticci e in cerca di rogne, inoltre la scarsità di umane nel corpo armato rendeva me e Hansie un loro bersaglio per avance indesiderate costringendo Jemi e Mise a farci da scorta. Avevamo appena finito di mangiare una tipica zuppa di quello che ad occhio sembrava spezzatino ma dallo strano gusto di pesce e ci aggiravamo placidi per le bancarelle di un piccolo mercato cittadino.
Desideravo solo un letto comodo per smaltire il pesante pranzo e la stanchezza del lungo viaggio, mentre, tra uno sbadiglio e l'altro, ammiravo con Mise dei particolari gioielli artigianali ad una bancarella.
Con la coda dell'occhio osservai Mise guardarsi attorno con una strana agitazione in corpo.
- Mise, va tutto bene? - Lei quasi sussultò al sentirsi chiamare e si girò verso di me come se l'avessi colta in fallo.
Si guardò attorno con circospezione prima di chinarsi verso di me per sussurrarmi all'orecchio: - Prima, mentre mangiavamo, ho sentito delle persone parlare del Mercato Nero. - lo disse con una luce d'eccitazione negli occhi, come di un bambino che scopre qualcosa che non dovrebbe sapere - A Seira ne ho sentito parlare tantissimo del Mercato di Astéri... dicono che li sotto ci puoi trovare di tutto! Ti va se andiamo a tare un'occhiata? -
Sgranai gli occhi ma non riuscii a trattenere un sorrisetto furbo che mi si disegnò sulle labbra.
Qualcosa di proibito.
Qualcosa di proibito e maledettamente eccitante.
Mi morsi il labbro combattuta tra la curiosità che mi divorava e il buonsenso.
- Beh... se è solo un'occhiatina... - ridacchiai come una ragazzina - Però non dovremmo avvisare gli altri? - così dicendo spostai lo sguardo in cerca di Jemi ed Hansie trovandoli a contrattare ad una bancarella di spezie.
- No, meglio di no, quel tipo sta sotto i diretti ordini della Regina di Ghiaccio, qualsiasi cosa facciamo correrà a dirglielo; e Hansie lo sta distraendo. - mi rivolse un sorriso furbo - Questo è il momento perfetto per andare, che dici, ti va? -
Mi dondolai una pochino sui piedi riflettendoci ancora un istante, poi decisi di scacciare tutte le mie paranoie ed annuire con convinzione.
Seguii Mise tra varie bancarelle e poi lungo qualche angusto corridoio fino a sbucare nel mezzo di un sovraffollato mercato.
Strani odori mi punsero le narici mentre un fumo denso rendeva l'aria pesante rendendo ancora più difficile vedere oltre la scarsa luminosità, mille corpi si accalcavano alle bancarelle ricolme di prodotti decisamente ambigui.
Guardandomi attorno mi resi conto che il luogo dove ci trovavamo non era stato pensato per essere un mercato, probabilmente in origine era un magazzino dismesso, ora occupato abusivamente da bancarelle di prodotti poco legali. Gironzolammo per un po' ridacchiando alla vista di una bancarella con esposti giochini erotici parecchio ambigui e quella che sembrava la tenda di una fattucchiera, tutto sommato quel luogo per quanto strano era decisamente curioso.
Improvvisamente mi trovai a sbattere contro la schiena di Mise che si era immobilizzata come se fosse diventata di pietra.
Si mosse, come al rallentatore, voltandosi verso una bancarella li accanto.
Barcollò verso lo stand come ipnotizzata, osservando ammaliata le strane polveri esposte sul panno lurido.
- Mise? - la mia voce aveva assunto un tono acuto dalla preoccupazione - Mise che ti prende? - La guardai in volto, fissava stravolta una strana polverina rosso scuro, mentre le narici continuavano a dilatarsi ad ogni respiro affannoso, le pupille dilatate all'inverosimile.
- Ti piace quello che vedi ragazza? - disse un giovane Lycans dall'aspetto emaciato e con gli occhi azzurrissimi incavati.
Siccome Mise non rispondeva mi voltai verso l'Omega, gli occhi pieni di preoccupazione - Che... che le succede? - Il ragazzo non mi rispose, si limitò a guardarmi con attenzione mentre un inquietante sorriso storto gli deformava il volto scavato.
- Non sembrate di qua, siete turiste? - disse solo scrutandoci divertito.
Annuii frettolosa mentre provavo a scuotere Mise dal suo torpore.
- Che succede alla mia amica? - insistetti.
Il Lycans rise - Ha trovato la roba buona. - biascicò.
- È ... è droga questa? -
- Si, roba per Lycans... ma, ehi, tutta roba naturale, io non la taglio con schifezze. -
Oh beh, allora...
- Senti, devo far riprendere la mia amica, tu sai come fare? -
Lui ridacchiò ancora mettendosi le mani in tasca e sta volta rivolgendo la sua attenzione a Mise ancora immobile a fissare la polvere esposta.
- Ti piace la MadBlood eh lupa?! -
Con uno scatto veloce tirò fuori le mani dalle tasche lanciando in faccia a Mise quella polvere rossastra mandandola in confusione, mentre con uno strattone mi afferrò trascinandomi dietro la bancarella e atterrandomi.
Tentai di ribellarmi graffiando e tirando calci ma presto una sua mano sudicia mi premette su naso e bocca una straccio imbevuto di una sostanza pungente che mi fece bruciare la gola e lacrimare gli occhi mentre l'ossigeno cominciava lentamente a mancare, lampi di luce mi attraversavano la vista fino a farmi scivolare in un inquieto buio.

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