– Siamo arrivati? –
– No. –
Silenzio.
Bene amato silenzio.
– Siamo arrivati? –
– Mmh. –
– Siamo arrivati?! –
– Nooo. –
– E ora siamo arrivati?! –
– DEA MISERICORDIOSA, HANSIE! SIAMO NEL BEL MEZZO DEL NULLA, NON SIAMO ARRIVATI! – sbottai esasperata.
La mia amica sbuffò indignata, dando un altro strattone allo zaino che stava trascinando, creando un profondo solco nella neve fresca.
La scrutai attentamente dall'alto della poderosa schiena di Kaeky mutato in lupo, che mi stava trasportando.
Hansie arrancava nella neve cercando di tenere il passo col resto della brigata lupesca, imprecando e sbuffando ad ogni passo come una vecchia locomotiva.
Ormai sprecava più fiato a lamentarsi che a camminare.
Diede un altro strattone allo zaino (era un miracolo se questo non si era ancora sfaldato, disseminando una scia di vestiti per tutto il percorso), prese fiato, aprì la bocca e...
– Al diavolo Hansie, facciamo a cambio! – la interruppi prima che s'azzardasse ad aprire bocca – Kaeky fammi scendere e prendi in spalla Hansie, io cammino. –
Kaeky si contorse cercando di guardarmi dall'alto delle sue spalle sbuffando contrariato col suo naso a tartufo.
– E non ti azzardare a dire nulla neanche tu! – sbraitai saltando giù dalla sua groppa e afferrando lo zaino per mettermelo in spalla e marciare.
Gli scarponi affondarono nella neve fresca della montagna mentre attraversavamo l'alto piano, nel bel mezzo dei Pilastri del Cielo*, le irte montagne che facevano da confine naturale con le tre grandi Terre Libere.
Non appena c'era giunta la notizia dell'esercito dell'Est pronto ad attaccare la capitale dell'Ovest, avevamo abbandonato Avghì in piena notte, fuggendo dalla città asiatica e dal suo Re folle.
L'esercito di Dao Ming Si aveva, con ogni probabilità, scelto di raggiungere le Terre dell'Ovest attraverso le pianure a sud, un percorso decisamente più agevole ma inevitabilmente più lungo. Noi, invece, stavamo attraversando l'impervia catena montuosa dei Pilastri del Cielo (così chiamata dalle popolazioni locali che vivevano ai piedi dei monti) che per quanto difficoltosa ci avrebbe permesso di battere sul tempo l'esercito nemico.
Mi guardai attorno, facendo correre lo sguardo per l'infinita distesa di neve fino ai picchi ad occidente che si stagliavano con le loro guglie innevate sul cielo terso. A pochi metri dal nostro percorso la montagna cadeva a strapiombo sulle vallate sottostanti.
Non c'era da stupirsi, pensai, se le popolazioni native credevano che questi monti, che s'innalzavano limpidi e poderosi sul mondo, fossero la dimora degli Spiriti.
Mi voltai a guardare la lunga coda della carovana di Lycans che marciava a buon passo seguendo il loro Alpha: Jin e Bern fiancheggiavano la fila, mantenendo il ritmo costante, mentre Rey restava in coda, assicurandosi che nessuno restasse indietro.
Il manto dorato di Mise risplendeva sotto gli accecanti raggi di sole, mentre arrancava, un po' in difficoltà per il pancione che cominciava già a crescere, costantemente spalleggiata dal Lycan marroncino che era il suo fedele compagno.
Tyara, dal manto marrone scuro come quello del fratello, avanzava con un costante borbottio a farle da sottofondo, come al solito non riusciva mai a stare zitta, neppure in forma di lupo.
Guardai Mira, abbarbicata sulla schiena di Jin: era radiosa. Già sapevo che era una ragazza dalla bellezza fuori dal comune, ma ora che la vedevo al fianco del suo compagno, libera e felice, avrei giurato che emanasse luce.
Se ne stava ritta ed aggraziata sulla groppa dell'imponente lupo scuro, intenta a guardare estasiata in ogni direzione, la meraviglia dipinta in volto ad ogni passo, non importava che il panorama fosse lo stesso da interi chilometri: ogni sasso su cui posava lo sguardo pareva un tesoro inestimabile. Sorrisi, felice della gioia di quella ragazza fin'ora tanto sfortunata.
La sua felicità mi diede nuova energia per mettermi in marcia, mentre nella mia testa risuonava la promessa fatta a Padmi e a tutte le umane del Palazzo delle Delizie: anche loro sarebbero state libere e si sarebbero riempite gli occhi ed il cuore dello stesso incanto di Mira, dovevano tenere duro, perché un giorno le avrei liberate, ad ogni costo.
Kaeky s'arrestò gettando il muso all'indietro e prorompendo in un lungo ululato: dovevamo cercare un riparo per la notte, era il momento di accamparsi.
Effettivamente guardando verso ovest si vedeva l'incandescente disco del sole calare oltre le cime delle montagne.
Accelerammo il passo fino a raggiungere il fianco di una montagna alla ricerca di un riparo per la notte.
Camminammo ancora un paio d'ore tra la neve, le rocce e gli arbusti di montagna, inoltrandoci in una pineta e poi in una gola scoscesa.
Ormai il sole era calato e solo i pochi raggi che ancora illuminavano il cielo mi aiutavano a scorgere il percorso tra sassi ghiacciati e sterpaglie, quando sentimmo un rumore provenire dal fianco della montagna.
La comitiva si arrestò, in allerta, mentre il rumore si ripeteva, prima esitante, poi più chiassoso, come qualcuno che si ribaltava sul ghiaino.
Vidi Kaeky tendere le orecchie ed irrigidirsi, pronto a scattare.
Poi, d'improvviso, un cucciolo di Lycans sbucò baldanzoso dai cespugli, seguito a ruota da un secondo cucciolo che inciampò inavvertitamente sulle sue stesse zampe finendo addosso al primo, facendoli rotolare giù dalla scarpata fino ai piedi di Kaeky.
Li guardammo sbigottiti rialzarsi come nulla fosse ed alzare lo sguardo sull'Alpha, che in confronto a loro pareva gigantesco: il primo cucciolo, dal manto grigio chiaro, fece un balzo all'indietro e si accucciò con la codina tra le zampe tremanti, il secondo parve esitare, poi si piazzò con grinta davanti all'altro sfoderando i piccoli e bianchi dentini in un ringhio che era tutto fuorché minaccioso.
Guardai Kaeky mentre stirava le fauci in quello che sarebbe sembrato un ghigno divertito e fui certa che, se fosse stato in forma umana, avrebbe inarcato un sopracciglio e riso a quella scena.
Un poderoso latrato rimbombò tra le pareti rocciose facendoci rialzare lo sguardo verso un punto in alto tra le rocce dove un grosso lupo grigio ci osservava attento.
Si avvicinò saltando da una roccia all'altra con incredibile maestria, era troppo grosso per essere un semplice Omega, ma i brillanti occhi azzurri erano inconfondibili.
Il Lycan si avvicinò cautamente e poi si accucciò su se stesso mentre si ritrasformava in un lento scricchiolare di ossa che pareva essere particolarmente doloroso.
Quando si rialzò aveva l'aspetto di un distinto signore di circa quarant'anni, i capelli scuri appena screziati sulle tempie dai primi capelli bianchi e il volto scavato.
– Tami, Ched, venite qui. –
La sua voce era arrochita, come chi non la usa da molto tempo.
I cuccioli fecero un balzo e corsero a nascondersi dietro le gambe dell'uomo che se ne stava dritto ed orgoglioso a fronteggiare il nostro gruppo, senza fare alcun gesto di sottomissione all'Alpha. Kaeky fece un passo avanti, scosse la schiena così da far crollare malamente a terra Hansie e si ritrasformò a sua volta.
– Salute. –
– Salute a te, Solitario. Io e il mio gruppo abbiamo bisogno di un posto per passare la notte, ci puoi aiutare? –
I due uomini si studiarono, poi, dopo un lungo silenzio, passò nel loro sguardo un velo di rispetto reciproco.
Infine l'uomo fece un secco gesto del capo – Io sono Sahm, vi porterò alla mia tana. –
Detto ciò si ritrasformò in lupo e ci fece strada, seguito a ruota dai due cuccioli che gli trotterellavano tra le zampe.
Ben nascoste lungo il pendio, in una profonda insenatura della roccia, celata da rovi e sterpaglie, si aprivano una serie di grotte più o meno profonde, la più grande tra queste aveva il pavimento rivestito di pagliericcio e un grande falò spento al centro, un grosso cumulo di fogliame secco e pellicce ammucchiate in un angolo doveva fungere da giaciglio in quell'ambiente spartano.
Sahm si ritrasformò ed indossò dei vecchi abiti logori e presto tutto il gruppo di Lycans lo imitò andando a sedersi in silenzio attorno al falò che venne acceso.
– Non siamo abituati ad avere ospiti. – gracchiò l'uomo passandosi una mano trai capelli nel goffo tentativo di districarli ed assumere un aspetto più "umano", se così si poteva dire.
– Tra poco dovrebbe tornare anche la mia compagna che è andata a caccia, ma temo che non ci sia abbastanza cibo per tutti... Chad! Smettila subito e ritrasformati, per la Dea! –
Saltai dalla paura quando trovai uno dei cuccioli col muso sprofondato nel mio zaino, la coda ben ritta e scodinzolante, fiero del suo bottino.
Al richiamo del padre questo sobbalzò e si ritrasformò in modo goffo, tanto che alla fine mi trovai davanti un bambino con la coda e un orecchio animale che spuntava dalla zazzera di capelli biondo cenere.
Mi fece un ghigno sdentato prima di scappare con una mia maglietta stropicciata.
– Chaaad! Non devi prendere la roba degli altri! – sbottò una ragazzina dal tono petulante, molto simile al fratello ma dall'aspetto completamente umanoide.
– Loro sono entrati nella mia tana, quindi ora le loro cose sono mie! – fece la linguaccia il fratellino.
– E queste sono le mie terre, cucciolo. – disse Kaeky con tono autoritario ma mal celando una nota di bonario divertimento.
Il bambino lo scrutò confuso, storcendo la testa facendo sbatacchiare quell'orecchia ridicolmente penzolante.
Quei bambini sembravano avere all'incirca otto e undici anni, per cui la loro vera età si aggirava attorno ai trent'anni.
Si, quei cuccioli dall'aria imbranata erano più vecchi di me, tecnicamente.
– Quest'uomo è l'Alpha Kaeky delle Terre Libere dell'Ovest, lui regna e protegge le nostre terre. – spiegò il padre con condiscendenza.
Il ragazzino parve ancora più confuso.
– È il nostro Alpha? –
– No, noi siamo Solitari, proteggiamo e rispettiamo i territori dell'Alpha che ci permette di vivere nel suo regno, ma non facciamo parte del suo Branco. –
La risposta non parve convincere troppo il cucciolo, ma presto scosse le spalle andandosi a sedere in disparte masticando pensosamente la mia maglietta.
– Quindi perché siete qui? – chiese la voce squillante della ragazzina che si era venuta a sedere esaltata in mezzo a noi – Stante andando a Séira? La strada è lunga da qui! Io l'ho detto a mamma e papà che un giorno andrò a Sèira anch'io e farò parte del Branco. Io so che là i Lycans vivono trasformati, non è assurdo?! Perché ci sono degli umani con voi? Ho sentito dire che a Séira ci vivono tipo cento Lycans, tutti insieme! È vero? Posso venire con voi? –
Mi girava la testa per tutte quelle domande sparate a raffica con quella vocetta di un paio di ottave troppo acuta.
Ma prima che il padre facesse tempo a riprenderla un basso uggiolio di rimprovero ci fece voltare verso l'entrata della caverna dove un lupa dal manto grigio chiaro ci scrutava circospetta.
Non sapevo cosa esattamente me lo faceva intuire, ma i suoi occhi azzurrissimi avevano una scintilla selvaggia che quasi mi fece paura.
Trascinava tra le fauci insanguinate una carcassa di animale, che gettò di lato prima di ritrasformarsi in una donna dal fascino grezzo.
Nuda e sporca di sangue, la pelle lattea e lunghissimi ed intricati capelli biondo rame.
Era una visione selvaggia.
Ci scrutò attentamente prima di avanzare con sicurezza tra noi, sfoggiando tutta la sua nudità a sfregio dell'etichetta.
– Lei è Kira, la mia compagna. – soffiò ammaliato Sahm, guardandola incantato come se la vedesse per la prima volta.
– Vedo che i piccoli hanno portato a casa dei randagi. – disse sprezzante la donna dallo strano accento arcaico.
– Lui è l'Alpha, avevano bisogno di rifugio per la notte. –
Gli occhi di ghiaccio della lupa si impiantarono su Kaeky, studiandolo – Cosa ci fate qui? –
– Siamo di passaggio per... affari politici. – spiegò vago Kaeky.
La lupa si sedette accanto al compagno a braccia e gambe incrociate, assumendo uno sguardo mortalmente serio.
– Ti riferisci all'esercito che sta solcando le pianure? –
Calò il silenzio mentre Kaeky si faceva teso – Li avete visti? Potete darci informazioni? –
– Questa non è la mia guerra. – il suo tono era teso, minaccia e paura vibravano nella sua voce.
– Kira loro... – provò ad intervenire il compagno alla sua risposta laconica.
– No! Hai perso la testa Sahm?! – urlò furiosa la lupa scagliandosi contro il suo compagno con occhi folli di disperazione – Ti sei già dimenticato di Avos e di tutto quello che ti ha costretto a fare?! Ti sei dimenticato del motivo per cui l'hai rinnegato? Già un Alpha ti ha trascinato a combattere le sue folli guerre e tu lo hai rinnegato, non vedo perché io dovrei svendermi a quest'altro. –
Un basso ringhio di minaccia vibrò nel petto di Kaeky, era la prima volta che vedevo un Lycans disconoscere l'autorità di un Alpha e disobbedirgli apertamente.
– Non paragonarmi al pallone gonfiato che mi ha preceduto, ricorda che sono stato io stesso a deporlo dal suo trono. – Kaeky mostrò le zanne minaccioso, mentre drizzava le poderose spalle e s'aggiustava lo scalpo di pelliccia grigia che portava su di esse a simboleggiare il suo potere. – Non voglio trascinare il mio popolo in una guerra inutile, ma è mio dovere difenderlo con tutta la forza del Branco. –
L'Alpha e la Solitaria si scrutarono attentamente negli occhi, ponderando l'avversario, sfidandosi.Infine la lupa parve rilassarsi e un mezzo sorriso ferino le increspò il volto tondo.
– Non capirò mai come dei Lycans possano essere dei cani addomesticati, ma tu ami il tuo Branco e questo ti fa onore. Devo ancora decidere se mi piaci, ma ti porterò a vedere l'esercito. –
Si accordarono per partire in avanscoperta subito dopo cena.
Secondo Kira l'esercito nemico si muoveva solo di notte e nel giro di qualche ora sarebbe passato in prossimità delle montagne, se si fossero appostati sull'altopiano che affacciava sulla pianura sottostante li avrebbero sicuramente visti ed avrebbero avuto il tempo di studiarli.
Mangiammo in silenzio, tesi e spossati da quel lungo viaggio che si rivelava sempre più difficoltoso, condividendo coi nostri ospiti le provviste del viaggio.
Dopo di che tutti i Beta della scorta, un paio di Gamma e Kaeky erano pronti per partire in avanscoperta guidati dalla Solitaria.
Osservai in silenzio Kaeky spogliarsi assieme ai suoi compagni e sistemare i vestiti all'interno della grossa borsa a tracolla; nudo in mezzo alla neve e al vento della montagna sembrava che non lo percepisse neppure il freddo.
Mi strinsi nel pesante cappotto per reprimere i miei brividi di freddo mentre mi avvicinavo.
Gli carezzai teneramente il volto.
– Stai attento. Non fare nulla d'impulsivo e non abbassare mai la guardia e... torna presto. – la mia voce s'incrinò in un tono disperato, dettato dalla stanchezza e dall'apprensione.
Lui mi sorrise tirandomi a se fino a farmi poggiare la guancia sul suo petto nudo e bollente, lì dove batteva furioso il suo cuore.
– Non preoccuparti, sarò da te sano e salvo prima che te ne renda conto. –
– Ne dubito. – sbuffai.
Con un ultimo casto bacio si trasformò e con lui il resto della squadra di ricognizione.
Li guardai sparire nella tormenta, sospirando dense nuvole di condensa, malinconica.
– Non serve preoccuparsi per loro, Kira è figlia di queste montagne, le conosce meglio di chiunque altro, non permetterà che si facciano male. – esordì una voce alle mie spalle e voltandomi vidi Sahm che mi osservava.
Gli feci un sorriso tirato, troppo esausta per dire nulla.
– Sei la compagna dell'Alpha. – constatò con una certa sorpresa – ... ma non sei Luna. –
– Occhio di falco... –
Lo sentii ridacchiare mentre si spostava al mio fianco, all'entrata della caverna, osservando la neve.
– Tu o lui? –
– Cosa? –
– Rifiuta il marchio. Chi di voi due si è tirato indietro? –
Lo guardai alzando un sopracciglio, innervosita dalla piega personale che stava prendendo la conversazione.
– È una decisione di coppia. – borbottai scrollando le spalle, ma quando lui si voltò a guardarmi beffardo, sbuffai: – Va bene... è lui. –
– Uuuhh... un Lycan che rifiuta il marchio. – borbottò impressionato – Scelta coraggiosa. –
– Me lo sono meritato. Non sono stata... ecco... una grande Mate, diciamo. Non si fida. –
– Beh, o non si fida o vuole proteggerti. – – Che intendi dire? –
– Non mi sembra che vi stiate imbarcando in una gran bella situazione: vi siete inimicati un Alpha folle e ora un esercito marcia verso Seirà. Per un Alpha che ha la responsabilità di tutto il suo popolo non dev'essere facile. –
– Mi sembra di essermi imbarcata già da un bel pezzo in questo casino o non sarei qui. –
– Tu credi? – Il suo tono beffardo cominciava a far saltare i miei nervi già tesi.
Mi girai a fronteggiarlo, incrociando le braccia al petto e alzando le sopracciglia, aspettando che continuasse.
– Ti sei resa conto del peso che ha sulle spalle quell'uomo? La vita di tutto il suo Branco, l'impegno a mantenere la pace tra le Terre Libere e gli USE, la responsabilità delle sorti di questa guerra ormai alle porte. E lui non fa una piega, va dritto verso il suo obiettivo senza mai fermarsi, non può cedere. È molto ammirevole. –
Annuii in silenzio, assorbendo le sue parole.
Lo sentii trarre un profondo respiro – Più di trent'anni fa stavo attraversando queste montagne assieme all'esercito dell'Ovest, di ritorno dall'ennesima guerra contro il Nord voluta da quel pazzo sanguinario di Avos, l'Alpha che ha preceduto il tuo compagno. È stato in quel momento che ho conosciuto Kira, e anche se lei era la mia compagna ho capito subito che non avrebbe mai lasciato le montagne per unirsi al Branco. Come avrei potuto chiederglielo? Lei che è nata e vissuta libera e selvaggia, che prospettive aveva ad unirsi al Branco guidato da un pazzo guerrafondaio che ci mandava a morire in guerre inutili? Quindi scelsi di farmi esiliare dal Branco e diventare un Solitario come lei, rinunciando al mio status di Beta per diventare un Omega. Essere rinnegato dal Branco non è una scelta facile per un Lycans, ma mi sono reso conto che quello che mi lasciavo alle spalle non era altro che un regno di cenere e una vita passata al fronte, per cui valeva la pena ricominciare. Ma questo voleva anche dire prendermi le mie responsabilità, la responsabilità di una compagna e della mia nuova vita. – si strofinò il volto con una mano, sembrando improvvisamente esausto, si voltò a guardare i due cuccioli che erano tornati in forma di lupo per raggomitolarsi a dormire l'uno sull'altro – So cosa vuol dire lasciarsi indietro tutto ciò che si conosce per seguire il proprio compagno, ma tu saresti pronta a prendere sulle spalle la responsabilità di un Branco come fa il tuo Alpha? Saresti pronta ad assumere il ruolo di Luna? –
Tutto il fiato mi uscì dai polmoni mentre me ne stavo immobile a braccia conserte, fissando la neve posarsi sulla roccia.
Kaeky me l'aveva detto più volte in passato: stare al suo fianco comportava prendermi delle responsabilità più grandi di me.
Come avrei fatto io, piccola umana in un mondo di Lycans, a governare? Ad affrontare una guerra contro le Terre dell'Est da neo-regnante? Ero certa dei miei sentimenti per Kaeky e non avevo rimpianti per ciò che lasciavo negli USE, ma stare con lui voleva dire prendere il pacchetto completo: corona e tutto il resto.
Ed ero pronta a prendere il pacchetto completo? A diventare Luna?
– Io... credo di si. –
Lui fece una risata che somigliava più a un latrato, rivolgendomi un sorriso bonario, il tipico sorriso da papà.
– Va a dormire, piccola umana, e schiarisciti le idee. Il sonno porta consiglio e tu ne ha davvero bisogno.–
Ero stanca e sopraffatta dalla preoccupazione e da quei nuovi pensieri che m'affollavano la mente.
Mi mossi come un automa, andando avanti quasi per inerzia, mentre prendevo esempio dai membri del Branco che erano rimasti al rifugio e si erano coricati all'interno delle piccole grotte che circondavano la caverna principale, come un alveare.
Raccolsi le borse con le cose mie e di Kaeky e scelsi un piccola grotta poco profonda, con giusto lo spazio per stendere le pellicce e accende un piccolo fuoco sul fondo per tenermi al caldo fino al ritorno del mio compagno.
Mi strinsi tra le morbide e calde pellicce cercando di rilassare i muscoli tesi per la lunga marcia, la mente che si arrovellava in pensieri via via più angosciosi: sarei riuscita ad essere una buona Luna? Arei avuto la forza e l'intelligenza per guidare un popolo che non era il mio? Mi avrebbero accettata sebbene la mia umanità? Avrei deluso Kaeky? Mi scoppiava la testa mentre mi rigiravo tra le pellicce, incapace di soccombere alla stanchezza che mi portava solo ad avere un esasperante mal di testa.
E nel frattempo il tempo passava, la luna si alzava in cielo e di Kaeky e del resto della spedizione non c'era ancora traccia, rendendomi più ansiosa ogni minuto che passava.
Infine un fruscio nel buio, poi il pesante sospiro di Kay.
Quasi saltai in piedi girandomi a guardarlo mentre strisciava all'interno della grotta e poi sotto le coltri, ancora nudo appena dopo la mutazione, completamente esausto.
Gli allaccia le braccia al collo stringendolo a me e passandogli freneticamente una mano trai capelli scuri, umidi di neve.
– Come stai? Com'è andata? Avete scoperto qualcosa? –
Lui fece un basso brontolio con la gola strofinando il viso stanco sul mio petto, prendendosi ancora qualche istante prima di rispondere.
Dea, com'era stanco! Schiacciato dal peso di mille responsabilità, occhiaie scure e profonde sotto gli occhi e un costante cipiglio in fronte.
Si rotolò sulla schiena, coprendosi gli occhi con un braccio, mentre con l'altro mi stringeva a se, schiacciando il mio viso contro la curva del suo collo.
– Abbiamo visto l'esercito. –
– E? –
– Sono tanti. –
Il mio cuore affondò.
– Noi... ce la faremo? – mormorai.
Si voltò a guardarmi, gli occhi stanchi e carichi di preoccupazione parvero illuminarsi un po' mentre mi sorrideva teneramente accarezzandomi il viso.
– Sono tanti, ma non più di quanti l'esercito dell'Ovest non possa combattere e i nostri guerrieri sono preparati. –
Una guerra.
Ero nata in tempo di pace, non c'erano mai state guerre nei miei ventiquattro anni di vita - e questo proprio grazie all'intervento diplomatico di Kaeky all'epoca, che prima ancora della mia nascita aveva spinto per instaurare una proficua pace tra gli umani e Terre Libere.
Non sapevo niente di guerre, sapevo solo che persone sarebbero morte in nome di una causa che il tempo avrebbe dimenticato, ma il dolore sarebbe rimasto.
Le nostre vite erano in pericolo, le vite di chiunque amassimo erano in pericolo. E non potevo fare assolutamente niente per impedirlo.
Già ero un fallimento come Luna.
– Prima ho parlato con Sahm. – mormorai per distrarmi da questi pensieri logoranti.
Lo percepii irrigidirsi e guardarmi con attenzione.
Deglutì con una certa fatica prima di parlare – E cosa vi siete detti? –
– Abbiamo parlato di responsabilità... sai, Sahm mi ricorda un po' mio padre. – sorrisi ripensando al suo sorriso bonario e un po' burbero, i racconti del passato narrati con una strana nota di orgoglio e malinconia nella voce mentre prova a trasmettere la sua saggezza e la sua esperienza, aiutandomi a crescere.
Mi mancava mio padre.
Un giorno sarei tornata negli USE, mi dissi, solo per riabbracciarlo.
Kaeky si rilassò visibilmente alle mie parole ma fece finta di nulla quando lo guardai interrogativa, invitandomi a proseguire.
– E poi ha parlato anche di Avos e delle guerre che ha combattuto in quegli anni; una volta mi hai detto di aver combattuto anche tu prima di diventare Alpha. –
D'improvviso il suo sguardo s'incupì, gli occhi si fecero vitrei, persi in ricordi lontani ed oscuri.
Le sue braccia mi strinsero impercettibilmente, come per ricordarsi dove si trovava.
– Sono... sono stati anni bui... troppi compagni sono morti per una gloria fasulla, troppe brutalità sono state compiute... per nulla. – La sua voce era tesa, potevo quasi sentire la sua gola stringersi per i brutti ricordi.
Strizzò gli occhi come a voler cancellare le immagini che si erano impresse a fuoco nella sua memoria, stringendomi con ferocia al suo petto per consolarsi.
Mi si spezzava il cuore a vederlo così.
Il prepotente desiderio di proteggerlo e consolarlo mi strinse il petto, ma al tempo stesso dovevo sapere, volevo prepararmi a ciò che sarebbe accaduto una volta che l'esercito nemico avesse raggiunto le porte di Séira.
Gli accarezzai il petto tentando di alleviare le sua angoscia, quando la mia mano si soffermò su un'increspatura della sua pelle all'altezza del costato.
Spostando lo sguardo vidi che si trattava di una delle decine di cicatrici che screziavano il suo corpo statuario.Mi avevano sempre incuriosito le sue cicatrici, ma non avevo mai osato chiedere.
Le mie dita ne percorsero distrattamente i bordi irregolari.
– Come ti sei fatto questa? –
I suoi gesti nervosi si bloccarono mentre si scostava per capire dove fosse rivolta la mia attenzione.
I suoi occhi tornarono nei miei, una strana scintilla d'incertezza e vergogna.
– Il mio corpo è pieno di cicatrici... mi trovi brutto? – il suo tono mal celava la vergogna, l'insicurezza. Poi si riscosse un po' gonfiando il petto e lanciandomi uno sguardo orgoglioso ma sottilmente ferito: – Le cicatrici sul corpo di un guerriero sono un segno d'onore per un Lycans. –
Gli sorrisi, intenerita da quella fragilità inaspettata.
Gli accarezzai ancora la cicatrice mentre mi sporgevo per sfiorargli le labbra con le mie, rassicurandolo con quel lieve bacio.
– Lo so, e ai miei occhi sarai sempre perfetto. Voglio solo sapere la loro storia. –
Si rilassò visibilmente, tornando a guardare la cicatrice su cui le mie dita scorrevano indisturbate.
Aggrottò le sopracciglia per un istante, provando a ricordare: – La scheggia di una bomba umana, è stato un vero disastro estrarla. Combattevamo sulle pianure a sud del confine con gli USE per espandere il territorio. –
Senza fermarmi a riflettere mi chinai a baciarla, meravigliandomi della morbidezza della sua pelle in quel punto.
Lo sentii sussultare e guardarmi un po' stralunato, colto alla sprovvista.
Il mio sguardo cadde su un altra cicatrice sulla sua spalla destra.
– E questa? Sembra una mezza luna. – disegnai con le dita quel segno bianco e traslucido sulla sua pelle d'alabastro.
– Morso di Vampiro: operazione di respingimento verso il Buio. – soffiò, osservandomi attentamente, cercando di capire la prossima mossa.
Come per la prima cicatrice, anche per questa le mie labbra ne baciarono tutto il profilo.
Il suo respirò raschiò tra i denti stretti.
– Questa? – la mia voce s'era abbassata, calda e morbida, sfiorando una cicatrice sul suo fianco.
Mentre le mie dita passavano in quel punto sentii i suoi addominali contrarsi in uno spasmo.
–Accoltellamento. Jin giura di avermi visto combattere il resto della battaglia con il pugnale impiantato nel fianco e il braccio di quel figlio di puttana ancora attaccato. –
Repressi una smorfia a quell'immagine così cruda, ma lo lasciai ridacchiare di quel ricordo.
Quando mi abbassai, infilando la testa sotto le pellicce, e posando la bocca sul suo fianco, Kaeky proruppe in un secco ringhio.
Sorrisi divertita e giurando a me stessa che avrei sostituito quei ricordi così violenti e brutali con altri decisamente più piacevoli.
Infiammata da questa convinzione mi presi tutto il mio tempo per esplorare la morbida pelle del suo fianco, passando la punta della lingua sullo sfregio.
Il ringhio di desiderio si spense in un singulto d'eccitazione.
Riemersi da sotto le coltri, strisciando sul suo corpo fino a raggiungere nuovamente il suo petto.
Li vi era un ampia ed irregolare cicatrice che gli attraversava il pettorale dalla clavicola al costato.
Non persi tempo andando a baciare ogni tratteggiatura biancastra, guardandolo con sguardo interrogativo, in attesa che spiegasse.
Kaeky stava immobile e rigido, la testa reclinata leggermente all'indietro, digrignando i denti in una smorfia di estasi trattenuta.
– Morso. Lycans. Guerra per i confini del Nord. – disse laconico, la voce ormai un ringhio sommesso.
Sorrisi vittoriosa andando a caccia di nuove cicatrici da indagare e lenire.
– Dea! Creatura meravigliosa, che ho fatto per meritarti? – ansimò mentre scendevo sui suoi bicipiti.
Scossi la testa ridacchiando. Non era lui quello fortunato, che si era ritrovato tra i piedi un'inutile ed insicura umana, piuttosto ero io quella fortunata ad avere accanto un uomo tanto coraggioso: Kaeky nato come Omega e divenuto un guerriero impavido, per poi salire al potere come Alpha e dedicare la sua reggenza alla ricerca della pace.
Ai miei occhi sarebbe sempre stato un uomo incredibile.
Mi sedetti a cavalcioni sui suoi fianchi, guardandolo dall'alto con sguardo imperioso.
– Kaeky, sei un guerriero valoroso, un compagno amorevole, un Lycan fedele e un Alpha saggio ed irreprensibile. Sono e sarò sempre infinitamente fiera di essere la tua compagna. –
Dal basso, disteso sulle pellicce, Kaeky mi guardava immobile, gli occhi grandi d'amore ed emozione, le labbra socchiuse in un muto sospiro di sorpresa. L'incertezza e la malinconia si fecero strada in me, portandomi ad aggiungere con voce piccola: – Spero di diventare una Luna degna di te. –
Il suo sguardo s'indurì in un lampo di determinazione e le sue braccia mi strinsero a se portandomi a rotolare sotto di lui tra le pellicce.
Rimase sospeso su di me, studiando in silenzio ogni centimetro del mio volto con orgogliosa venerazione.
– Tu non diventerai una Luna degna di me: tu lo sei già. Anzi, sei molto più di ciò che merito. Sensibile, intelligente e coraggiosa: hai tutte le qualità per essere la più grande Luna che le Terre dell'Ovest abbiano mai visto. –
– Ma sono umana. –
– Ed io sono nato Omega. –
Lo guardai, gli occhi pieni di preoccupazione ed incertezza, allungando una mano ad accarezzargli il volto.
– E se il tuo popolo non mi accetta? – – Allora dovrai impegnarti il doppio perché vedano le tue capacità. Non esiste impresa su questo dannato mondo che tu non sia in grado di affrontare e vincere, devi solo permettere agli altri di vederti come ti vedo io. La tua intelligenza e la tua morale faranno di te la Luna dell'Ovest e il nostro popolo non potrà fare a meno d'inchinarsi al tuo cospetto. Non sei nata per essere un capo o una regina: sei nata per essere una leader. Ed io sarò sempre al tuo fianco per ammirare la tua ascesa. –
Ero commossa, il corpo ricoperto di brividi per l'emozione, il cuore gonfio d'amore.
Non risposi, non c'erano parole per rispondere.
Un timido sorriso m'incurvò le labbra mentre lasciavo scivolare le mie mani trai suoi capelli, le caviglie che s'intrecciavano, attirandolo morbidamente a me.
Ci guardavamo negli occhi, studiando ogni minimo gesto, ogni più leggera carezza.Le nostre labbra si sfiorarono senza davvero toccarsi.
Toccai lievemente la sottile cicatrice che gli tagliava l'angolo destro della bocca, quella che mi piaceva tanto baciare.
– E questa? – mormorai nel silenzio della grotta, carico d'attesa e aspettativa – Questa cicatrice come l'hai fatta? –
Passammo il resto della notte ad esplorare e lenire coi baci e le carezze ogni cicatrice, sia del corpo che dell'anima.

STAI LEGGENDO
Lycans
WerewolfAnno Domini 3167. Nei secoli la Terra è stata afflitta da guerre e malattie, gli esseri umani sono stati decimati e sono sorte nuove razze: Lycans e Vampiri. I Lycans, enigmatica razza di mutaforma umanoidi, fondarono le tre grandi Terre Libere, org...