La Città Che Tramonta

3.6K 204 18
                                    

- Steve? ... Steve mi stai ascoltando? - ringhiai alla cornetta del telefono satellitare montato sul camion militare.

- Eh? ... Si si bambolina ti ascolto... dicevi dei rifornimenti di ... qualcosa ... - borbottò la voce annoiata dall'altra parte.

- Dei rifornimenti di cibo? Si, te ne ho parlato mezz'ora fa, ora ti stavo dicendo che tra poco andremo a visitare la città di Seirà. Senti lascia stare ho capito che non t'interessa. -

- No, bambolina... non fare così. -

Bambolina

Un tempo lo trovavo un nomignolo dolce, adesso lo trovavo solo irritante, un'odiosa litania per tenermi buona.

Dovevo calmarmi, respirare.

- Va bene... senti io ora devo andare, magari ci risentiamo domani ... -

- Magari. -

Seguì un lungo silenzio imbarazzato. Mi venivano le lacrime agli occhi: che ne era stato della nostra storia? del nostro rapporto?

- Ti amo Eve. -

Mi si formò un groppo in gola e un peso sul petto che quasi non riuscivo a respirare, mi costrinsi a mandar giù quel rospo ingombrante.

- Anch'io. - gracchiai prima che cadesse la linea.

Scesi dal camion militare sospirando affranta, mentre la mia vita sembrava procedere come avevo sempre programmato il rapporto tra me e Steve stava andando di male in peggio.

C'eravamo conosciuti quand'ero al secondo anno di università, lui anche se era di qualche anno più grande di me frequentava i miei corsi perché era stato bocciato parecchie volte, preferiva dedicarsi ad organizzare i party universitari piuttosto che finire davvero l'università. All'inizio non mi pesava il suo essere festaiolo e talvolta frivolo e scansafatiche, riusciva a dare leggerezza alla mia vita monotona che senza di lui avrei passato in biblioteca a studiare; ma dopo più di due anni insieme la sua incapacità ad impegnarsi mentre io continuavo ad andare avanti cominciava a stancarmi.

- Guai in paradiso? -

Hansie mi venne incontro con la sua solita delicatezza, sgranocchiando una barretta energetica. Non mi riuscivo a spiegare dove le nascondesse tutte quelle barrette che mangiava in continuazione.

Erano passate due settimane dal nostro arrivo al villaggio e cominciavo ad ambientarmi bene, da subito ci avevano accolto calorosamente, non avevano diffidenza per noi stranieri, anzi i bambini della scuola in cui insegnavo erano entusiasti di avermi attorno. Mentre io mi occupavo delle classi più piccole insegnando i rudimenti di matematica e grammatica, Hansie stava quasi tutto il giorno chiusa nel laboratorio affiancato all'ospedale e quando usciva la sera era sempre più irrequieta; probabilmente le sue ricerche non stavano proseguendo come sperava, spesso borbottava tra se e se di doversi spostare.

- Diciamo che le cose non stanno andando come programmavo. - sospirai passandomi una mano tra i capelli castano-rossicci un po' sudati per l'aria calda e secca di quelle pianure: era evidente che non avessi la costituzione dei nativi, la mia pelle chiarissima cominciava a risentirne del sole cocente arrossandosi su gote e spalle, spesso lasciate scoperte dall'abito tipico nativo che avevo preso l'abitudine d'indossare, facendo apparire piccole efelidi dorate su spalle e zigomi.

Hansie buttò la testa indietro e rise di gusto - Ah Eve devi ancora imparare che quasi mai le cose vanno come programmavi. -

Storsi il naso ma decisi di lasciar perdere il discorso.

- È tutto pronto per la gita a Seirà? -

- Si, sono venuta a chiamarti per dirti che sono arrivati dei Lycans al villaggio, ci scorteranno fino alla città. -

LycansDove le storie prendono vita. Scoprilo ora