Mi sembrava di vivere in gabbia, però avrei continuato pur di costruire qualcosa assieme a M.
Non m'importava e non la vedevo. Era una gabbia di vetro, invisibile dall'interno, visibile dall'esterno.
Il giorno in cui fui liberata arrivò qualche mese dopo. Non fu affatto un confronto piacevole, per niente costruttivo, manipolatorio e con diversi attacchi verbali.
"Sei malata...", disse a un certo punto M., "...Sei malata se pensi che ci sia mai stato qualcosa tra noi, se pensi che questa storia abbia avuto mai un inizio."
M. continuò: "Tu mi avresti dato tutto? Cosa stai dicendo...?".
Il confronto terminò. Tutto terminò.
Non posso esprimere qui quello che provai, non solo perché è passato abbastanza tempo per capire chi avessi di fronte, ma anche perché c'è un dolore dentro questa ferita che non ha voce.
Il male che mi ha fatto non ha voce, ma memoria.
Non possiamo pretendere di essere padroni della nostra memoria e io ricordo tutto, ogni cosa. Ricordo tutte le volte che mi ha zittita, ricordo le sue labbra, ricordo tutto ciò che gli piace e che non gli piace.
Osservandolo ho imparato a conoscerlo molto bene, sicuramente molto di più di quel che ha imparato M. su di me.
Ora so che voglio osservare me stessa, imparare molto di più di quel che so già.
Mi guardo adesso e mi rendo conto che in tutti questi anni non ho affatto vissuto. Ho messo in pausa la mia vita perché l'impegno è stato concentrato tutto verso M., perché potessimo dividere la stessa vita.
Non nego di essere arrabbiata, ma questa non è vendetta. Questo è raccontare con la voce della mia memoria, e la mia memoria non si sbaglia.
Un nodo di emozioni mi investono in questo momento: paura, felicità, ansia, rabbia...
Voglio rimettermi in gioco, quando mi sarò ripresa. Vorrei tornare a scrivere e magari partecipare a un nuovo concorso.
Per tutti questi anni non ho scritto, per tutti questi anni non ho vissuto, ora c'è tanto da recuperare.
Non posso più regalare le mie energie per chi pensa di non avere alcuna responsabilità su come tratta gli altri.
La mia biblioteca si sta espandendo sempre più. Anche la biblioteca di M. si allarga, ma i libri non li legge più.
Ricordo che acquistava sempre libri, ma non riusciva a leggerne nessuno. Trovava qualche citazione di qualche libro, ogni tanto, ma mai nessun libro aperto.
Dopo un po' la concentrazione se ne andava. Ebbene, la mia biblioteca personale crescerà e cresce davvero, a differenza della sua. La mia biblioteca mi sta dando tantissimo, a M. nemmeno la biblioteca potrà dargli qualcosa.
Sto ritrovando me stessa, ma ancora adesso ogni tanto mi viene in mente questo pensiero: aver avuto una corda attorno al collo mi avrebbe fatto meno male.
Mi ci vorrà del tempo, lo so, ma anche la memoria non mi farà più male.
Ci saranno tante altre cose da ricordare e, benché non si possa dimenticare, andrà avanti.
Il tempo perduto non mi verrà restituito è questo mi fa davvero impazzire. Incomincio subito a mettermi a lavoro: ho davvero voglia di tornare a fare quello che mi piace, ho poco tempo per poter recuperare.
Scrivo al Dott. S. per un nuovo appuntamento da fissare il prima possibile.
Fatto questo comincio a sentire una strana fitta che mi colpisce al petto.
La testa mi fa molto male, come se stesse per esplodere. Non vedo bene, ho un po' di vertigini. Non faccio in tempo a sedermi che mi spengo.
Vado a terra, una frazione di mezzo secondo di totale buio. Mi resi conto dopo essermi ripresa che ero svenuta.

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"Il Dott. S."
Fiksi UmumIl Dott S. accompagnerà la protagonista alla scoperta di se stessa, attraverso le sue stesse emozioni, i suoi stessi sentimenti: la rabbia, la paura, l'ansia, amore... Un viaggio che la condurrà ad acquisire certezze nella vita, più consapevolezza e...