<<Mi dispiace per quello che ti ho detto ieri, non intendevo che... bhe, non volevo dirti...>> lo sento farfugliare alle mie spalle. <<Tranquillo.>> mi giro di scatto, interrompendolo. Lui mi fissa con i suoi occhi chiari ed io mi siedo composta sullo sgabello. <<Non ti preoccupare, è tutto ok. Scusa me... ed il mio brutto carattere>> dico velocemente e poi abbasso lo sguardo. Vedo i suoi piedi camminare verso il frigo e lo sento ridacchiare. <<Non hai un brutto carattere.>> mi sorride mentre si versa i cereali e il latte in una ciotola, io lo guardo attentamente, studio ogni suo movimento. <<E' solo un po'... difficile.>> stringe le labbra per non ridere ma si intravedono le fossette, osservando ogni dettaglio di questa scena mi scappa un sorriso e così anche lui cede, facendo lo stesso.
<<Ma va bene così, altrimenti sai che noia. Neanche starei qua, ora...>> dice quasi a bassa voce e poi si riempie la bocca con un cucchiaio ricco di cereali, senza guardarmi. Io continuo a fissarlo, quasi incredula per quello che ha appena detto, ingoio rumorosamente il nodo che mi si è formato in gola per l'ansia e cerco di trovare una posizione comoda sullo sgabello. <<C-che...>> provo a dire qualcosa ma esce più un verso che una frase di senso compiuto.
<<Intendo, a chi piacciono le cose semplici? Inoltre, io sono ossessionato dall'impossibile e quindi...>> dice con tono serio e alzando le spalle. Lo guardo con fare interrogativo, curiosa di sapere la fine della frase. <<Tu sei una persona difficile da capire e quindi mi stai simpatica.>> apro la bocca a forma di una piccola "o" e annuisco, cercando di seguire il discorso. <<Non la prendere come un qualcosa di negativo, l'essere diversi non significa essere sbagliati. Anzi!>> conclude il suo discorso frettolosamente ma paradossalmente con voce profonda e cauta, la quale sembra quasi cullarmi. La mia ansia, ascoltando il suo tono morbido e soave, si è quasi placata ed anche i miei muscoli si sono rilassati. Le sue parole, allo stesso modo, mi hanno colpito molto e devo confessare che ne è uscita una combo perfetta.
Mi accorgo che mentre rifletto in silenzio, lo fisso e ancora una volta dovrò risultare molto strana. <<S-si... si, la penso come te. Non mi è mai piaciuto omologarmi alla massa, tranne per qualche stupidaggine... sono sempre stata me stessa.>>
<<Stupidaggine?>> chiede alzando un sopracciglio mentre posa la ciotola ed il cucchiaio nella lavastoviglie. Poi si appoggia al mobile, incrociando braccia e gambe e finendo di masticare. Mi guarda dritto negli occhi, aspettando da me una risposta che tarda ad arrivare. Perché proprio nel momento in cui l'ho detto mi sono maledetta e ho pregato non mi chiedesse chiarimenti... Invece eccomi qua, di fronte ad una delle mie paure più grandi, la quale non riesco per l'ennesima volta, ad affrontare.
Abbasso lo sguardo sulle mie dita che giocherellano e mi mordicchio nervosamente il labbro mentre le parole provano ad arrampicarsi lungo la mia gola, ma nessuna di esse raggiunge la bocca.
Con la coda dell'occhio lo vedo muoversi ed afferrare una bottiglia di acqua dal frigo.
E se aspettassi un altro giorno? In fondo, lo conosco solo da una settimana, come posso fidarmi ed aprirmi ad un completo sconosciuto....
<<Mia madre è morta quando avevo 14 anni.>> in una frazione di secondo mando a quel paese le mie paranoie e la mia bocca si esprime da sola, senza consultare il cervello. Parto dall'inizio, dalle radici di ogni mio problema.
Harry si blocca nel versare l'acqua nel bicchiere e si gira a guardarmi, dal suo sguardo però non traspare la solita compassione, alla quale sono abituata da quasi 10 anni, ma semplice curiosità ed interesse.
Mi schiarisco la gola prima di continuare e mi do la forza. <<E' morta poco prima che iniziassi le scuole superiori>> gioco ancora con le dita delle mie mani, le quali ora trovo interessanti da osservare, ma confesso che parlare di queste cose e guardarlo direttamente negli occhi sia troppo. <<Io e mio padre ci siamo fatti forza per molto tempo, ma per quanto amore ci avessimo messo nel sostenerci, non è bastato. In quel momento l'amore, da solo, non era in grado di riparare la ferita dovuta alla morte di mia madre.>> rifugio le mie piccole mani dentro le maniche della felpa e costringo le mie lacrime a non scendere. <<Mio padre perse il lavoro e cominciò a bere, così per un anno andò in una clinica per farsi aiutare ed io andai a vivere dai nonni paterni, i quali fortunatamente abitavano nella cittadina vicino alla nostra.>> per un attimo alzo lo sguardo e lo vedo sedersi di fronte a me, appena i nostri sguardi si incrociano comincio ad osservare qualsiasi punto della piccola cucina piuttosto che i suoi occhi.
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Room. [h.s]
Romance"Sappi che vero amore significa amare in ogni caso, l'amore è solo per i più coraggiosi"