Let it go...

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Spesso la dottoressa mi ha consigliato quanto fosse utile provare a parlare dei propri problemi con uno sconosciuto e che se una persona ti tradisce, non vuol dire che chiunque lo farà. Molto probabilmente ha ragione e ho fatto bene a seguire i suoi suggerimenti, un passo alla volta e con ordine tutto si risolve... o almeno spero.

Scuoto la testa per scacciare le ansie dalla mia testa che oggi è colma di speranza e gioia. Nel frattempo mi do un'ultima occhiata allo specchio dell'ascensore mentre salgo verso il mio ufficio.

Mi liscio nervosamente la gonna e la giacca abbinati: Ho scelto uno dei completi nuovi, è grigio chiaro e si abbina perfettamente con il colore della mia pelle e dei miei capelli. <<Ciao, sei nuova?>> una voce dolce e abbastanza stridula mi riporta nella realtà. Mentre osservavo meticolosamente se il mio aspetto fosse perfetto, non mi sono accorta che una ragazza è entrata nell'ascensore.

Mi giro velocemente nella sua direzione e le sorrido. <<Si, anche tu?>> lei scuote la testa e sbatte gli occhi velocemente, i quali cercano di schivare la frangetta forse un po' troppo lunga. <<No, sono tornata dalle ferie oggi. Comunque piacere Sarah>> mi porge una mano e la stringo. <<Molto piacere, io sono Samantha. Ma chiamami pure Sam.>> lei sorride e mi mostra i denti perfettamente bianchi.

E' una ragazza molto semplice e solare, è di piccola statura come me, i suoi capelli biondi le cadono lisci sulle spalle e sono decorati da una frangia. Ha un profumo dolce, forse alla vaniglia, ed il suo tono allegro mi trasmette molta felicità ed audacia per affrontare al meglio la giornata lavorativa.

Durante la pausa delle 16.00 ci incontriamo nuovamente e decidiamo di andare ad un bar in città.

<<Seattle è abbastanza grande come città e quale migliore occasione per cominciare a visitarla durante la pausa?>> dice allegramente mentre camminiamo per le vie affollate. Mi stringo inutilmente nella mia giacca quando tira una folata di vento e ripeto a me stessa di dover indossare calze più pesanti e un cappotto.

Ha ragione, Seattle é immensa rispetto alla piccola cittadina dove sono cresciuta e per questo motivo la guardo attentamente, studiando ogni singolo dettaglio: dalle fermate dell'autobus ai negozi di abbigliamento, dal Mc Donald's al nome delle vie, dal numero di strisce pedonali alla quantità immane di traffico mischiato a parolacce e clacson. Più me la vivo e più me ne innamoro.

Sarah é molto discreta ma comunque aperta al dialogo e di fronte ad un caffé e biscotti ci raccontiamo a vicenda il nostro percorso. Per lo più quello accademico, lei mi racconta che ha studiato in una scuola e in un'università privata. Noto che si rivolge a me nella mia stessa maniera: mi racconta di sé senza realmente raccontandomi di sé, o meglio, racconta la superficie della sua vita. E questo mi piace, non si fida completamente e non c'è persona al mondo che la possa capire meglio di me; sono contenta di aver conosciuto un altro individuo con caratteristiche simili alle mie.

<<Quindi non è stato brutto questo cambio drastico dalla campagna alla città?>> mi chiede e la sua curiosità mi fa ridacchiare. <<Mmh, no.>> ammetto prima di bere un sorso dalla mia tazza <<In realtà, come ti ho già detto, questa è la vita che ho sempre sognato quindi ora come ora sono soddisfatta e felice. Però, le differenze le noto, certo!>> ridiamo insieme. <<Io sono praticamente nata e cresciuta in questo ambiente. Ovvero, in città, con il traffico e lo smog, i libri, la lettura e la scrittura, la precisione, la puntualità e bla bla...>> dice buttando gli occhi al cielo e poi si tampona gli angoli della bocca con il tovagliolo.

Dopo la pausa torniamo di fretta verso i nostri uffici e ci salutiamo frettolosamente. <<Dopo ti mando un messaggio così ti salvi il mio numero!>> mi dice prima di chiudersi nel suo ufficio ed io le rispondo affermativamente.

Room. [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora