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Il tragitto dalla moto a dentro casa è silenzioso, ringrazio Dio che Mike non ci fosse in portineria e mi domando che orari abbia.

<<Quindi tu e Niall?...>> la voce di Harry mi distrae dal calcolo dell'orario di lavoro del nostro portiere. <<C-come?>> gli chiedo confusa mentre mi levo le scarpe. Butto fuori l'aria e sento il piacere nel togliere questi tacchi per niente comodi.

<<Mi hai sentito.>> dice Harry con nonchalance e si siede sul divano accanto a me. Mi butto a peso morto sullo schienale e la stanchezza comincia a farsi sentire. Lo guardo e mi innervosisco quando lo vedo sorridere. <<Lo ha detto lui prima, ci siamo conosciuti per caso e ci stiamo simpatici. Niente di più, niente di meno. Smettila di guardarmi con quell'espressione da ebete>> sfogo su di lui la rabbia che mi provoca e che fa bollire dentro di me. Mi alzo e mi dirigo verso la mia camera, sperando di terminare il prima possibile questa conversazione.

Lui mi segue e si appoggia allo stipite della porta. <<Chiamami così ci organizziamo per quella cosa.>> prova a ricopiare l'accento di Niall ed io gli lancio un tacco, ma lui lo schiva. <<Dio, Harry. Ogni volta che cominci a starmi simpatico fai qualche cazzata>> ignoro il suo sguardo divertito e provo a chiudere la porta, lui però ha più forza e non mi permette di farlo. <<Harry, mi devo cambiare e sono stanca. Sono stata fuori casa per quasi 10 ore, mi lasci in pace per favore?>> lo supplico e lascio cadere la testa sulla porta, sconfitta e senza forze per continuare a lottare.

Sul suo viso si spenge il sorriso derisorio e semplicemente mi guarda, mi scruta. <<Perché stamattina mi hai raccontato quelle cose?>> la sua domanda mi lascia senza parole, apro la bocca per dire qualcosa, ma non so cosa rispondergli.

Non starà riflettendo ancora su quello che gli ho detto prima per strada? Cavolo... Se non rispondo, sbaglio e se rispondo, sbaglio. Cosa ho che non va?

<<Come non detto, lascia stare.>> si gira e va verso la porta della sua camera. <<Perché volevo.>> dico e mi avvicino a lui. Si volta nella mia direzione, il verde intenso dei suoi occhi mi intrappola. <<Perché?>> chiede ancora. Inspiro ed espiro. <<Perché mi sono voluta fidare.>> mi stringo nelle spalle, per una frase del genere ho dovuto consumare ogni mia forza, spero che lo noti e che ne sia soddisfatto. Non mi fido mai di nessuno e non so perché, non riesco a trovarne un valido motivo, ma ho voluto cedere un pizzico della mia fiducia a questo ragazzo alto come una montagna, con i capelli disordinati, gli occhi color smeraldo ed un carattere particolare. Particolare quasi quanto il mio, indecifrabile, alcune volte appare in un modo ed altre volte in un un altro completamente diverso e forse per questo motivo ha stimolato in me un certo interesse nel compiere il mio primo passo in avanti, dopo tanto tempo...

<<Di me?>> si indica ed è sorpreso. Lo dice con un filo di voce, quasi impercettibile, ma che comunque fa uscire l'insicurezza da dentro di sé, un'insicurezza che conosco molto bene: Ci combatto da un bel po' di tempo ormai. <<Non lo hai fatto, magari... per dimostrarmi qualcosa?>> continua in modo esitante. Una persona meno attenta di me si sarebbe infuriata, ma io no, io lo capisco. Capisco il mondo che c'è dietro questa domanda che può sembrare impertinente e per questo non mi arrabbio, ma sorrido. Lui batte forte gli occhi e mi guarda confuso.

<<Non mi fido mai di nessuno, te l'ho detto e penso di avertelo anche dimostrato: una settimana fa, come ci siamo conosciuti?>> il suo viso si rilassa insieme ad ogni muscolo del suo corpo e comincia ad accennare un sorriso. <<Male, non mi hai neanche rivolto parola.>>

<<E una settimana dopo ti ho raccontato una parte della mia tragica vita che ancora mi tormenta.>> alzo le mani e le faccio cadere lungo le mie cosce. <<E' strano visto da fuori, lo so. Incoerente anche, magari, ma se ci rifletti capisci il perché>>

Room. [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora