04|Il villaggio di Kay

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Sembravano essere passate ore da quando avevamo iniziato a camminare alla ricerca dell'uscita, tuttavia non ne ero sicura.
Il tempo ormai era diventato relativo specialmente dal momento in cui mi ero ritrovata dentro questa grotta senza la possibilità di distinguere il giorno dalla notte.

«Fanno male?» dissi riferendomi alle sue ferite.

«No»

«Ci metteremo ancora molto?»

«Non lo so»

«Il villaggio che dobbiamo raggiungere è lontano?»

«Sì»

«E come faremo a raggiungerlo? Hai bisogno di cure»

«Hai finito con le domande?»

«Tecnicamente l'ultima era un'affermazione» mi rimangiai in fretta le parole dopo aver visto la sua mano avvicinarsi a una delle fodere con i pugnali: «Va bene, ho capito, sto zitta»

«Cosa c'è scritto sulla spada?» chiesi nuovamente dopo pochi secondi.

«La prossima volta non sbaglierò» disse riprendendo il pugnale che si era conficcato in una fessura all'interno della roccia dietro di me.

«Mi hai presa per un cartonato con il quale allenarti?»

«Potresti diventarlo, se non taci»

«Pensavo avessi capito che non sono Nyx»

«Oh credimi, l'ho capito benissimo»

«È sarcasmo?»

«Selene» si fermò mettendosi davanti a me: «Abbiamo trascorso del tempo insieme, ma nulla di più. Non ti fare illusioni»

«Illusioni?»

«Su di noi»

«Noi?»

«Sei diventata un pappagallo?»

«Non l'hai detto sul serio»

«Ti ho detto molto di peggio, non ti scandalizzare solo per un paragone con un pennuto» non ascoltai nemmeno l'ultima frase, la mia testa era concentra esclusivamente sulle parole da lui pronunciate poco prima.

«Con ''Noi'' intendi una specie di relazione fra me e te?»

«A cos'altro potrei fare riferimento?»

«Hai appena cercato di uccidermi... di nuovo! E tu pensi mi sia fatta qualche castello mentale su una nostra ipotetica relazione?»

«Era per mettere in chiaro le cose»

«Sei stato limpido quanto una goccia d'acqua, tranquillo»
Quasi non credevo alle mie orecchie, cosa mai gli era passato per la testa? Probabilmente perdere tutto quel sangue lo aveva stordito.

«Ottimo» disse incrociando le braccia.

«Ma siamo amici» affermai guardandolo.

«No»

«Hai mai avuto un amico?»

«Gabriel, Althea e Idris sono miei amici»

«Mi sento esclusa»

«Perché lo sei»

«A cosa servono le pietre?» Gerard sospirò pesantemente chiudendo gli occhi e fermandosi per poi riprendere a camminare più veloce di prima.

Avrei giurato di aver sentito mormorare un ''Non puoi ucciderla'' a se stesso e la cosa era bastata a farmi desistere da qualsiasi tentativo di approccio amichevole per il resto del tragitto.

Figli delle OmbreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora