03|L'ametista

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Mi risvegliai con la pioggia che ormai torrenziale batteva sul mio corpo. Avevo un mal di testa allucinante, ma appena mi resi conto di quello che era successo, mi alzai di scatto iniziando a correre verso il punto in cui per l'ultima volta avevo visto i ragazzi.

Non sapevo quanto tempo fosse trascorso, ma in ogni caso a giudicare dal cielo ancora buio e dalla posizione della stazione di Deidra sopra di me avrei detto che ne fosse passato poco. O quantomeno abbastanza da permettermi di raggiungerli sulla Torre. Arrivata accanto a una di quelle catene notai che sul terreno c'era una sporgenza in ferro: un palo perpendicolare al suolo che terminava con un cerchio. Provai a prenderlo tra le mani e tirarlo verso di me, magari avrebbe aperto qualcosa sotto di me, dopotutto loro non potevano aver raggiunto la Torre volando. Nonostante i miei sforzi, l'oggetto non sembrava volersi smuovere, così provai a ruotarlo in qualche modo. Sentii un leggero movimento, ma sembrava comunque incastrato.
Un lampo di genio balenò nella mia mente e prendendo il bastone di legno che mi ero portata dietro per tutto questo tempo lo misi all'interno del cerchio in ferro, facendo forza su quest'ultimo e riuscendo a ruotarlo definitivamente. A quel punto riuscii a tirarlo verso di me, aprendo un cunicolo sotterraneo. Dovevano aver preso per forza questa via.

Stupendomi del coraggio che avevo guadagnato in soli due giorni ripresi il bastone e mi buttai all'interno. Esso non era molto profondo e appena mi sollevai da terra notai che sul lato c'erano delle scalette che avrei potuto usare. Sbuffai contrariata, mentre vedevo lentamente la botola sopra di me chiudersi. Poco male, era chiusa anche quando l'avevo raggiunta.

All'istante delle torce sulle pareti si illuminarono di fiamme blu e mi mostrarono la via di alcune scale dalla forma strana e irregolare. Andai verso di quelle iniziando a percorrerle e quasi caddi a terra. In poco tempo mi resi conto che queste stavano oscillando nello spazio. Questo movimento mi ricordò all'istante quello delle catene e l'idea di trovarmi proprio all'interno di una di esse mi balenò nella testa.
Mi appoggiai al muro alla mia destra e iniziai a correre il più velocemente possibile arrivando alla base della Torre. Finalmente ero dentro. Il piano su cui mi trovavo era vuoto, così appena avvistai altre scale le raggiunsi.

Svoltai l'angolo e andai a scontrarmi con qualcuno: «Selene, che ci fai qui?»

Non feci caso alla sua domanda: «Althea, dove sono gli altri?»

«In cima alla torre, raggiungili, è pericoloso stare qui»

«Non vieni con m-» non feci nemmeno in tempo a finire la frase che lei scomparì dalla mia vista.
Inizia a correre sulle scale. Ora sapevo qual era la mia meta.

Il cuore mi batteva furiosamente nella gabbia toracica. Le gambe mi dolevano e il petto mi bruciava ad ogni scalino in più fatto, non sapevo da quanto stavo correndo. Dopo il tredicesimo piano avevo perso i conti concentrandomi solo sul mio punto di arrivo. Ero stanchissima e quando pensavo di avercela fatta un altro atrio si manifestò ai miei occhi.

Forse Gerard aveva ragione, sarei dovuta rimanere ai confini del bosco. Dopotutto a che mai sarei potuta servire?
Mentre stavo per arrivare all'ennesima rampa di scale un rumore dietro di me mi fece scattare. Mi nascosi dietro una delle larghe colonne che erano sparse nella stanza drizzando le orecchie. Un rumore di ferraglia si espanse per il luogo e cercai di trattenere il respiro per non farmi scoprire.

Qualcosa mi diceva che quelle non erano le persone che pochi giorni fa avevo conosciuto. Ai metalli in movimento si aggiunsero dei rumori grotteschi. Era il loro modo di comunicare? Mi immobilizzai quando senti dei passi esattamente dietro la colonna in cui mi trovavo e con la coda dell'occhio vidi quelli che mi sembravano dei mostri umanoidi avvicinarsi alle altre appoggiandovi la mano. Queste all'istante si illuminarono di una luce azzurra che si espanse per tutto l'atrio e persero la loro consistenza solida tanto che caddi dentro quella a cui ero appoggiata, per poi ritrovarmi a terra in cima alla torre. Quasi non credetti ai miei occhi.

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