14|Al di là del fiume

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La posizione rigida e lo sguardo fiero erano caratteristiche che contraddistinguevano la sua figura. Avevo sempre notato questo suo modo di fare. Come se avesse il controllo su tutto e tutti e forse era così. Si era assunto le responsabilità che derivavano da questa missione e l'avrebbe portata avanti fino a quando l'attuale sovrano non sarebbe stato spodestato.

Gerard, in piedi davanti a me, inclinò leggermente la testa: «Tu stessa sei nel corpo di una discendente delle Ombre eppure non mi sembra che la tua anima si stia rivoltando per uscirne»

Un brivido mi corse lungo tutta la colonna vertebrale fino ad arrivare alla base del collo dal quale iniziò a diffondersi un leggero formicolio.

«Credimi, se la mia anima sapesse come uscirne lo avrebbe fatto al primo incontro» gli ringhiai contro.

Restò a fissarmi impassibile con le mani nelle tasche.

«Perché non me lo avete detto subito!?» urlai non riuscendo a trattenere tutta la rabbia che provavo.

Loro erano discendenti delle Ombre. Figli delle Ombre. Gli stessi che avrebbero potuto utilizzare le gemme per gettare il caos sul mondo. Gli avevo seguiti ed aiutati. Era stato stupido da parte mia.

La sua risposta pregna di sarcasmo non si fece attendere molto: «Oh scusami Selene, possa tu perdonare questa mia disattenzione, la prossima volta che mi ritroverò davanti una ragazzina che a mala pena ricorda il suo nome vedrò di informarla anche del numero di setole del mio spazzolino»

«Lascia a casa il tuo sarcasmo» risposi inviperita.

Gerard allargò le braccia e di nuovo intorno a lui si formò quella leggera foschia nera.
«Quale casa!?» alzò il tono di voce: «Dove vedi la mia casa? Mostramela Selene perché io ho perso la strada!» le sue parole erano un miscuglio di rabbia e ironia.

«Non gettare la tua frustrazione su di me! Non sono stata io ad obbligarti a metterti a capo di questa pazzia!» strillai conficcando le unghie nei palmi della mano chiusi.

«Non sono stato io a volere questa discendenza!» urlò più forte di me.

Feci un passo indietro colpita dalle sue parole, ma non mollai la presa.
«Cosa mi dice che tu non voglia prendere il potere? Che tutto quello che mi hai raccontato sulla tua famiglia e quella di Gabriel non fosse falso?» domandai esasperata.

L'astio nella mia voce era palese.«Ora sono il cattivo della storia? È questo che stai cercando di dirmi?» si avvicinò a me puntandomi l'indice contro e continuò a parlare: «Ascoltami bene perché non ho intenzione di ripeterlo. Se vorrò quella corona, mi prenderò quella corona e se non la vorrò lascerò il regno bruciare»

Il mio cuore saltò un battito, ma lui non si fermò: «Era questo che volevi sentirti dire? Sono stato abbastanza cattivo? All'altezza del ruolo che mi stai dando?»

«Perché devi fare così? Perché adatti il tuo comportamento a quello che dico? Dimostrami che non sei quello che penso se è davvero così!» non sapevo in quale altro modo fargli capire che quella non era la risposta che volevo. Perché in fondo speravo che non fosse come lo stavo dipingendo.

«Si tratta solo di questo per te? Un gioco? Un fottutissimo gioco dove devo stupirti e cambiare le tue aspettative?» la nebbia nera iniziò a farsi più spessa: «Io sono questo Selene! Sono costantemente circondato dalle ombre, vivo nel buio e non esiste persona che possa aiutarmi e lo sai il motivo?»
Scossi la testa in senso negativo.

«Perché sono proprio persone come te a puntarmi il dito contro. Vivete predicando amore e giustizia per tutti, ma quando vi chiedono aiuto, dove siete? Dimmelo, dove eravate quando mi stavano strappando la pelle, quando mi stavano accoltellando pensando di trovare qualcosa in me? Dove eravate quando la sorella di Gabriel è stata assassinata. Te lo dico io! Nella folla. Voi salvatori eravate gli stessi carnefici. Perciò smettila di fingerti disgustata da me o da qualsiasi altra persona tu possa reputare pericolosa perché il vero pericolo siete voi» calcò sulle ultime parole come se volesse marchiarle a fuoco nella mia mente e ci riuscì.

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