11|Anche il principe azzurro sa odiare

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«Va bene, calmiamo gli animi, non puoi ucciderla così Gabriel» Althea appoggiò la mano sull'elsa della spada che continuava ad essermi puntata contro.

«Io posso fare quello che voglio» le lanciò uno sguardo sprezzante per poi tornare a rivolgersi a me: «Perché eri nel bosco? Come hai fatto ad uscire e tornare prima di noi?»

Trasudava rabbia da tutti i pori.
Non sapevo cosa rispondere così rimasi in silenzio a fissarlo.

«Parla assassina!» inveì maggiormente.

«Per quanto la curiosità di capire cosa stia succedendo mi stia mangiando vivo, dovresti abbassare la voce prima che qualcuno ti senta» fu di nuovo Idris a parlare.

«Che sentano pure» rispose spingendo sempre di più la lama nella mia direzione. Sentii un rivolo di sangue scendere dal mio collo, ma non ebbi il coraggio di muovere un solo muscolo per spostarmi.

Gerard continuava a rimanere in silenzio osservando la scena.

«Ci hai mentito per tutto questo tempo, Selene, la Terra, la tua perdita di memoria, tutte cazzate!» il ragazzo di fronte a me continuava a sbraitare: «Pensavi non avrei detto nulla? Pensavi di poter scappare di nuovo? È stato folle da parte tua tornare da Gerard»

«Selene di qualcosa» questa volta a parlare fu proprio il ragazzo che inizialmente aveva cercato di difendermi.

Cosa avrei dovuto dire? Non avevo idea di cosa stesse parlando e non riuscivo a capacitarmi di come il comportamento di Gabriel fosse improvvisamente cambiato nei miei confronti.

«Non chiamarla così! Lei era nel bosco, ha ucciso di nuovo Lavinia con un artiglio di drago e ha ammesso di essere stata lei l'artefice del suo omicidio. Sei stata mandata da quel rospo di Alexandr?»

Vidi Idris spalancare gli occhi al ricordo di qualcosa.
«L'ho vista anche io... Oniride» sussurrò il rosso pensieroso.

«Siamo stati degli allocchi, l'unico ad aver aperto gli occhi era Gerard» Gabriel continuava a sfogarsi urlando la sua furia.

«Perdona l'irruenza» in uno scatto mi ritrovai il mago davanti. Aveva spostato la spada verso il basso rivolgendomi queste parole. All'udirle rimasi confusa, ma spalancai gli occhi quando alzò la mia maglietta.

Althea si portò le mani alla bocca trattenendo un grido.

Gabriel fece un passo indietro, mentre Idris iniziò ad esaminare la porzione di pelle nella parte bassa del mio petto.

Gerard fece uno scatto in avanti: «Come te la sei provocata?» la sua voce era scesa di alcuni toni. Non lo avevo mai visto così serio e arrabbiato.

«Non lo so» tutti avevano gli occhi fissi sulla mia ferita.
Era perpendicolare al mio sterno, di una lunghezza di circa cinque centimetri, era ancora arrossata e intorno aveva un leggero alone nero. Osservandola meglio si potevano notare anche delle piccole vene viola confondersi in quell'orrore.
Idris si spostò dietro di me scoprendo anche la mia schiena.

L'avevo già vista. Non mi serviva mettermi davanti a uno specchio per poter dire che fosse uguale a quella davanti.

Con uno scatto Gerard fece scendere nuovamente la mia maglietta.

«Idris come facevi a sapere che...» la frase di Althea rimase in sospeso.

«Nella foresta dei ricordi, mi è comparso davanti lo spirito di Oniride, aveva la stessa ferita sanguinante, sembrava che qualcosa l'avesse trapassata» si portò una mano sul mento.

Il rumore di un vaso rotto ci fece voltare tutti verso Gabriel: «Impossibile, io l'ho vista, era appoggiata ad un albero più viva che mai, abbiamo lottato, mi ha ridotto quasi in fin di vita, quello non era uno spirito della foresta» digrignò i denti come per far entrare in testa il messaggio ai suoi compagni.

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