07|Mille vite e un cerotto

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🎶 'Love is Gone' di Slander ft. Dylan Matthew (versione Slowed and Reverb).🎶

Idris' POV

1093 era il numero di persone che si erano perse all'interno della foresta dei ricordi negli ultimi cent'anni.

Un numero che si sarebbe abbassato in modo significativo se non avessimo tenuto conto della Guerra dei due Soli.
Aveva portato centinaia di esploratori ad entrare all'interno della foresta per raccogliere le scintille di luce create artificialmente all'interno dei laboratori della stazione di Deidra.

Di questi impavidi uomini probabilmente rimaneva soltanto un mucchio di ossa ad adornare la boscaglia nei suoi momenti più solitari.

Qualche cranio di qua, altri femori di là e se fossi stato fortunato non avrei avuto il piacere di vedere corpi in decomposizione o addirittura in fin di vita. Di quelli ne avevo già visti abbastanza.

Mi chiedevo se mi sarei aggiunto a loro, facendo scattare quel numero e trasformando la cifra da tre a quattro.

Quattro.

Quanto odiavo questo numero eppure sembrava perseguitarmi fin dalla nascita.

Quattro erano le voglie a forma di stella sul mio avambraccio.

Quattro era il numero del mio cavallo quando ho vissuto su Obsidia come quello degli gnomi che si erano appropriati di casa mia su Valisto.

Quattro era il numero dei miei più grandi fallimenti, ma anche quello dei più piccoli.

Quattro era il numero civico del mio piccolo appartamento sulla Terra e quello del piano dell'ospedale in cui lavoravo.

Quattro era il giorno in cui ogni quattrocentomila anni mi reincarnavo in un corpo diverso, su un pianeta diverso senza mai dimenticare.

Avevo ormai perso il conto di quante vite avessi vissuto e di quante persone avessi conosciuto.

I loro volti sembravano una vecchia immagine sfocata nella mia mente, ma le emozioni che ognuna di loro mi aveva fatto provare erano impresse nel mio cuore.

E chissà se questo organo era lo stesso da milioni di anni o cambiava seguendo il mio cammino.

La mia vita sembrava avere la forma di un cerchio che finiva sempre per spezzarsi in pochi secondi, ma al contrario degli altri poteva essere riparato. Non sapevo se facesse tutto da solo risaldandosi per trattenermi su questi mondi o se fosse qualcun altro a prenderlo e rimetterlo insieme con la forza per far ricominciare la mia esistenza.

Ero stanco, aspettavo solo che quel cerchio si riducesse in polvere. A quel punto nessuno sarebbe riuscito ad incastrare quei granelli e riportarli allo stato originale.

Mi sdraiai quindi sul terreno portando un braccio sui miei occhi.

Il fuoco fatuo si era spento all'improvviso lasciandomi in balia delle tenebre da solo.

Un dito iniziò a picchiettare senza sosta sulla mia fronte.
Scostai il mio arto osservando il volto che si era parato di fronte al mio. I lineamenti della ragazza erano illuminati da una flebile luce provenienti dalla fiaccola che teneva stretta in mano.

«Chi sei?» chiesi rimanendo nella mia posizione, sicuro che fosse il ricordo di una delle tante persone che avevo incontrato e che non potesse farmi del male.

«Davvero triste il fatto che tu non ti ricordi di me»

Aggrottai le sopracciglia mentre la figura continuava a torreggiare su di me.

«Il grande Idris perso in una foresta eh» si mosse per guardarsi attorno : «Hai intenzione di muovere le chiappe ed uscire?»

«Pensavo di restare qui a terra imitando un vegetale piuttosto» risposi coprendomi nuovamente gli occhi.

Figli delle OmbreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora