7.

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Wooyoung.

Incredibile.
Quel ragazzo era riuscito ad uscire dopo soli due giorni da quell'ospedale, quando io per una febbre, da piccolo, ci sono rimasto per cinque giorni!?
Wow.

Durante questi due giorni ero rimasto più in ospedale che a casa. Da una parte perché mi sentivo in colpa, stavo per buttarmici io in quell'incendio, e sicuramente sarei stato in condizioni ben peggiori di quelle di San. Quindi, in un certo senso era colpa mia se lui stava così.

D'altra parte mi piaceva stare con San. Certo, gli ospedali non erano tra i miei luoghi preferiti, ma non potevo far a meno di gironzolare intorno al ragazzo. Mi piaceva fargli compagnia, semplicemente stavamo in quella camera, seduti sul letto, a parlare di ogni cosa.

Il primo giorno, eravamo così presi dal parlare del casino che avevo combinato, che non ci siamo nemmeno accorti che l'orario delle visite fosse finito.

"Che noia, dovrò rimanere qui da solo, senza neanche la TV!" si era lamentato, ed io avevo trovato subito la soluzione.
Mi abbassai e strisciai sotto al letto.
"Che stai facendo?" a quella domanda, feci sbucare la mia testolina da sotto al letto, e sorridendo lo informai del mio piano.

"Non puoi nasconderti qui! E poi- vuoi dormire lì sotto?!"
"Certo che no, dopo mi infilerò sotto le coperte, con te. Chi passerà penserà che sei un po' ingrassato, ma non sospetteranno niente, fidati." lui scoppiò a ridere, definendomi pazzo.

Il mio piano geniale avrebbe funzionato a meraviglia, se solo quella cara infermiera non avesse fatto l'infame.

Cioè, aveva davvero controllato se me ne fossi andato?! Ma dico, non hai niente di meglio da fare???

In ogni caso, mi ha sbattuto fuori, facendomi una ramanzina per la seconda volta in un giorno solo.
Ma io, Jung Wooyoung, non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno.

Mi assicurai che Meg se ne fosse andata, poi cercai la finestra della camera di San, che fortunatamente si trovava al primo piano.
Quindi mi arrampicai sull'albero accanto alla finestra e bussai.

Quando San venne ad aprirmi aveva un'espressione bellissima in volto.
Era un misto tra lo sconvolto e il "adesso ti ammazzo".

"Potevi cadere, scemo!" mi diede anche uno scappellotto dietro alla testa, mentre andavo ad infilarmi sotto le coperte.

Era strano come, in pochi giorni, avevamo legato così tanto. Sembrava ci conoscessimo da una vita, e la cosa faceva strano anche a me, che sono sempre stato troppo timido per farmi nuovi amici o per parlare con qualcuno di mia spontanea volontà.

Così, quella notte avevamo dormito insieme, in uno scomodo lettino di ospedale.

Cos'avevamo fatto la mattina dopo?
Semplice :)
Eravamo fottuti.

Quando avevo aperto gli occhi, non avevo trovato il solito soffitto di camera mia...non avevo neanche trovato la faccia di San...

Mi ero ritrovato tre paia di occhi che mi fissavano.
Non sapevo chi fossero, né cosa volessero, né se avrei dovuto dare spiegazioni sul perché io fossi lì.

«S-salve...?» sussurrai, ma subito dopo ero troppo impegnato a non cadere dal letto, per prestare attenzione a quegli uomini in giacca e cravatta, che notai solo in quel momentoavere due valigette in mano, uno non portava niente.
Infatti San, ancora addormentato, mi aveva quasi fatto cadere dal letto con una mossa di karate.

«Tu chi saresti, ragazzino?» mi chiese uno che stava più indietro, rispetto agli altri, e che aveva...gli occhiali da sole...in un ospedale?
Ma chi sono questi, i Men in Black?!

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