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Come promesso, San era rimasto accanto a Wooyoung. Il ragazzo gli aveva raccontato tutti i dettagli, e lui era pronto a seguirlo e ad aiutarlo.

L'appuntamento che Jimin aveva dato al fratello era alle 20:30, in una stazione per treni abbandonata ormai da anni, nella periferia della città.

Il posto non convinceva molto San, ma dato che Jimin e i suoi "amici" continuassero a nascondersi e scappare, era prevedibile un nascondiglio del genere.

San non aveva detto nulla di tutto ciò a suo padre, al capo, o a chiunque altro. Era stupido, avrebbe dovuto parlarne con qualcuno, ma aveva deciso di non farlo.

I due si trovavano all'entrata della stazione. Davanti a loro solo un piccolo edificio abbandonato.

L'interno era un po' da film. Si leggevano ancora le fermate e gli orari dei treni, e i biglietti erano sparsi per la piccola saletta.

Wooyoung convinse San a seguirlo fuori, e si fermarono vicino alle rotaie del treno, ormai tutte arrugginite. Era presente solo un vagone, dall'altro lato delle rotaie, lasciato lì ad invecchiare con il posto.

«Credi che verrà?» chiese Wooyoung al maggiore, guardando la desolazione intorno a loro.

La stazione abbandonata gli metteva i brividi, e non vedere nessuno gli provocava un'angoscia fastidiosa.

«Sono già qui» non era stato San a parlare, ma proprio il fratello, che si avvicinava ai due con passo lento e tranquillo, a differenza di qualche giorno prima, come se nessuno in quel momento gli stesse correndo dietro.

Wooyoung si irrigidì, sentendo l'ansia salire. Si voltò verso San, forse per ricevere un qualche conforto, e l'altro gli sorrise, accorgendosi del suo stato emotivo.

Il minore non sapeva come comportarsi, cosa dire e cosa pensare.
Il fratello si era ripresentato a lui dal nulla, non era pronto, gli mancava il coraggio di affrontare il suo passato.

«Il gatto ti ha mangiato la lingua, fratellino?» ridacchiò Jimin, ora fermatosi a pochi metri di distanza dai due.

«I-io...ho così tante domande, Jimin» il piccolo non sembrava intimorito, dentro di lui c'era un misto di rabbia, malinconia e tristezza, che non pensava di poter controllare.

«Lo so, e hai ragione. Avremo tempo per rispondere a tutte» gli sorrise calorosamente. Aveva le mani nelle tasche del giubbotto, un'espressione nostalgica in viso e gli occhi attenti sui due.

«Chi è lui?» chiese infatti dopo, indicando con lo sguardo San.

«San. Sono un amico di Wooyoung» rispose egli stesso, osservando attentamente ogni movimento e ogni atteggiamento del ragazzo che aveva di fronte.

Wooyoung prese coraggio, non seppe da dove, ma ad ogni parola, ad ogni sorriso del fratello, la rabbia aumentava e prendeva il sopravvento su di lui.

«Pensavo fossi morto. Lo pensano tutti» lo guardò con una smorfia sofferente, di chi si sente preso in giro per troppo tempo, e sputò acido quelle parole.

Jimin dal canto suo, sapeva che prima o poi avrebbero iniziato quella conversazione, ci aveva pensato tante di quelle volte, ma non si sentiva ancora pronto.

«So che non sono stato un buon fratello maggiore-» Jimin iniziò a parlare, spostando lo sguardo altrove, ma venne interrotto dalle parole taglienti del minore.

«No! Tu non sai niente!» gridò pieno di rabbia, facendo sussultare entrambi i presenti.

San non si aspettava una reazione del genere da Wooyoung, e Jimin ricordava che il suo fratellino fosse timido e pacato, non pensava potesse reagire così.

«Non sai l'inferno che ho dovuto passare, senza di te! Non sai come ci siamo sentiti io e la mamma nel doverti credere morto! Tu non sai niente!»

Wooyoung sentiva il suo cuore battere forte nel petto, l'ansia diventare pesante e la voce tremare, mentre Jimin aveva abbassato la testa colpevole.

«Sono passati sei anni da quando ci hai lasciato. Sei anni, e nemmeno una telefonata, un biglietto, un qualcosa che mi facesse capire che stavi bene, che eri vivo, niente!»

«Mi dispiace, Woo... davvero, ma posso spiegarti» Jimin lo guardò con gli occhi che imploravano il suo perdono, ma Wooyoung sembrava rimanere sulle sue.

«Non voglio le tue scuse, voglio solo risposte, voglio sapere perché proprio tu mi hai abbandonato»

San era rimasto colpito dalle parole del minore, e dal dolore che esse comunicavano. Poteva solo rimanere in silenzio in quel momento, sarebbe rimasto accanto a Wooyoung, ma avrebbe concesso comunque della privacy ai due.

«Non ho mai voluto abbandonarvi, credimi. Papà mi ha costretto a farlo. Mi ha portato con sé facendo credere a tutti che fossi scomparso»

Non appena il minore sentì quel nome, qualcosa in lui scattò, sentendo una strana sensazione farsi strada nel petto.

«P-papà? Che significa?» non pensava più a quell'uomo, ormai si era abituato a vivere senza la figura paterna, da quando aveva cinque anni.

Non avrebbe mai pensato che c'entrasse qualcosa con la sparizione di suo fratello.

«Nostro padre è un ricercato, Wooyoung. È a capo di giri d'affari, traffico di droga e organi umani. È un pazzo criminale, e non avrei mai voluto che lo sapessi. Io lo odio, per quello che ha fatto, e non voglio che tocchi te, per nessun motivo al mondo»

Wooyoung non riusciva a trovare parole per descrivere la confusione che aveva nella testa in quel momento, troppi pensieri, troppe domande, troppe paranoie.

San si accigliò nel sentir parlare del padre dei due, in un certo senso, quelle notizie lo stavano sconvolgendo quasi quanto Wooyoung.

«Papà voleva che diventassi come lui, prendessi parte ai suoi giri d'affari e lo aiutassi con questo suo "lavoro", ma mi sembra ovvio che io non volessi farlo»

Jimin cercava di raccontare la sua storia nel modo più dettagliato possibile, ma gli sembrava quasi impossibile riassumere tutto ciò che gli era successo in quegli anni. Parlare al fratello del padre, dei suoi amici, di come fosse cambiata drasticamente la sua vita.

«L'unica cosa buona che quell'uomo abbia fatto in tutta la sua vita è stata farmi incontrare Yoongi. Era solo un ragazzino all'ora, che era caduto nella sua trappola, e per pagare un debito era costretto a lavorare per nostro padre. Lui mi ha aiutato a scappare, e ad oggi abbiamo un nostro gruppo, ci difendiamo l'un l'altro»

Sul suo viso spuntò un piccolo sorriso mentre parlava del ragazzo, e per Wooyoung sapere che il fratello avesse qualcuno al suo fianco che gli volesse bene, gli riscaldò il cuore.

«Perché scappate ancora? Dov'è nostro padre?» chiese il minore, volendo sapere tutto di quella storia.

«É lui che ci dà la caccia. Prima di scappare, abbiamo rubato una droga che stava ancora sperimentando, che è risultata persino letale. Lui la rivuole indietro, sappiamo che i suoi scienziati hanno bisogno di un campione di quella che abbiamo noi per farne dell'altra, e non possiamo distruggerla perché è un po' la nostra assicurazione nel caso lui ci trovasse.»

«E intendete continuare a scappare per sempre? Non siete stanchi?» chiese allora San, dando voce ai pensieri di Wooyoung.

«Ovvio che siamo stanchi di nasconderci e scappare, lo facciamo ormai da anni. Ma abbiamo trovato un modo» sorrise Jimin, guardando il fratello.

«E cioè?»

«Tu verrai con noi in America, Woo»

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