Wooyoung.
Non appena la porta si aprì, Hongjoong mi saltò addosso, abbracciandomi stretto e tirandomi in casa, come se qualcuno avesse potuto rapirmi di nuovo.
«Ehi, ehi- posso respirare un momento?» chiesi ridendo, ma lui negò con la testa, quindi rimanemmo così ancora un po'.
«Wooyoung.»
«Hongjoong?»
«Ho una strana voglia di tirarti un cazzotto.» ammise, provocandomi una risata.
«Se può farti sentire meglio, fallo.» si allontanò da me, tirandomi uno schiaffetto sul braccio, che non mi fece niente.
«No idiota, poi mi sentirei in colpa! E poi io sono un bravo ragazzo, non faccio queste cose...» risi ancor di più, e lui con me. Poi mi trascinò in cucina, dove mia madre era ai fornelli, tutta indaffarata, mentre Meg le chiedeva di calmarsi.
«Mamma, perché cucini a quest'ora?» si voltò verso di me, venendomi incontro e abbracciandomi.
«Il mio bambino!» con uno sguardo confuso guardai Meg, che mi rispose con un'alzata di spalle.
«Scommetto che quei rapitori non ti hanno fatto nemmeno mangiare! Ci ho pensato io, però! Ora mangia tutto o ti raso i capelli a zero!» se prima era calma e gentile, era diventata isterica come al solito in due secondi.
«No! I miei bellissimi capelli no!» mi portai le braccia a proteggere la testa, andandomi a sedere al tavolo, seguito da Hongjoong.
«Non sei l'unico a non aver mangiato.» alzò semplicemente le spalle.
«Siete consapevoli che sono le quattro del mattino?» Meg, l'unica che in quel momento sembrava avere un po' di cervello.
«Abbiamo fatto di peggio.» disse Hongjoong, con un movimento della mano che sembrava stesse scacciando un moscerino.
Sapevo perché l'avevano fatto, e avevo capito che sarebbe stato meglio non fare domande e non oppormi.
Dopo la scomparsa di mio fratello, anni fa, avevo avuto parecchi problemi alimentari. Non mangiavo più come prima.
Mia madre era costantemente preoccupata per me, perché una volta finii persino in ospedale.Dopo quell'episodio cercarono di farmi mangiare in tutti i modi, preparando i piatti che più mi piacevano, e ogni tanto qualche notte restavamo svegli, davanti ad un film o una serie tv, mangiando di tutto. Era questo a cui si riferiva Hongjoong. Perché lui c'era stato in ogni momento.
Dopo aver finito di mangiare e di aver visto un film in tv, ci diamo tutti la buonanotte e saliamo in camera.
Io e Hongjoong ci buttammo sul mio letto, stanchissimi.«Che sonno...» sospirai, chiudendo gli occhi.
«Immagino come tu sia stanco.» disse Hongjoong guardandomi, ed io annuii, chiudendo gli occhi.
«Già. Voglio dormire fino a dopodomani.» stemmo in silenzio per un po', poi Hongjoong decise di non lasciarmi dormire.
«Hai avuto paura?»
Non sapevo che rispondere in realtà.
Ovvio, all'inizio mi ero spaventato moltissimo e avevo avuto molta paura.
Avrei dovuto dirgli di Jimin...?
E se non l'avesse presa bene?La questione "mio fratello" era molto delicata, non riuscivo a parlarne. Rivederlo mi ha un po' scombussolato.
Volevo dirlo a qualcuno, dovevo parlarne, perché mantenere segreta quest'informazione sarebbe stato troppo difficile per me, non riuscivo a tenermelo dentro.
L'unica persona a cui sentivo di poter confidare tutto, era San.
Era la prima persona che mi veniva in mente quando pensavo di dire la verità su ciò che era successo. Ai poliziotti non avevo detto poi granché.E poi San...perché era lì? Perché era arrivato per primo? E soprattutto, perché era scappato? Perché aveva paura di farsi trovare dal suo capo, da suo padre...?
«Mhh mi sono spaventato molto all'inizio, avevo paura di ciò che quell'uomo volesse farmi...» e ancora una volta mi tornarono in mente gli episodi di quella sera, ma erano così vividi nella mia mente che era come rivivere quegli attimi di sofferenza.
Sentivo ancora le mani dell'uomo su di me, la stretta alla gola era come se fosse tornata. Iniziai a respirare pesantemente, dimenticandomi che accanto a me ci fosse il mio migliore amico.
E dopo poco iniziarono anche le lacrime, che fecero spaventare Hongjoong.
Subito mi strinse tra le sue braccia, ed io solo in quel momento realizzai di non essere solo, di non essere più in quel vicolo buio, ma a casa, al sicuro, con le persone che mi vogliono bene.
«Ehy...sfogati quanto vuoi, ne hai bisogno. Ci sono io qui.» mi sussurrò, e nel frattempo mi accarezzava la schiena.
Con quelle semplici parole, esplosi. Sapevo che non fosse facile, andiamo...ero stato- quasi stuprato, e in quel momento il mio corpo mi faceva schifo. Chiunque reagirebbe in questo modo, perché l'unico sfogo che avevo era quello di piangere e urlare.
Ma ovviamente, non volevo far preoccupare troppo nessuno. Così cercai di starmene più zitto che potevo. Mia madre aveva passato già troppo, non ho mai voluto essere un peso e non dovevo esserlo.
Piansi tanto, ma così tanto, che alla fine mi addormentai tra le braccia di Hongjoong, che aveva continuato ad accarezzarmi e sussurrarmi parole di conforto per tutto il tempo.
Era bravo ad aiutare le persone. Con me, lo era sempre stato.
Gli ero grato per essermi sempre vicino, e in quel momento, che ne avevo avuto più bisogno, lui era lì.Hongjoong per me era speciale. La sua sola presenza mi calmava.
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