Capitolo 5

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Newt schiuse le labbra osservando attentamente Alby, «No.» Si mise davanti a me, spostandomi per farmi indietreggiare.

Alby sembrò sorpreso da quella risposta, « "No"? Come sarebbe a dire "No"? Hai letto anche tu cosa c'è scritto nel biglietto!».

«Semplice: No. Non me ne frega un caspio del biglietto, Alby. Ha detto che potremo avere delle complicazioni, non che le avremo per certo. E poi come vorresti liberartene scusa? La butti nella Scatola quando non c'è? Giù dalla Scarpata o nel Labirinto di notte?»

Mi si gelò il sangue nelle vene più di quanto già non lo fosse.

Alby mi fissò, sospirando, «Si potrebbe effettivamente...»

«Ti si è rincaspiato il cervello a furia di fare il capo?!», sbottò Newt, «Aspettiamo e vediamo cosa succede. Sono abbastanza sicuro che non cambierà un fico secco».

«Stavo per proporlo io, se solo mi avessi fatto finire», brontolò Alby, tenendo lo sguardo su di me e portandolo poco dopo su Newt, «E se questo fosse collegato col fatto del Labirinto?».

«Sono altrettanto sicuro che i Dolenti non stanno gironzolando prima per colpa sua e tanto meno le Porte si chiudono più velocemente.»

«Lo spero», scosse la testa, «Facciamo finta di nulla. Non diciamo niente a nessuno». Prese il biglietto dalle mie mani e lo accartocciò, andando a buttarlo in un cestino rudimentale.

Mi sentivo confusa, ma allo stesso tempo sollevata dal fatto che Newt mi avesse difesa.

Speravo anche io che avesse ragione, anche se avevo una pessima sensazione allo stomaco.

«Tutto okay?», sussurrò Newt. Mi limitai ad annuire. Temevo che se avessi risposto a voce, il mio tono avrebbe tradito il mio "sì", lasciando vedere quanto invece fossi dannatamente preoccupata.

«Sei sicura, Liz?»

Fissai i suoi occhi. Un velo di preoccupazione faceva da Re nel suo sguardo.

«Sì», mormorai, «Grazie». Guardai il cestino, sperando che nessuno notasse quella pallina di carta.

«Non preoccuparti, nessuno ti farà nulla.» girai di nuovo lo sguardo verso di lui. «Te lo prometto.»

Le giornate successive passarono senza intoppi. Ormai il mio ritmo quotidiano l'avevo trovato, ma a quanto pareva le Porte continuavano a chiudersi sempre più velocemente e Minho e i suoi avevano capito di dover tornare prima di quanto sperassero.

Era passata una settimana dall'arrivo di quello strano biglietto e nessuno aveva fatto domande, ma sopratutto nessuno l'aveva tirato fuori dal cestino e questa era la cosa più importante.

Newt era diventato super vigile nei miei confronti e al momento gli unici a sapere del biglietto eravamo io, Alby, Newt e Minho che aveva punzecchiato Newt (nel verso senso della parola: aveva rubato una forchetta e l'aveva punzecchiato sul braccio per quasi due ore) per farsi dire il contenuto del bigliettino "misterioso", ma sapevo di potermi fidare di lui.

George continuava a guardarmi in modo strano ogni volta che mi vedeva, anche se non ne capivo il motivo visto che non gli avevo fatto nulla.

Non lo conoscevo, non ci avevo mai parlato, e onestamente non rientrava nei miei interessi.

Andai da Gally mentre lavorava dietro il Casolare per cambiare alcune travi troppo inclinate per i suoi gusti.

Gli passai dei panini preparati da Frypan, perché quel mezzogiorno lui ed altri Radurai non si erano presentati alla mensa, probabilmente proprio perché stavano ancora cambiando le travi.

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