Capitolo 14

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Cominciai a pensare seriamente che quello che stavo vivendo fosse solo un incubo e nulla di più. Era possibile? Forse sì. Doveva essere così per forza e presto mi sarei svegliata.

Mi sentivo abbandonata a me stessa anche se non lo ero. Mi sentivo vulnerabile e sull'orlo di un filo di seta pronto a spezzarsi da un momento all'altro. Rimaneva solo da scoprire da che parte sarei caduta e come, consapevole, tutto sommato, che mi sarei fatta male sia in un modo che nell'altro.

Non credevo che una persona potesse provare così tante cose. Sentivo che presto o tardi la mia testa sarebbe esplosa.

Newt era furioso, o forse semplicemente deluso da me. O magari entrambe le cose. E chi lo sapeva? D'altronde aveva deciso che non rivolgermi la parola fosse la cosa migliore. Gli sarebbe mai passata?

Non mi rivolgeva nemmeno lo sguardo, neanche per sbaglio, a stento mi indirizzava un "Ciao" sussurrato, ma come se stesse sputando veleno nel farlo.

Qualcuno gli aveva detto del bacio di George. Non capivo perché mi facessero questo... ma sopratutto, non capivo chi ci avesse visto. O meglio... chi avesse visto George baciarmi. Io ero innocente... giusto?

Non avevo ricambiato il bacio (e non avrei mai fatto. Mai!).

C'era solo Minho presente, e di certo non era stato lui a dirlo.

Probabilmente, era passato qualcuno non me n'ero nemmeno resa conto. Non ne avevo la benché minima idea. Volevo solo svegliarmi da quell'incubo.

Poggiai le mani sulle tempie e cominciai a premerle, sospirando rumorosamente. Volevo solo sdraiarmi da qualche parte e stare sola. Volevo spegnere il cervello, non volevo pensare.

«È tutto okay?», domandò Chuck, mandando giù un boccone del panino che aveva tra le mani. Era più grande della sua testa.

Il piccolo Chuck, sempre all'erta nei miei confronti. Forse l'unico che in quel momento era riuscito ad avvicinarsi senza correre il rischio che gli staccassi un dito per il nervoso.

Annuii, non volendolo far preoccupare per colpa dei miei intrugli mentali. Lui doveva star fuori da quella storia, non doveva entrarci in alcun modo. Chuck era comunque come il mio fratellino minore, avrei fatto qualsiasi cosa per tenerlo al sicuro, anche dai miei pensieri piuttosto negativi.

Ripresi a mescolare il minestrone che avevo davanti, controllando che non si attaccasse alla pentola. «È tutto okay, ho solo mal di testa», mormorai con fare distaccato. Frypan mi aveva dato un solo compito quel giorno. Uno solo. Avevo intenzione di non deluderlo.

«Perché caspio mi menti in questo modo? Elizabeth, sarò anche più piccolo di te ma non sono così rincaspiato da non capire quando qualcosa non va!»

«Chuck, sto bene, sul serio!»

«Sì, certo, ed io sono un bel figurino di diciotto anni!» Si poggiò le mani sui fianchi e corrucciò le labbra, facendomi scappare una risata. Il suo visino tondeggiante divenne ancora più rotondo in quel modo.

«Davvero, Chucky, sto bene» Poggiai le mani sulla sua testa, scompigliandogli i capelli ed incasinandoli un po'. «Dopo una bella dormita sarà di nuovo tutto okay. Promesso!»

«È vero che hai baciato George?», domandò, addentando di nuovo il panino e guardandomi incuriosito.

Trasalii, concentrandomi di nuovo sul minestrone. «No. Lui ha baciato me, io non l'ho fatto.»

«Quindi Newt è arrabbiato con te per questo caspio di motivo?» Si grattò la fronte, masticando in modo abbastanza rumoroso.

Annuii, e lui sospirò dopo aver ingoiato il boccone. «Non voglio mai avere una ragazza, se comporta tutti questi rincaspiamenti mentali», borbottò.

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