Capitolo 6

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Girai leggermente lo sguardo verso Minho. Cercai nei suoi occhi una minima spiegazione a quell'espressione seria di Newt.

Ma niente. Sembrava confuso quanto me, se non di più.

Mi rassegnai all'idea che non capivo una ceppa dei ragazzi e portai nuovamente lo sguardo su Newt, ancora fermo sullo stipite della porta con le braccia incrociate e quell'espressione seria, fredda, ferma su di me.

Feci per parlare ma sollevò rapidamente la mano e mi bloccai.

«Minho, George sta delirando.»

Minho corrugò la fronte, «Che me ne frega a me?».

Mi trattenni dal ridere, ma mi sfuggì un verso improponibile. Un misto tra una risatina e uno sbuffo.

Newt mi fulminò con lo sguardo. Dannazione, ce l'aveva con me o cosa?

Abbassai lo sguardo, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e indietreggiando verso il tavolo.

Li lasciai parlare, preferivo restarmene in silenzio piuttosto che ricevere un altra occhiataccia.

Era la prima volta che Newt mi guardava in quel modo e non potevo negare di sentirmi leggermente ferita.

Le loro parole a stento mi sfioravano, erano discorsi a me ancora completamente estranei, ma sotto sotto non mi interessavano granché.

Parlavano della Mutazione, del fatto che George farneticava e gridava – si sentiva anche senza che Newt lo dicesse – come un matto, che i Medicali hanno faticato come cani per iniettargli il Dolosiero visto che non stava fermo un secondo. Tirava calci e pugni, inarcava la schiena e si rovesciava a pancia in giù, poi a pancia in su, le sue vene del collo e delle braccia erano così grosse che sembravano poter scoppiare da un momento all'altro.

Da come lo raccontava mi sembrava di essere all'interno di quella stanza, con la luce bianca che illuminava tutto e rendeva la pelle di George più pallida, mettendo in risalto le gocce di sudore sulla pelle scoperta.

Sollevai lo sguardo giusto quando sentii che mi aveva nominata diverse volte, ma nulla di troppo interessante. Insulti su insulti, come se la sua presenza in quel luogo fosse tutta colpa mia.

Continuavo a non capire il suo odio nei miei confronti. Solo perché Newt ed io avevamo legato?

Non era colpa mia se lui non c'era riuscito. Pensai che se non si fosse comportato come un idiota, forse anche lui ci avrebbe legato.

Newt stringeva nervosamente i pugni mentre parlava e in certi momenti il suo volto si tingeva di rosso, cosa che a Minho probabilmente faceva ridere visti i suoi sogghignetti.

«Oh, dimenticavo di darti la premessa che parla come se stesse commentando delle... visioni, o cose simili.»

Minho schioccò la lingua, «Tipo "vedo delle stelline brillanti nel tuo futuro"?»

Newt sollevò un sopracciglio. «... Sì, più o meno sì. Parlando seriamente, farfuglia qualcosa riguardante il Labirinto e i Creatori», girò leggermente lo sguardo verso di me, «Qualcosa riguardante alcuni futuri Fagiolini. Ma principalmente sul Labirinto».

«E cosa dice sul Labirinto?»

«Nulla di concreto. "Mura ferme, Dolenti, Sezioni, Fluttua, Piglia" e altre parole. Sempre con quest'ordine.» Chiuse gli occhi, «Ogni tanto dice che il sole brucia la zona, e altre volte nomina Elizabeth».

«Il sole brucia la zona?», Minho sollevò un sopracciglio, «Qui il sole non ha ancora bruciato nulla. Al massimo Percy brucia le uova al tegamino e Frypan lo colpisce con una padella».

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