Esther passa indisturbata l'aspirapolvere nel grande soggiorno nonostante Edward continui ad assillarla per giocare a non so cosa. Metto da parte il mio smartphone e mi alzo dal comodo sofà poggiandomi sui miei pungi chiusi, incrocio le braccia e mi piazzo di fronte a mio figlio con un sopracciglio alzato. Lui alza lentamente il volto con quel suo sorrisone di chi sa che tra poco verrà rimproverato, però lascio perdere e sbuffo facendo ricadere le mani sui fianchi per poi abbassarmi e prende in braccio il mio bambino.
"Edward, ci sono io a casa, puoi chiedere a me di giocare a qualcosa."
"Non volevo disturbarti."
"Disturbi molto di più Esther, sta lavorando tesoro." Porto indietro qualche suo ricciolo biondo appuntando mentalmente di riuscire a convincerlo a tagliare i capelli.
"Allora ci giochi tu con me?"
"Certo, a cosa vuoi giocare?"
"Alla chitarra!" Esulta lui e quasi perde l'equilibrio tra le mie braccia. Capisco il suo entusiasmo che un po' mi fa venire un peso sul cuore. Io ed Edward stiamo davvero poco insieme a causa del mio lavoro inoltre lui si sente molto affine ad Arthur e sono poche le volte in cui cerca l'attenzione della mamma, di sicuro meno di quanto un bambino normale fa.
"Non ho mai giocato alla chitarra, come si fa Eddy?"
"Facile, prendi la chitarra di papà e giochi con le corde."
"Papà ci tiene alla chitarra nello studio, non possiamo rovinarla."
"Stai tranquilla, ne ho una tutta mia, papà me l'ha presa." Ridacchio al tono solenne che assume, quasi come se stesse rispettando un'importante promessa.
"Forza allora! Andiamo a prendere la chitarra." Edward sfreccia sulle scale mentre gli ricordo di rallentare e stare attento per non cadere ma lui è già partito verso una chitarra bianca, della sua misura, che stava in un angolo della stanza dei giochi.
"Da quanto tempo hai questa chitarra Eddy?"
"Credo un anno." Fa spallucce lui ed io giustifico il non sapere quest'informazione con il fatto che la stanza dei giochi di Edward è immensa, ne ha a centinaia di giocattoli e non posso mica ricordare tutti quelli che ha.
Nonostante forse mi sarei dovuta accorgere della melodia della chitarra qualora mio figlio la stesse suonando.
"E quindi vuoi suonare la chitarra da grande?"
"Non solo la chitarra, voglio suonare tutti gli strumenti e fare le canzoni come Harry."
"Come Harry?"
"Io lo conosco, le sento le sue canzoni, non sapevo fosse un tuo amico però, ti avrei chiesto di farmelo conoscere."
"Harry è molto occupato Edward, non credo lo rivedremo."
"Lo rivedrò quando farò i concerti con lui e farò le canzoni con lui."
"Sì certo, lo farai."
"Anche se è difficile imparare a suonare tutti gli strumenti."
"Tesoro, Harry non suona tutti gli strumenti, Harry canta solamente, altre persone suonano gli strumenti per lui."
"No, io le voglio suonare le mie canzoni."
"Certo, va bene, tu le suonerai." Ridacchio per la sua convinzione, il campanello suona mentre finisco di parlare e rivolgo un ampio sorriso a mio figlio.
"Eddy! Oggi papà è arrivato presto! Vieni su, andiamo a salutarlo." Lui lascia un po' a malincuore la chitarra e mi dà la manina mentre scendiamo le scale parallele alla porta di ingresso.
Esther la sta bloccando mentre qualcuno sta cercando di entrare, quando intravedo la sua mano, riconosco i suoi tatuaggi e non nego il fatto che io sia davvero stranita e molto confusa.
"Harry! Sei venuto a trovarmi!" Il volto di Edward si illumina e va verso la porta da cui adesso Esther si scosta rivolgendosi a me.
"Venus, non potevo sapere che lo conoscessi davvero, sai quanti ce ne sono di pazzi in giro?"
"Hai fatto benissimo Esther, grazie mille." Incrocio le braccia sotto al seno mentre chiudo la porta dietro Harry che intanto sta nel mio ingresso accovacciato sulle ginocchia all'altezza di Edward che gli parla dei suoi progressi nella musica.
"Mamma ha detto che tu sei molto occupato però sono felice che tu sia qui."
"Ti lascio il mio numero Edward così potrai chiamarmi ogni volta che vorrai, però sono venuto qui per la mamma, devo parlare con lei, ti spiace lasciarci soli?" Il bimbo annuisce e sfreccia via.
"Chiamami dal citofono della stanza in cui vai, così so dove sei, chiama al salotto!" Urlo per farmi sentire quando lui è già via.
"Harry. Cosa cazzo ci fai a casa mia?"
"L'ho detto, devo parlarti."
"E non potevi che ne so, scrivermi?"
"Come? E poi non credo sia un discorso da fare a distanza, anzi voglio che mi guardi negli occhi. È una cosa lunga, ci sediamo se vuoi."
"Mai imparate le buone maniere? Ti invito io a sedere al massimo e non lo sto facendo. Stiamo bene qui." Il mio nervosismo a causa della presenza di Harry è palpabile e lui lo sa, è come se captasse la mia paura, inoltre il suo sguardo sembra furioso e in effetti deve avere una buona motivazione per essere qui a soli tre giorni dal mio arrivo a San Francisco.
"Venus vedi, sarò molto diretto, sai quanto io odi essere preso per il culo e siccome ormai lo so, adesso ne parliamo e troviamo una soluzione come avremmo dovuto fare anni fa."
"Non so di che parli Harry."
"Lo sai benissimo invece." Lui ghigna spavaldo e mantiene quel suo sguardo un po' da pazzo.
"No, non lo so. Non fare giri di parole e dimmi cosa vuoi. Arthur sarà qui a breve."
"Lui lo sa o hai ingannato anche lui? Ne saresti capace."
"Harry, oddio ma vedi tu che mattinata oggi-" Borbotto in italiano come ogni volta che sono agitata.
"Sei pregata di parlare la mia lingua, stronza."
"HARRY! MA SEI IMPAZZITO?"
"Lo spero Venus! Anche se non credo perché mi sono svegliato più volte in questo brutto sogno, tanto da iniziare a credere che non lo sia."
"Vuoi dirmi che cazzo è successo!"
"Okay! Okay, ti racconterò come sono andate le cose. Quando Arthur ti ha chiesto di sposarlo, immaginerai che non l'ho presa benissimo-"
"Harry sono passati sette fottuti anni."
"Sì infatti, non è questo il punto e non interrompermi per favore-"
"No."
"Lo hai appena fatto. Comunque non l'ho presa benissimo e la mattina dopo era veramente presto quando sono sceso in albergo e mi sono fumato una sigaretta. Mi affianca Beverly con la sua di sigaretta e mi chiede come l'ho presa capendo benissimo che per me era stata una bella botta scoprire una certa cosa e poi vederti sposare con un altro, presumibilmente lo stesso giorno. Beverly infatti dava per scontato, dato che tu avevi detto a tutti che me lo avresti detto in occasione del matrimonio di Ada, che io avessi già scoperto che Edward è mio figlio."
Il bicchiere che avevo riempito di acqua per calmare i miei nervi non serve più e si sfracella contro il suolo mentre guardo terrorizzata l'uomo imbestialito davanti a me.
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My Aphrodite [h.s]
FanfictionCosa dovresti fare quando chiunque incontri, perfino una pop star di fama internazionale, è un fan di tua madre e ha in mente di te solo una foto dei paparazzi di quando avevi sei anni? Questo è il dilemma con cui vive Venus Giove, figlia di Katie L...