"Venus, dovresti svegliarti, conto di portarti al college tra mezz'ora." La voce di David giunge alle mie orecchie mentre mi rigiro tra le coperte beige che riscaldano il mio corpo abituato alle miti temperature di Roma. Quando ho chiuso gli occhi ieri sera pioveva, oggi che li apro piove ancora.
"Arrivo David."
"Ci fermiamo da Starbucks per la colazione." Mi comunica.
"No faccio il caffè a casa, al massimo prendo solo una ciambella alla caffetteria del campus."
"Vedo che sei informata, beh ti informo anche che la caffetteria non è il massimo."
"Non importa, voglio solo mettere qualcosa sotto i denti."
"Allora okay, ti aspetto nel salotto." Dopo pochi minuti esco dalla mia camera e vado nel bagno dove mamma ha preparato tutte le cose per me, tra cui gli assorbenti. Davvero imbarazzante. L'attico di David Jenkins è davvero stupendo e ben organizzato. La cucina e il salotto sono divisi solo da un bancone rendendo l'ambiente unico, luminoso e spazioso. C'è la camera da letto principale dove dormono lui e mamma, la cameretta dove i ragazzi vivevano prima che David e la sua ex moglie divorziassero, la camera per gli ospiti con il bagno personale e altri due bagni, per la coppia e per i figli che sono venuta a sapere fanno spesso visita ai due.
Mamma ieri è andata in un negozietto gestito da italiani per comprare la tipica caffettiera così che io potessi avere il super concentrato caffè italiano che sto preparando adesso dopo aver fatto una rapida doccia. È proprio lei ad entrare dopo pochi minuti in cucina stropicciando i suoi occhi come una bimba.
"Ciao Venus, volevo accompagnarti io ma-"
"Non sei mai stata mattutina mamma, non preoccuparti. Mi accompagna David." Annuisce e usufruisce del mio caffè.
"Come diavolo fate a berlo?" Rido della sua espressione disgustata.
"Abitudine. Vado a vestirmi." Le sorrido ancora e una volta arrivata nella camera estraggo dalla valigia una canottiera nera con una camicia di jeans sopra lasciata aperta, dei semplici jeans chiari a vita alta e dei chelsea boots che indosso. Pettino il caschetto, aggiusto la frangetta e metto un leggero strato di mascara e burrocacao. Raccolgo la borsa che ho preparato ieri ed esco dalla stanza proprio mentre David esce dalla sua sistemando i gemelli ai suoi polsi. Lascia un bacio sulle labbra a mamma e controlla l'ora sul suo orologio.
"Sono pronta." Gli sorrido e lui prende la valigia dalle mie mani mentre usciamo e prendiamo l'ascensore in un silenzio imbarazzato. Solo dopo cinque minuti di viaggio lui prova a iniziare un discorso.
"Ti accompagno in segreteria adesso dove puoi iscriverti ai corsi e chiedere tutte le informazioni di cui hai bisogno, porterò io le valigie nella tua camera in dormitorio e te ne puoi preoccupare quando torni dopo la tua prima giornata di lezioni."
"Grazie David, non avresti dovuto."
"Sciocchezze, comunque sei in stanza con un'altra ragazza, davvero un'ottima reputazione, mi sono accertato anche di questo."
"Sì, non c'è nessun problema. Mi sarà più facile creare amicizie così."
"Per qualsiasi cosa sono sempre nel mio ufficio, anzi dovrei lasciarti il mio numero."
"Non ho ancora il numero inglese, pagherei troppo se provassi a chiamare te." Rido.
"Oh! Ce ne dobbiamo occupare il prima possibile, questo pomeriggio! Puoi tenere quello per parlare con tuo padre ma hai bisogno di una scheda inglese Venus."
"Certo, puoi passarmi a prendere nel pomeriggio."
"17:30?"
"Va benissimo."
"Okay adesso entrambi a lavoro dai!" Parcheggia l'auto nel posto riservato e dopo aver inserito l'allarme mi guida verso la segreteria dove tutti lo salutano educati. Lui mi presenta una signora di mezz'età a cui chiedo solo il mio orario e la mappa del campus per trovare le aule e dopo aver acquistato la mia ciambella alla caffetteria lì vicino, mi incammino subito all'avventura.
Sono costretta più volte a chiedere indicazioni agli studenti di passaggio ma finalmente riesco a raggiungere la mia prima lezione: letteratura inglese. Ho scelto per il mio percorso di studi qualcosa di molto umanistico poiché mi piace sempre trovare un mio personale significato alle cose e non fargli assumere qualcosa che altri hanno destinato, qualcosa di razionale. Non sono fatta di logica, sono fatta di sentimenti.
Scelgo di frequentare solo tre lezioni per oggi, curiosa di vedere com'è la mia stanza in dormitorio, la 41B e soprattutto curiosa di conoscere la mia compagna di stanza. David mi ha dato le chiavi ma per educazione decido di bussare alla porta in mogano che porta la targhetta con il numero indicatomi.
Una matassa di capelli rossi e ricci e uno sguardo piuttosto spiritato e castano mi appaiono quando la ragazza minuta spalanca la porta evidentemente stressata.
"Ciao, sono Venus, la tua nuova compagna di stanza-" Lei si fionda e mi abbraccia.
"Madre de Dios quanto sei bella, io sono Adelina Mendez, terzo anno della facoltà di lingue moderne." Un sorriso smagliante prende subito posto sul suo viso e un accento marcato e spagnolo lascia le sue labbra per ogni parola che dice.
"Quindi hai quasi finito! Quanti anni hai?"
"Ho ventidue anni linda, sono una veterana ormai. Quando il rettore oggi è venuto a lasciare le tue valigie si è voluto assicurare che ti fossi d'aiuto. Lo conosci?"
"Sì, lui è il compagno di mia madre."
"Ah beata tua mamma, David Jenkins è il sogno erotico di ogni ragazza del campus, credo che qualcuna si comporti male apposta per avere un suo rimprovero e incontrarlo." Ridacchia.
"David è senz'altro molto affascinante."
"Ed è un vero galantuomo inglese. Ma non credo ti faccia molto piacere parlare del fidanzato di tua madre."
"È così."
"Allora da che parte dell'Italia vieni? Si sente dal tuo accento che sei di lì."
"Sono di Roma."
"Roma Capitale? Roma! Roma!" Mi guarda entusiasta.
"Sì, io e mio padre abitiamo proprio a Roma."
"Ah quindi abiti con tuo padre? Beh strano per un divorzio, anche i figli di Jenkins stanno con la madre."
"Sì sto con lui, è sempre stato il più affettuoso e responsabile, quello più adatto a fare il genitore insomma. Entrambi mi vogliono bene solo che quando mamma ha lasciato papà aveva bisogno un po' di sentirsi ragazzina e non ha molto lottato per il mio affido."
"L'importante è che qualcuno ci sia stato e poi adesso di sicuro ti appoggi a tua madre." Annuisco felice di aver intavolato una buona conversazione con lei che si è rivelata per fortuna di ottima compagnia.
"Allora Venus, cosa ti porta qui? Cosa studi? E soprattutto qual è il tuo cognome?"
"Allora Adalina, è sempre stato un mio sogno studiare in un college inglese, studio lettere e filosofia e il mio cognome è Giove."
"Giove? È come se ti chiamassi Venere Giove. Hai nel tuo nome intero due pianeti."
"Ai miei genitori piaceva l'idea."
"È un po' come North West." Ridacchio al paragone con la figlia della Kardashian.
David mi passa a prendere al termine della sua giornata al college e compriamo insieme un nuovo smartphone (nonostante io credessi non ce ne fosse bisogno, ha insistito per farlo valere come regalo di benvenuto da parte sua e di mia madre) con annessa scheda sim inglese. Quando mi riporta al dormitorio passo il resto della serata a sistemare le mie cose con l'aiuto di Adalina che ordina del cibo d'asporto per la cena.
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My Aphrodite [h.s]
FanficCosa dovresti fare quando chiunque incontri, perfino una pop star di fama internazionale, è un fan di tua madre e ha in mente di te solo una foto dei paparazzi di quando avevi sei anni? Questo è il dilemma con cui vive Venus Giove, figlia di Katie L...