Will never be a goodbye

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-Mi dispiace per sua sorella. Condolianze- disse il vicino che saliva le scale.

Era quasi passato un mese da quando Luisa aveva raggiunto mamma e papà e tutti i vicini continuavano a farmi le condolianze e qualche volta a portarmi dei fiori. Ed io non ce la facevo più. Era un bel gesto da parte di tutti e mi faceva piacere, ma di sicuro era il modo peggiore per cercare di continuare. Molte persone dicevano che ero un po' esagerata visto che dopo un mese era come se fosse morta il giorno prima. Ma quelle cazzo di persone non avevano perso prima i genitori e poi la sorella e non sapevano cosa significava per me "andare avanti" in quelle condizioni.

Vi starete chiedendo che fine a fatto Dan. Bhé, lui é sempre pronto a farmi sorridere e a farmi sfogare per tutto. Ancora non capisco come faccia a non stancarsi di me.

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-Come stai?- mi chiese sdraiandosi accanto a me sul letto.

-Come sempre- risposi con il solito tono distrutto che avevo ormai da un mese. Mi tirai su a sedere e cominciai a giocherellare con le dita della sua mano mentre la guardavo.

-Vuoi parlare, vero?- chiese tranquillamente. Ormai aveva imparato che quando gli torturavo in quel modo le dita, significava che volevo sfogarmi. Si mise a sedere anche lui e mi guardó per incitarmi a parlare.

-Dopo la morte dei miei genitori stavamo raramente insieme. Un giorno litigammo e, mentre piangevo, mi urló contro che avevo il cuore più confuso della mente e più rotto di uno specchio caduto a terra. Me lo disse per insultarmi, ma mi fece solo aprire gli occhi e le sono grata per questo- dissi più tranquillamente del solito. Evidentemente cominciavo a riprendermi. Feci un respiro profondo e continuai.

-Dan, io ho il cuore più confuso della mente e più rotto di uno specchio caduto a terra- ripetei guardandolo.

-Allora lo dovremmo aggiustare questo cuore, che dici?- disse sarcasticamente, ma con un evidente segno di tristezza nella voce.

-Gli specchi rotti sono irreparabili. Tu peró occupi quel vetro leggermente più grande degli altri e lo stai arrotondando, stai corrodendo gli spigoli come fa il mare e sono sicura che un giorno mi risveglieró e mi sentiró come quelle belle pietruzze verdi che vengono dopo che il mare ha corroso il vetro delle bottiglie. E quel giorno voglio risvegliarmi accanto a te-

-Lo farai Jessi. In fondo il mare non abbandona mai le sue cose più preziose-

Gli sorrisi e gli strinzi la mano, per paura che qualcuno lo facesse allontanare da me. Ma lui mi aveva promesso che sarebbe stato la mia stella e non avrebbe mai abbandonato me, il suo cielo.

Mi abbracció ed io mi lasciai cullare dalle sue braccia calde.

Ore 20.18, Londra

Ero stesa sul letto, come sempre, e ad un certo punto suonarono al campanello.

-Vado io- dissi a Dan che si stava vestendo accanto al letto. Mi alzai di malavoglia e andai alla porta.

Erano dei ragazzi, tutti e due con dei giubbetti di pelle nera, che avevano portato due grandi mazzi di fiori dai mille colori.

-Tu non ci conosci, ma seguendo i Bastille abbiamo sentito quello che ti é successo, così siamo venuti a portarti questi. Condolianze- dissero per poi allontanarsi. Chiusi la porta e portai i fiori in sala.

-Altra gente che porta i fiori?- chiese Dan entrando nella stanza. Annuii.

-Erano dei tuoi fan e quando hanno saputo della notizia hanno voluto portarmi questi- dissi mentre guardavo malinconicamente quest'ultimi. Scorsi un fogliettino in uno dei due mazzi, così lo presi e lo aprii.

Broken heart// Dan SmithDove le storie prendono vita. Scoprilo ora