Dancer Club

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Mi avvicinai a Gabriele guardando per terra, non avevo ancora il coraggio di guardarlo in faccia.

Una volta arrivata davanti a lui gli chiesi:- Co-cosa devi dirmi?-

-Volevo giusto mettere in chiaro un po' di cosucce-

-Poi ci lascerai in pace?- gli dissi quasi urlando e fissandolo negli occhi. Non avevo capito nenache io perchè avevo detto ci, era riferito a me e Dan, giusto?

-Va bene, ma prima vieni con me, quello lì ci sta troppo vicino, dobbiamo essere soli- mi disse facendo un cenno con la testa per indicare Dan.

Non feci neanche in tempo a ribattere che mi prese per un braccio e mi buttò nella macchina, la mise in moto e partì. Mi portò in un posto che non avevo mai visto prima (sinceramente avevo visto davvero poco di Londra), era un monolocale sempre in periferia, probabilmente lo aveva preso perchè doveva ancora rompermi le palle per un po'. Dentro era tutto in disordine e conoscendolo non mi sorpresi molto; il letto era disfatto e c'erano vestiti sparsi su tutto il pavimento, solito atteggiamento da Gabriele, ma fra tutti gli indumenti per terra ce n'erano alcuni che sembravano circa due taglie più grandi dei suoi. Lui era troppo magro per indossare quella robba, quindi in casa c'era qualcun'altro molto più grande di lui e la cosa mi spaventó.

-Allora, l'hai portata la "donzella"?- la porta da cui eravamo entrati si riaprì e si richiuse bruscamente ed entró un uomo alto e robusto, doveva avere circa quarant'anni (non ero brava a stabilire l'età di una persona guardandola), aveva una lunga barba nera ed era calvo. Gli occhi piccoli e neri come il petrolio mi mettevano ancora più paura, così indietreggiai instintivamente, andando a sbattere a Gabriele.

-Ti conviene fare quello che dice, altrimenti non lo vedrai più- mi disse lui. L'uomo gli fece cenno con la testa di andarsene, poi si avvicinó a me e cominció a parlarmi con una voce cavernosa.

-Cercheró di tagliare corto perché non mi va di perdermi in chiacchere. Il tuo amichetto ti ha portato qua dentro perchè ho bisogno di una ragazza bella e con un bel fisico che mi faccia da cameriera nel mio club. Non dovrai ballare se non ti va, basta che mi porti delle birre ai tavoli.-

-Dovrei vestirmi da prostituta e girare intorno a uomini che vogliono solo "giocare" con il mio corpo?!- gli urlai con quella vocina stridula che mi veniva ogni volta che mi arrabbiavo. Per quanto fosse stata insopportabile non sarebbe mai stata paragonabile alla risposta che mi arrivó.

-Ma come sei perspicace bambolina! Ti voglio vedere stasera alle 9 precise al "dancer club"- poi se ne andó. Stavo per andargli incontro per fargli sapere che non mi sarei mai e poi mai presentata lì quando la voce di Gabriele mi rimbombó nella mente:"ti conviene fare quello che dice, altrimenti non lo vedrai più". Era ovvio che si riferiva a Dan, visto che era l'unica persona a cui mi ero affezionata da quando ero arrivata lì, così aspettai per un po' là dentro, poi tornai all'albergo.

Ore 20:50, Londra

Mi stavo preparando per uscire quando mi arrivò un messaggio da Dan.

"Hey, ti va di venire da me stasera e ci vediamo un film?"

Quanto avrei voluto dirgli di sì, ma dovevo andare in quel posto orribile e se non lo avrei fatto non lo avrei più rivisto. Così gli risposi:"Mi dispiace ma non posso, la mia amica é venuta dall'Italia per farmi una sorpresa e stavamo uscendo per fare cena". Era la prima cosa che mi venne in mente, così la scrissi e la inviai.

Dan's pov

"Mi dispiace ma non posso, la mia amica é venuta dall'Italia per farmi una sorpresa e stavamo uscendo per fare cena"

Accettai quella risposta a malincuore, dovevo ammettere che mi era mancata anche se non la vedevo solo da quel pomeriggio. C'era qualcosa in lei che mi attirava e non era solo il fatto che le piacesse cantare, era qualcosa di molto più profondo.

Mi buttai sul letto e accesi la televisione ma non c'era niente da vedere, così la spensi e cominciai a guardare il soffitto. Ad un certo punto mi addormentai.

Ore 23:09, Londra

Mi arrivò un messaggio da Jessi, non capivo perché dovesse mandarmi un messaggio a quell'ora se era con la sua amica, così lo aprii incuriosito. Mi aveva mandato la sua posizione, si trovava al centro in... che ci faceva in un club come quello?! Uscii subito di casa per raggiungerla.

Una volta arrivato spinsi la porta per entrare; dentro c'era solo qualche luce fioca accesa e la grande stanza era vuota (credo stessero chiudendo), c'era solo una ragazza che prendeva le bottiglie di birra vuote e le portava al bancone.

Mi avvicinai lentamente a lei (non mi aveva ancora visto) e solo quando le fui più vicino mi accorsi che era Jessi. I suoi lunghi capelli ricci che si appoggiavano sulle spalle e gli occhi color smeraldo che risplendevano alla piccola luce di un lampione erano indistinguibili.

-Hey- gli dissi accennando un sorrisetto. Non si era ancora accorta che c'ero e quando mi sentì si mise un po' paura e si giró di scatto verso di me con gli occhi spalancati.

-Che, che ci fai tu qui?!-

-Semmai che ci fai tu qui! Ho visto che mi hai mandato la tua posizione per messaggio su Whatsapp e quando mi sono reso conto di dove ti trovavi sono venuto. Non ti sembra un po' insolito come posto per cenare con un'amica?!- non mi rispose e si giró verso la sua borsa per prendere il telefono.

-Ma chi é stato? Io non ti ho mandato la mia posizione!-

Aveva dei pantaloncini di jeans cortissimi ed un top beije a pois bianchi che le arrivava poco sopra lo stomaco. Aveva dei fianchi perfetti ed era stupenda. Mi incantai a quella vista e credo che lei si sentisse a disagio perché mi si avvicinó frettolosamente, poi mi diede uno schiaffo dicendomi:- Se te la smettessi di guardarmi in quel modo e te ne andassi mi faresti un vero piacere!-

Nella sua voce non c'era solo rabbia, sembrava quasi triste e, certe volte, quando respirava faceva dei respiri profondi, come quando si smette di piangere. Mi accorsi che era quello che aveva fatto solo quando vidi il mascara che le era scolato sulle guancie.

-Ora mi devi spiegare che ci fai qui e perché hai pianto- gli dissi con voce preoccupata, lei abbassó lo sguardo e cominció a singhiozzare. Le presi il mento con l'indice ed il pollice, le alsai la testa e vidi che stava piangendo, così la strinsi forte facendole appoggiare delicatamente la testa sul mio petto.

-Forse é meglio se ti riporto all'hotel e domani mi spieghi tutto. Ora peró piangi quanto vuoi, se é quello che ti fa sentire meglio-

Broken heart// Dan SmithDove le storie prendono vita. Scoprilo ora