Sorry for my mistake

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Jessi's pov

Ero a Roma, nella casa in cui ho passato la mia infanzia e la mia adolescenza. La mia casa.

Avevo una maglia larga e grigia e dei pantaloncini bianchi. Ero scalza. Camminavo lentamente sul pavimento di marmo, ma non sentivo freddo.

Percorsi il lungo corridoio e mi ritrovai nel salone. Le foto di me e mia sorella da piccole erano ancora ordinatamente attaccate al muro, accanto a quelle di mamma e papà. Eravamo una bella famiglia.

L'assenza di qualsiasi rumore mi impauriva, ma nonostante tutto continuavo a camminare per la casa, finché non mi ritrovai nella mia camera. Era tutto come lo avevo lasciato prima di andarmene ed era dannatamente perfetto.

Una forte luce entrò dalla finestra e mi irradió di un piacevole calore. Improvvisamente vidi mamma, papà e Luisa all'interno di essa e spontaneamente mi incamminai sorridente verso di loro. Prima che potessi raggiungerli se ne andarono e mi lasciarono per terra nel buio più totale.

Chiusi gli occhi per mezzo secondo e quando li riaprì mi ritrovai in un altro corridoio. Le pareti erano bianche come il pavimemto e diverse persone con il camice mi passavano intorno velocemente.

Mi alzai e capii subito di trovarmi in un ospedale. Cercai di fermare qualcuno per farmi spiegare cosa era successo, ma nessuno si fermava.

Ad un certo punto vidi Janna, Kyle, Will, Woody e Dan accanto a qualche sedia nel corridoio, così gli corsi incontro.

-Dan!- esclamai cercando di abbracciarlo, ma fu come se una barriera ci divideva. Lo guardai confusa negli occhi e mi accorsi che stava piangendo. Era come se non ero davanti a lui e aveva lo sguardo perso e preoccupato.

Improvvisamente tutto mi fu chiaro e mi ricordai quello che avevo fatto. Ero morta, o forse no. Dan si alzò dalla sedia su cui era seduto e si incamminò verso una stanza, così lo seguii.

Entró nella numero 20 e quando fummo al suo interno vidi il mio corpo abbandonato sul lettino.

"Sei in coma Jessi e devi decidere fra la vita e la morte" mi disse una vocina che non capivo da dove provenisse. Ero in coma. Dovevo decidere fra la vita e la morte. Mi pentii subito di quello che avevo fatto e sperai di poter tornare indietro, quando Dan cominciò a parlare.

-Spero solo che tu mi possa sentire e voglio dirti che, anche se quello che hai fatto é totalmente sbagliato, non sono arrabbiato con te e ti amo. Hanno detto che non sanno per quanto rimarrai in coma, ma spero solo poco... mi ricordo che la prima volta che ti vidi eri in un taxi ed eravamo tutti e due bloccati dal traffico. Notai che qualcuno mi stava guardando nella tua direzione e mi girai curioso. Appena ti vidi abbassare lo sguardo e arrossire mi innamorai di te. Mi innamorai delle tue labbra, dei tuoi occhi, della tua timidezza. Di te. Quando poi ti rividi in quel bar in cui finalmente non lavoro più mi sentii al settimo cielo. E quando ci siamo baciati per la prima volta sul divano di casa mia ho capito che non ti avrei mai abbandonato. E non ti abbandoneró neanche ora. Perché devi sapere, Jessica Rinaldi, che continueró ad amarti e so che un giorno ti risveglierai e dopo quel giorno ti chiederó di sposarmi e ci sposeremo in quel bel parco he ti ho fatto vedere l'altro giorno. Perché tu sei il cielo più bello che abbia mai visto. Che senza le aurore boreali o senza le nuvole di mille colori, rimarrai sempre il miglior cielo che una piccola stella come me possa amare-

Una piccola lacrima mi rigò il viso. Si ricordava ancora quando ci eravamo incontrati e rimasi sorpresa quando scoprii che anche lui mi aveva visto nella macchina e, anche se era ormai passato quasi un anno, se lo ricordava perfettamente. Si era innamorato di me quando mi ero innamorata di lui.

"Grazie Cupido" pensai sorridendo. Quel piccolo angioletto aveva deciso di scoccare una bella freccia che colpì i nostri cuori aggiustandoli, ma purtroppo c'é sempre un diavolo di mezzo che rovina tutto.

Avrei voluto dire a Dan che lo amavo e che avevo capito di aver orrendamente sbagliato. Gli avrei chiesto scusa. Scusa per il mio errore.

Un'infermiera gli disse che doveva andarsene e lui obbedì lasciando malinconicamente la mia mano.

-Scusa- sussurrai, -scusa per il mio errore-

Sapevo che non mi avrebbe mai sentito nessuno, ma era l'unica cosa che in quel momento mi veniva meglio di pensare a cosa fare.

Spazio all'autrice

Allora, questo é il penultimo capitolo. L'ultimo lo pubblicheró domani e spero solo che vi sia piaciuta come storia. Pensavo di fare un sequel, ma non so se a voi va bene, fatemi sapere. Domani vi diró se verrà fatto e tutto. Sciauuuu

Broken heart// Dan SmithDove le storie prendono vita. Scoprilo ora