Strange love

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Ore 9.15, Londra

Dan's pov

Mi risvegliai nel mio letto. Da solo. Il cuscino sotto la mia testa era ancora bagnato dalle lacrime che avevo versato la sera prima ed io miei occhi erano pesanti e appiccicosi.

Ora capivo cosa si provava a soffrire. Capivo che significava dover piangere in silenzio sensa potersi sfogare e capivo anche perchè Jessi aveva deciso di farmi provare quelle cose. Non gliel'avrei mai fatta pagare, lei aveva sofferto troppo e non se lo meritava.

"Lei ti ama Dan, tornerà da te" continuava a ripetermi la mia coscienza. Se solo fossi stato così forte da crederci.

Mi alzai e andai di là. Sul divano non c'era ma aveva lasciato un biglietto.

"Sono uscita per fare la spesa. A dopo"

Lo lessi e sorrisi, immaginando a come sarebbe stato bello se me lo avesse sussurrato all'orecchio e poi mi avesse dato uno dei suoi migliori baci.

Non avendo voglia di mangiare, andai a vestirmi per uscire. Presi un foglio ed una penna e scrissi:"Sono andato a fare un giro e torno fra poco. Dan". Lo guardai un attimo e lo buttai nel cestino. Non volevo parlarle solo con i fogliettini, così aspettai sul divano che tornasse. Dopo circa mezz'ora rientró con una busta piena di cibo che appoggió in cucina.

-Ti stavo aspettando per dirti che stavo uscendo- le dissi entrando in cucina e sorridendo nervosamente.

-Non dovevi aspettarmi, in fondo la casa e la vita sono le tue, non dipendi da me- mi disse senza nemmeno guardarmi mentre riordinava il cibo.

-Allora Jessi... io-

-Fammi indovinare, ti dispiace per tutto e vuoi che ti perdoni? È ancora questo quello che vuoi? Farti perdonare per farmi soffrire? Scordatelo Dan- mi urló contro.

-Jessi mi manchi un casino. Dopo due mesi l'unica volta che ti ho toccato é stato ieri quando ti ho afferato il polso. Mi manchi Jessi, mi mancano le tue labbra e i tuoi abbracci. Sto soffrendo come hai voluto tu e posso continuare a soffrire se é quello che vuoi, ma se continui così moriró- le dissi mentre una lacrima mi rigava il viso. Mi guardó con la faccia di chi ne ha passate tante e prese un respiro profondo.

-Se devi andare a fare un giro esci. Vattene da questa casa e se non te ne vai tu me ne vado io- mi disse cercando di mantenere la calma. Mi incamminai verso la porta dell'ingresso asciugandomi le lacrime.

-Come vuoi, me ne vado, ma sappi che torneró per pranzo perché questa é casa mia e faccio come cazzo mi pare- urlai uscendo e sbattendo la porta.

Avevo esagerato? No, avevamo esagerato tutti e due ma aveva cominciato lei. Eravamo così innamorati da arrivare a fare questo. Perché io amavo lei e lei amava me, ma nonostante tutto continuavamo a farci soffrire.

Jessi's pov

-Come vuoi, me ne vado, ma sappi che torneró per pranzo perché questa é casa mia e faccio come cazzo mi pare- urló uscendo e sbattendo la porta.

Chiusi gli occhi e sospirai, poi andai a sedermi sul divano. Una parte di me mi urlava di smetterla di fare la stronza e di far tornare tutto com'era, un'altra invece mi incitava a continuare. Non sapevo chi avesse ragione fra le due, ma avevo paura che dopo questa litigata non sarei più riuscita a rimettere apposto le cose. Ci amavamo perdutamente ma era come se non lo volessimo ammettere.

Ore 22.15, Londra

Avevamo passato la giornata ad evitarci e ad uscire di casa per non stare vicini.

-Ho esagerato stamattina, scusa- mi disse sedendosi accanto a me sul divano. Gli feci un piccolo sorriso senza nemmeno guardarlo.

-Tranquillo, sono io ad aver esagerato- ammisi guardandolo. Mi diede una veloce occhiata anche lui, poi giró lo sguardo imbarazzato.

-Stasera alle 23 c'é una festa in un locale qua vicino. Vuoi venire?- gli chiesi. Sapevo che quella festa era adatta per finfacciargli quello che aveva fatto lui in due mesi, così decisi di invitarlo.

-V...va bene- disse nervoso.

-Perfetto, allora mi vado a preparare visto che mancano solo tre quarti d'ora- dissi alzandomi.

Andai in camera e mi misi degli stivaletti neri con il tacco abbastanza alto ed un vestito bianco senza bretelle stretto che arrivava poco sopra metà coscia. Mi misi un po' di matita, l'eyeliner ed il mascara, poi andai di là.

Dan era in piedi davanti alla porta ad aspettarmi. Appena mi vide arrivare rimase a bocca aperta e la cosa mi fece ridere, ma feci finta di non essermene accorta.

-Possiamo andare- dissi con tono freddo uscendo dalla porta.

-Certo, andiamo- ripose seguendomi.

Arrivammo al locale in cui si sarebbe tenuta la festa e scendemmo dall'auto. Appena entrai sentii un odore di alcol e fumo fastidiosissimo, ma cercai di non farci caso. Dan mi prese per un braccio e mi portó in un corridoio stretto e poco illuminato, in cui il rumore della musica era molto più basso.

-Sei voluta venire a questa festa per farmi vedere come ti diverti con i tuoi amichetti?- mi chiese arrabbiato.

-Forse... comunque ci sono molte ragazze che ti puoi portare a letto, quindi non ti conviene rimanere qua con me- ringhiai in risposta. Si avvicinó a me, fino a quando le nostre bocche non furono ad una distanza pericolosa.

-Ma io voglio solo te- sussurró accarezzandomi la guancia. In quel momento non mi importava più di niente, volevo solo che mi baciasse. Le labbra si stavano per sfiorare, quando si allontanó con un sorriso di vendetta. Dovevo capirlo prima che mi stava prendendo in giro.

-E adesso che fai Smith?- gli urlai per farmi sentire mentre si allontanava.

-Ti reggo il gioco- rispose, poi se ne andó.

Mi infilai fra la folla e andai sulla pista da ballo. Cominciai a ballare a ritmo di musica, quando una grande mano mi prese il braccio e mi portó via. Non riuscivo a vederlo bene, ma avevo capito che era Dan.

Mi portó nel corridoio in cui eravamo stati prima e mi spinse violentemente contro il muro. Solo lì mi resi conto che non era Dan.

Il ragazzo sconosciuto cominció a baciarmi il collo, mentre mi infilava le mani sotto il vestito.

-Lasciami in pace- gli dissi cercando di staccarlo, ma era troppo forte.

-Hey piccola, sta tranquilla. Voglio solo divertirmi un po'- ghignó con voce roca. Una lacrima di terrore scese sul mio viso, mentre quel lurido ragazzo esplorava ogni centimetro del mio corpo con le sue schifose mani e mi lasciava dei baci umidi sul collo e sulla scollatura del vestito.

Sperai con tutta me stessa che arrivasse Dan e mi salvasse, come solo i principi azzurri fanno, ma la mia coscienza continuava a ripetermi che non sarebbe arrivato mai.

Broken heart// Dan SmithDove le storie prendono vita. Scoprilo ora