Departure

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Dopo analisi su analisi, quei tre maledetti giorni passarono e potei tornare a casa.

Erano le nove della mattina e i ragazzi erano venuti a prendermi. Appena uscii dall'ospedale respirai a pieni polmoni l'aria che mi circondava e feci un bel sorriso. Entrai nella macchina di Kyle con lui, Janna e Dan, mentre Will e Woody andarono con la loro.

-Allora, ti dispiace che Dan parte?- mi chiese Kyle rompendo il silenzio. Dopo essere uscita dall'ospedale, quella era l'ultima domanda  volevo sentirmi dire. Mi agitai un pochino e Dan se ne accorse, così mi prese la mano facendo intrecciare le dita. Lo guardai sorridendo e presi un grande respiro.

-Anche troppo- ammisi abbassando lo sguardo.

-Tranquilla, ci saró io a tenerti compagnia in questi due mesi- mi rassicuró Janna.

-Ed io terró d'occhio quel ragazzo là dietro- intervenne Kyle guardando Dan dallo specchietto. Scoppiammo tutti a ridere poi, improvvisamente, tornammo in silenzio.

Mi piaceva il silenzio, soprattutto in macchina. Mi piaceva guardare di fuori e approfittare di quel silenzio per riempirlo con i miei pensieri. Era il mio passatempo preferito da piccola.

Dopo un po' arrivammo a casa ed io mi precipitai in camera per buttarmi sul letto.

-Sei stata sdraiata per tre giorni e ancora non ti é bastato?!- chiese Dan ridendo. Lo guardai divertita e gli risposi:- Quel lettino misero non é niente in confronto a questo!-

Allagrai le braccia e le gambe per occupare tutto il materasso e lui si sedette su un angolo ai piedi del letto che non avevo "invaso".

Ritirai i miei arti e diedi dei colpetti sul materasso accanto a me per fargli capire di avvicinarsi. Si sdraió con la schiena sulle coperte e le mani dietro la testa.

-A cosa pensi?- mi chiese guardando il soffitto. Come faceva a sapere che stavo pensando?

-Lo vedo dai tuoi occhi quando pensi- continuó. Adesso mi leggeva anche nella mente!

-Sto pensando al sogno che ho fatto la prima notte all'ospedale- risposi guardandolo.

-E cosa avresti sognato?- mi chiese mettendosi su un fianco e avvicinandosi il più possibile al mio viso. Si morse il labbro inferiore. Ora era troppo!

-Ho sognato mia madre e la mia famiglia. Era Natale e c'eri anche tu. Ho sempre sognato di far incontrare il mio ragazzo alla mia famiglia di Natale- dissi, cercando di trattenere una lacrima senza successo. Abbozzò un sorriso, soffocando un sospiro.

-Era così bella, non le somigliavo per niente! Le volevo un mondo di bene ed é stata una delle mie perdite peggiori... ecco apposto, riesco sempre a piangere in qualche modo!- dissi mentre delle grosse lacrime mi rigavano il viso. Mi tirai su sedendomi sul letto, abbracciai le gambe e appoggiai la faccia sulle ginocchia.

-Shhhh, tranquilla. Ci sono io- mi tranquillizzó Dan, abbracciandomi da dietro e appoggiando il mento sulla mia spalla.

Riusciva sempre a farmi sentire meglio, per questo lo amavo.

******

Passarono quattro giorni e arrivó il giorno della partenza dei ragazzi.

-Hai messo tutto nella valigia?- chiesi a Dan che la stava chiudendo.

-Sì-

-Hai preso il caricabatterie?-

-Sì-

-Il computer?-

-Pure-

-Il pony?- chiesi quando non sapevo più che dire. Lui si giró verso di me con una faccia interrogativa, poi scoppiammo a ridere tutti e due.

Si avvicinó e mi poggió le mani sui fianchi.

-Mi mancherai- disse.

-Tu di più- risposi cingendogli il collo con le mani. Mi avvicinó a sé e mi bació.

Ci avviammo verso la porta, poi entrammo nel furgoncino in cui ci stavano aspettando i ragazzi. Nel giro di mezz'ora arrivammo all'aeroporto.

-Il volo per New York partirà fra dieci minuti- disse una voce metallica che rimbombó per tutta la sala d'aspetto.

Cominciai ad intristirmi. Non volevo che Dan se ne andasse, soprattutto se non lo avrei visto per due mesi.

-Bhé, noi dobbiamo andare- mi disse alzandosi. Mi alzai anche io e lo abbracciai. Le lacrime cominciarono a rigarmi il viso e cominciai a singhiozzare.

-Hey, va tutto bene, non devi piangere- mi disse Dan asciugandomi più lacrime possibile con il pollice.

-M...ma io n...non voglio che t...tu te ne vai- dissi abbassando il capo. Mi mise due dita sotto al mento e me lo fece alzare.

-Ti prometto che due mesi passeranno velocissimi- cercó di tranquillizzarmi. Mi diede un bacio a stampo, ma io gli incastrai le labbra con le mie, per rubargli uno di quei baci veri. Quelli che solo lui sapeva darmi.

-Basta piangere, altrimenti piango anche io!- mi disse staccandosi per prendere fiato. Sorrisi, poi gliene diedi un ultimo.

-Avanti Dan, rischieremo di perdere l'aereo- urló Woody da lontano. Ci abbracciammo forte un'ultima volta, poi lui raggiunse i ragazzi.

Lo guardavo allontanarsi, mentre un senso di vuoto mi invadeva ogni centimetro del corpo. Due mesi sarebbero stati la mia peggior tortura.

Broken heart// Dan SmithDove le storie prendono vita. Scoprilo ora