Kaz tornò in sé con un mal di testa che faceva concorrenza al dolore che sentiva alla gamba. Aprì gli occhi con una certa fatica e si guardò intorno: era in una stanza diversa dall'ultima in cui era stato. Una stanza con quattro giacigli, posti a coppie ai lati di due porte frontali.
Oltre a lui c’era Jesper, che dormiva sul giaciglio accanto al suo. Kaz lo fissò un momento, poi osservò la sua gamba: era stata bloccata ad un pezzo di legno, così da non poterla muovere.
Si rese conto così che qualcuno doveva avergliela steccata. Qualcuno aveva dovuto toccarlo per fare quello.
Un’ondata di nausea lo travolse, ma rimandò giù tutto con uno sforzo indicibile. Guardò le due porte e capì con un po’ di fatica dovuto al mal di testa che quella a destra doveva condurre a una terrazza o a un giardino. Aveva voglia di aria fresca e cercò di tirarsi giù dal letto.
La gamba bloccata quando toccò il terreno fece un rumore forte abbastanza da svegliare Jesper, che si mise sull’attenti nel giro di un secondo netto.
«Che stai facendo?»
«Volevo prendere una boccata d’aria.» disse Kaz fissandolo.
Jesper annuì e tirò su due bastoni da terra. «Usa questi per aiutarti a camminare.»
Kaz li prese e si tirò su con essi. Li studiò un momento, poi provò a fare un passo usandole come due gambe ausiliarie: capito che funzionava, uscì.
Fuori c’era un giardino quadrato, non molto grande ma pieno di alberi e cespugli, tanto fitti sul perimetro da non lasciar visibile un solo centimetro di muro. Vide una serie di blocchi di pietra come panchine e si spinse fino alla più vicina, mettendosi a sedere accanto ad un paio di cespugli fioriti.
Il profumo dei fiori, anche se erano chiusi, riuscì a rilassarlo e ad allentargli i nervi tesi da troppo tempo. Era rimasto in uno stato di agitazione così a lungo che si accorse solo in quel momento di quanto era stato stressato, di quanta paura aveva effettivamente avuto dopo la sua cattura.
«Lavanda.»
La voce di Jesper gli fece riaprire gli occhi. Si girò a guardarlo e il ragazzo aggiunse: «La lavanda ha proprietà rilassanti. Credo Inej ne abbia fatta mettere un po' ovunque per quando qualcuno si sente nervoso.»
«Sembra funzionare.»
«Ti dispiace se mi siedo?»
Kaz fece un cenno affermativo e Jesper si sedette accanto a lui.
Per un momento rimasero zitti entrambi, godendosi il profumo della lavanda e la luce della luna. Alla fine Jesper disse: «Ne devi aver passate di terribili.»
«Cosa te lo fa dire?»
«Non hai reagito bene quando ti abbiamo aggiustato la gamba.»
«Non credo di voler sapere che è successo.»
«E io non credo di volertelo davvero dire, o di volerne parlare adesso.»
Kaz annuì, poi commentò: «Non sono stati i miei mesi migliori.»
«Spero starai bene qui, allora. Fidati, neanche ti accorgerai di essere stato comprato.»
Poi Jesper sorrise e si coprì la bocca con una mano. Kaz lo fissò e fece: «Che c’è da ridere?»
«Ti ha pagato un sesterzio! Compri pane per una tavolata con un sesterzio!» disse ridendo.
«Avrei potuto pagare anche un’oncia, ma non volevo umiliarlo così tanto.» disse una terza voce.
I due si girarono verso Inej, avvolta in una tunica leggera, che doveva essere passata a controllare che lui stesse bene.
«Mi viene spontaneo chiedere perché pagarmi così poco, domina.» disse Kaz dopo aver abbozzato un inchino.
«Nessuno ti avrebbe comprato, quindi perché pagare trenta sesterzi o più quando potevo pagarne uno solo? Meglio risparmiare.»
«Una logica inattaccabile.» convenne Kaz.
«Non ho però dubbi che il tuo valore reale sia di cento volte tanto. Più alto degli altri schiavi che erano con te. Mi sarai utile.» disse Inej con un lieve sorriso. «In effetti, credo tu ti dimostrerai un ottimo investimento.»
Non era certo che essere definito un investimento fosse meglio dell’essere definito uno schiavo, ma stava conversando allegramente e basta, almeno.
Jesper intervenne dicendo: «Credo di sentirmi insultato.»
«Non devi. Voi due siete stati presi per lo stesso motivo, solo che te Jesper ti conosco e ti ho pagato di più.»
Fece poi un sorriso. «Ora io torno a dormire, comunque. Volevo solo controllare che fosse tutto apposto. Kaz, tu pensa a guarire, comunque. Jesper, tu sei esentato dai tuoi compiti: finché non è guarito, fagli compagnia e aiutalo dove serve. Ci penserà Nina ad aiutarmi.»
I due annuirono e la ragazza si girò per tornare in casa. Si fermò appena superata la soglia e disse: «Kaz, non serve inchinarsi né chiamarmi domina se siamo in casa. Mi puoi chiamare semplicemente Inej.»
Dopodiché se ne andò e Kaz si rese conto solo in quell’istante che il suo cuore stava battendo più forte del normale.
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Mea Domina || Sei di Corvi
ФанфикAU: Antica Roma Kaz Brekker è uno schiavo. Uno schiavo scelto dall'unica persona in tutta la città che ritiene gli schiavi persone e non oggetti, uno schiavo che non tollera che qualcuno lo tocchi. Ma prima di quelo era un ladro e assassino, e se di...