Capitolo 7

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Era una sera serena, la luna piena che illuminava la città. Tutti dormivano, tranne tre individui, accucciati sul tetto della villa di Jan Van Eck.

«Se me lo avessi detto, non ci avrei creduto. Tu un’acrobata!» mormorò Kaz ad Inej, che stava osservando le finestre sottostanti.

«Io non posso credere che stiamo facendo questo.» disse la voce di Wylan poco dietro a loro. Erano passate un paio di settimane dal suo arrivo e il giovane non aveva più lividi visibili sul corpo: persino i suoi capelli avevano iniziato a ricrescere.

«So che entrare a casa tua così non è il massimo, ma non potevamo entrare facendoci annunciare.» mormorò Inej prima di saltare oltre il bordo. Si sentirono dei suoni lievi, prodotto di un paio di giorni di lezioni come scassinatore offerte da Kaz, poi il suono della finestra che si apriva.

Wylan si sporse, poi guardò Kaz. Insieme si presero le mani (unico modo con cui nessuno dei due aveva problemi di contatto fisico), poi il corvino lo aiutò a calarsi e Inej lo fece entrare; infine Kaz li raggiunse, meno aggraziato della padrona ma comunque silenzioso.

Erano nello studio di Jan Van Eck. Inej osservò le carte sulla scrivania al chiaro di luna mentre Wylan accompagnava Kaz fuori di lì. Il corvino osservò il pianerottolo e fece cenno al giovane di muoversi; il rosso rabbrividì, poi si fece avanti e indicò a Kaz la camera di Jan Van Eck.

Al suo interno c’era un quadro, dietro cui si poteva mettere soldi e preziosi. Per esempio, si poteva mettere dentro un braccialetto prezioso.

«Torna da Inej, faccio io.» sussurrò Kaz, che aveva una buona esperienza come ladro. Prese l’elegante braccialetto di Pekka Rollins dalla tunica e si infilò nella stanza, silenzioso come un’ombra. Individuò il quadro e lo sollevò, trovando a tentoni il buco. Ci mise dentro la mano, tastando parecchi soldi: combattendo contro la tentazione di rubarli, infilò dentro il braccialetto, nascondendolo sotto le monete e vicino all’apertura, così da essere meno individuabile.

Tolse la mano, riabbassò il quadro e uscì, ignorando il lieve russare di Jan Van Eck.

Avrebbe voluto tagliargli la gola direttamente, ma Inej lo aveva fatto giurare di non fare idiozie.

Tornò con Wylan nello studio, dove trovarono Inej intenta a leggere delle carte sul tavolo.

«Inej,forse dobbiamo andare.» mormorò Kaz.

«Aspetta.»

Il tono con cui lo disse impedì a Kaz di ripetere l'offerta. Le andò accanto e lesse i suoi fogli; Wylan rimase davanti a loro a guardarsi intorno.

«È una proposta di legge.» mormorò Kaz.

«È una proposta di legge per togliere i titoli nobiliari a chiunque non sia un romano nato a Roma. Non potrebbero essere nobili né i vecchi nobili dei nuovi territori annessi, né gli schiavi liberati. Toglierebbe anche a me la nobiltà... Ricomincerebbe tutto.»

Kaz la guardò e mormorò: «Ci stiamo sbarazzando già di lui, questo non è che un motivo in più. Non hai niente da temere.»

A costo di tagliare la gola a Van Eck lui stesso ed essere poi giustiziato, lo avrebbero tolto dai piedi.

Inej annuì e rimise il foglio dov'era. Wylan lo osservò un istante come se guardasse qualcosa di terribile: Kaz non aveva idea di cosa significasse.

«Scendiamo direttamente o torniamo dai tetti?» chiese infine a piano Inej, ricatturando la sua attenzione.

«Meglio dai tetti, se ce la fate a tornare su.» sussurrò Kaz.

«Non so se riuscirò a scendere poi.» fece Wylan deglutendo.

«Allora scendiamo normali.»

Saltarono giù dalla finestra con facilità, prima Inej, poi Kaz, infine Wylan, che venne preso al volo dagli altri due. Il corvino controllò che non ci fosse nessuno intorno, poi se ne andarono.

Il piano era ufficialmente iniziato.

Mea Domina || Sei di CorviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora