Capitolo 10

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Inej riuscì a trovare dei posti in prima fila nel colosseo per tutti e sei i membri del gruppo. Non fu affatto semplice, ma fattibile.

Nina non si sedette sui gradoni, bensì sulle gambe di Matthias. Kaz guardò i due piccioncini, indeciso se essere felice per loro o avere schifo.

Si girò verso Inej e chiese: «Nina resterà con noi o andrà con Matthias ora?»

«Non abbiamo ancora deciso o concordato nulla, ma è probabile la seconda.»

Wylan e Jesper stavano chiacchierando tra loro. Dopo la condanna di Van Eck sembrava che Wylan si fosse parecchio rilassato: era più tranquillo, e anche se non riusciva ancora a farsi toccare da altri, era saltato fuori che tollerava gli abbracci di Jesper purché fosse lui ad abbracciare per primo.

«Immagino libererai Wylan oggi.» disse a Inej senza guardarla.

«Intendo farlo, sì. Voglio permettergli di tornare a casa.»

«Ho la sensazione che Jesper abbia trovato finalmente qualcuno da corteggiare.» commentò Kaz. Non che non avesse notato come Jesper fosse stato accanto a Wylan per tutto il tempo della sua permanenza in quella casa, ma dirlo ad alta voce lo rendeva più reale.

«Vorrà dire che quando sistemeremo tutte le faccende oggi, lascerò che Wylan porti Jesper con sé.»

Kaz la guardò. «Resteresti sola con me.»

«E allora?»

Il corvino non aveva idea di che dire, non sapeva neanche lui se era un bene o un male restare loro due da soli.

«Non ho paura di te, hai già dimostrato che fai il possibile per le persone a cui tieni e so che non mi ucciderai mentre dormo. Avrai il tempo per guarire e saremo noi due da soli. Non ti va l’idea?»

Kaz tacque per un lungo momento, poi appoggiò la mano sulla sua, appoggiata sulle pietre che facevano da sedili. «Sì, mi va.»

Inej sorrise e mise l’altra mano su quella di Kaz. Un gesto semplice, ma che andava contro ciò che Kaz avrebbe potuto tollerare.

Lui non si mosse. Sentì il cuore battere così forte per l’ansia e la paura da fargli venir voglia di vomitare, ma non erano legati al tocco. Non sentiva niente, non rivedeva la sua vecchia cella.

Guardò Inej negli occhi e sorrise.

Poi la voce di un uomo fece girare la testa ad entrambi verso il centro dell’arena.

«Signori e signore di tutta Roma! Oggi volete il sangue, e noi vi daremo il sangue! Non sprechiamo tempo prezioso: lasciamo entrare i nostri gladiatori!»

Erano una dozzina. Van Eck era quello più livido di rabbia per essere costretto lì che Kaz riuscì a vedere, e lo osservò guardarsi intorno.

«Ci sta cercando.» disse scrutandolo.

«Siamo in prima fila. Dovremmo essere al sicuro da possibili attacchi, ma se uno sapesse lanciare i pugnali con convinzione… Kaz, ti posso chiedere di tenere gli occhi aperti? Tu sai combattere.»

Kaz annuì, mettendo in mostra tra le pieghe dell’abito un nuovo pugnale. «Se qualcuno tenta di uccidere uno di noi, lo fermerò.»

Il combattimento ebbe inizio. Van Eck, come Kaz si aspettava, scappò via. Qualcuno lo inseguì.

Lui era un nobile, non un guerriero. Fu il motivo per cui il corvino lo vide presto rallentare di fatica, cercare di difendersi con lo scudo che gli era stato fornito e cercare di difendersi.

Wylan nascose il volto sulla spalla di Jesper. Non voleva vedere.

La lancia gli fece un buco nel fianco. Van Eck urlò.

Mea Domina || Sei di CorviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora