Capitolo 8

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Il giorno successivo, tutta la città sembrava in allerta: se qualcuno aveva compiuto un furto a casa di Pekka Rollins, chiunque poteva essere colpito. Le ricerche del famoso braccialetto iniziarono immediatamente: era un braccialetto particolare e Pekka era certo che prima o poi sarebbe saltato fuori. Non era replicabile.

Kaz e Nina ascoltarono tutte quelle notizie mentre giravano per il mercato, ceste piene di pane e verdura tra le braccia.

«Devo dire che questo furto ha scatenato un bel casino.» commentò la ragazza ignorando tutti gli sguardi molesti per concentrarsi su Kaz.

«Se ho ben capito, Pekka Rollins non si è mai tolto quel braccialetto in vita sua. Il semplice fatto che qualcuno glielo abbia sottratto è incredibile.» fu la risposta di Kaz.

«Solo un ladro molto bravo poteva farlo.»

I due si scambiarono uno sguardo di chi la sapeva lunga, poi passarono attraverso la piazza dove un uomo stava urlando qualcosa, in piedi su un pezzo di marzo.

«.. Quindi, secondo le richieste del signor Pekka Rollins, tutti i nobili e poi tutti i cittadini della città subiranno perquisizioni accurate, al fine di trovare il suo prezioso bracciale.» urlò l’uomo mentre passavano.

«Ah, dobbiamo avvisare Inej allora.» fece Nina.

Appena tornarono a casa, la loro padrona venne informata.

«D’accordo. Prima del loro arrivo però dobbiamo controllare che nessuno ci abbia messo qualche duplicato o simili.» disse Inej.

«Come facciamo a sapere quando arriveranno?» chiese Wylan.

«Non sarei sorpresa se venissero oggi. Più che altro, il piano subirà variazioni ora?» chiese a Kaz.

«Jan Van Eck ci vuole fuori dai piedi, quindi basta che controlliamo di non avere noi il gioiello. Il resto lo farà la polizia, se fanno controlli.»

«Lui ti accuserà subito, Kaz. Come dire… non hai un alibi.» affermò Inej.

«L’unica parte del piano che ancora non abbiamo sistemato è questa, ma si risolve facilmente. Possiamo procurarci un alleato che ce lo crei: non possiamo aver rubato a casa di Jan Van Eck se non eravamo in città.»

«Nessuno abita fuori città che conosciamo.» fece Jesper.

«Matthias sì.»

Kaz sorrise e si girò con gli altri verso Nina, che aveva appena parlato. «Me lo ha detto da ubriaco. Casa sua è appena fuori città.»

«Se convincessimo Matthias ad aiutarci, saremmo apposto.»

«Se vengono oggi a perquisire, non faremo in tempo ad avvertirlo.» osservò Inej.

«Basta che qualcuno vada là subito e gli parli, oppure qualcuno deve portarlo qui. Meglio quest’ultima opzione in effetti, se fossimo tutti là non si spiegherebbe perché io e Nina fossimo al mercato stamattina, soprattutto se poi la si trovasse a casa di Matthias. Facciamo così: Nina, Jesper, voi andate da Matthias e invitatelo a venire qui. Lo convinceremo a dire due balle.»

«Siamo certi che accetterà?»

La voce era di Wylan, bassa e dubbiosa.

«Sì. Non per la mia mercanzia, Jan Van Eck vuole promuovere leggi che lo farebbero finire in catene perché non è un vero romano: è nel suo interesse abbatterlo.» disse Nina.

«Nina, Jesper, meglio se vi affrettate. Non sappiamo quando verranno, ma deve essere tutto pronto.»

I due annuirono e andarono a cambiarsi. Uscirono cinque minuti dopo dal retro: Kaz sentì il catenaccio della porta venir aperto.

«Noi che facciamo?» chiese Wylan.

«Controlliamo la casa. Non mi stupirebbe se Van Eck ci mettesse qualcosa per incastrarci, il discorso di Nina su Matthias riguarda anche me.» disse Inej.

Si misero quindi a cercare tutti insieme. Wylan lo fece con Kaz e gli chiese: «Se mio- Se Jan Van Eck venisse arrestato, cosa accadrebbe?»

«Probabilmente finirebbe tutto nelle mani del suo parente più prossimo.»

«Non lo voglio.»

Se lo lasciò sfuggire, ma Kaz fu imperturbabile. «Potrai mandare a monte ogni cosa. Far distruggere la sua asta di schiavi. Lasciarla ma far condannare come gladiatori quelli che lì ci lavorano. Salvare chi era previsto venisse schiavizzato per legge. Come eredità fa schifo, ma ci si può lavorare.»

Wylan lo guardò. «Non lo posso fare.»

«Perché no?»

«Ci sono tante pratiche e io... non so leggere.»

Lo disse con fatica, guardando altrove. Doveva essere un segreto inconfessabile e lo aveva detto a lui. A un ladro e assassino ora schiavo.

No, lo aveva detto a qualcuno che sapeva cos’aveva passato.

«Nel senso che non sei andato a scuola o in altri sensi?»

«Non riesco a leggere. Le parole mi sfuggono.»

Questo spiegava lo sguardo che gli aveva visto in volto a casa di Van Eck.

Kaz scrollò le spalle. «Di certo non ti butteremo da solo ad occuparti di una simile eredità. Potrebbe aiutarti Jesper.»

Wylan arrossì e si voltò per non farsi vedere. «Non sarebbe così male.»

Per un momento Kaz valutò di dirgli che a Jesper i ragazzi piacevano, ma decise che ci avrebbe pensato lui a comunicarglielo. Non era suo compito.

Non trovarono braccialetti in giro, ma Kaz sapeva che probabilmente ne avrebbero trovati con la perquisizione.

Jan Van Eck non era da sottovalutare, ma a dirla tutta non lo era nemmeno lui.

Mea Domina || Sei di CorviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora