Come previsto, quel pomeriggio sul tardi vennero i soldati a perquisire la villa. Inej li accolse e gli schiavi fecero brevi inchini prima di tornare nella stanza in cui erano prima a conversare con Matthias.
Kaz rimase con Inej, che osservò Pekka Rollins entrare con rabbia.
«Poche sere fa sono stato qui. Immagino abbiate voi il mio braccialetto.»
«Mi sembra di ricordare che lo avevate ancora al polso quando siete stato scortato fuori.» disse Inej pensierosa. Guardò Kaz, che disse: «Confermo.»
«State costringendo lo schiavo a parlare in vostra difesa, scommetto.»
«Non c’è molto su cui possa mentire. Il braccialetto noi non lo avevamo, o lo avremmo trovato e restituito.» rispose Inej per lui.
«Bene, almeno la coscienza pulita sembrate averla. Io ieri il braccialetto lo avevo, oggi non c’è più. Spero per voi che voi non lo abbiate.»
Poi entrò Van Eck. L’espressione di Kaz divenne indefinibile, ma Inej poteva leggerci sotto la voglia di piantargli un pugnale nella schiena.
«Controlleremo subito. Tanto non avranno niente da nascondere, giusto?» disse con un sorriso sinistro.
Kaz capì. Aveva trovato il bracciale. Li avrebbe incriminati.
I due rimasero comunque ad aspettare il verdetto, non potendo chiedergli di svuotare le tasche, e quando lo sentirono urlare “Trovato!”, le sopracciglia di Kaz si alzarono parecchio.
Il braccialetto che venne portato da Pekka Rollins era l’originale, Kaz lo capì immediatamente. Aveva occhio per i preziosi, non potevano ingannarlo in quell’ambito.
«Bastardi. Ladri senza scrupoli! Vi farò squartare, vi farò crocifiggere, anzi!» urlò Pekka Rollins.
Rimase spiazzato dalla calma con cui Inej disse: «Non lo abbiamo preso noi.»
«Davvero? Stronzate, era qui!»
«Dominus Rollins, noi non eravamo a casa questa notte. Siamo tornati questo mattino. Siamo stati fuori città, non potevamo materialmente venire qui a rubare.»
Jan Van Eck rise. «E immagino abbiate anche un testimone.»
«In effetti sì, lo abbiamo. Jesper, verresti con il nostro ospite?!»
Jesper comparve dalla stanza adiacente e Matthias lo seguì.
«Ah, ti ho già visto qui. Matthias, giusto?» chiese Pekka.
«Non serve spendere tempo con uno che non sa neanche la nostra lingua.» sbuffò Van Eck mentre Matthias rispondeva: «Giusto.»
«Domina Inej afferma che ieri sera lei e i suoi schiavi sono stati da te; è vero?»
«Sì. Li ho invitati io, volevo compagnia. Mi hanno chiesto di venire qui con loro quando stavano per partire e io ho accettato.»
Van Eck sbuffò. «Non vorrà mica credere davvero a un barbaro.»
«Come scusi?» ringhiò Matthias facendo un passo avanti. Superava Kaz in altezza di almeno dieci centimetri e già Kaz doveva abbassare lo sguardo per guardare Van Eck: la differenza d’altezza già bastava a schiacciarlo.
«In questa casa è vietato insultare gli ospiti.» intervenne Inej.
«Lui mi insulta con la sua presenza.» ribatté l’uomo.
«Io vorrei sapere invece, dominus Van Eck, perché c’è un capello rosso nel bracciale del dominus Rollins.» disse Kaz. Nessuno aveva notato che si era avvicinato a Pekka e che si era messo ad esaminare il bracciale.
L’uomo portò l’attenzione su di lui e disse: «Mi ricordo di te. Assassino e ladro, scommetto che hai rubato tu questo bracciale. Ti farò decapitare!»
Ma ora anche Pekka aveva notato il capello, incastrato in una decorazione del bracciale. Fissò Van Eck e disse: «Voglio una spiegazione.»
«Di cosa, dominus?»
«Perché il suo capello è qui?»
«Non è mio, quel capello.»
«Vede forse altri rossi in giro?»
Per un momento Van Eck non rispose, poi disse con un sorriso freddo: «Anche mio figlio ha i capelli rossi. Deve aver rubato lui il suo bracciale.»
«Perché suo figlio avrebbe dovuto mettere qui questo bracciale?»
«Perchè dominus Van Eck ha venduto suo figlio come schiavo e siamo stati noi a comprarlo.» rispose Inej senza lasciar trapelare nessuna emozione. «Non è però possibile che sia stato Wylan a prenderlo.»
«Anche Wylan era da me ieri sera.» intervenne Matthias. Il suo latino era perfetto, nonostante avesse un accento piuttosto forte.
«Deve essere fuggito.»
«Se anche lo avesse fatto, resta il fatto che Wylan non ha i capelli così lunghi perché gli sono stati tagliati. Non possono essere suoi.» s’intromise Jesper.
«Il che vuol dire che lei, Van Eck, oltre ad aver venduto e fatto picchiare e violentare suo figlio, ha rubato un bracciale prezioso e ha anche cercato di incastrare noi che non c’entravamo proprio nulla con questa storia.» concluse Inej. La sua voce non tradiva alcuna soddisfazione, il suo sguardo invece sì.
Pekka Rollins annuì un momento, poi disse: «Soldati, scortate al colosseo il signor Van Eck. Domani divertirà Roma.»
L’uomo cercò di fuggire. Se lo aspettavano tutti, ma solo Kaz ebbe la prontezza di spirito di prendere il suo pugnale e di lanciarlo, colpendogli una gamba e facendolo cadere con un urlo.
Lo portarono via senza che nessuno contestasse. Pekka se ne andò senza neanche salutare, lasciandoli soli.
Wylan uscì dalla stanza accanto. Aveva un piccolo sorriso sul volto.
«Abbiamo vinto, vero?»
«Direi proprio di sì.» disse soddisfatta Inej.
«E io?»
«Credo che domani dopo l’esecuzione tutto verrà lasciato a te.» disse Kaz. Ora che tutto era finito si rese conto di quanto era stato teso prima: se non ci fosse stato quel capello rosso probabilmente non lo avrebbero mai incastrato.
Il piano B era che lui gli avrebbe tagliato la gola e sarebbe andato a combattere i leoni subito dopo. Era felice di com’era andata.
«Quando mi avete detto che leggi voleva proporre, non volevo credervi. Sono felice di avervi dato una mano a toglierlo dai piedi.» disse Matthias osservando il gruppo.
Nina lo prese per la veste e lo tirò giù. «Ti meriti un premio.»
Lo baciò e Matthias divenne di un bel rosso acceso, anche se non si staccò né si allontanò. Jesper dietro di loro fischiò piano.
«Andremo anche a vedere domani quindi?» chiese Wylan.
«Dipende. Ci vogliamo andare?»
Jesper urlò “Sì!”, Kaz annuì, Nina fece pollice in su. Matthias non rispose.
«Direi di sì, sempre se te la senti.»
Wylan annuì. «Sì, sono pronto.»
«Allora domani andiamo e tutto questo avrà fine.»
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Mea Domina || Sei di Corvi
FanficAU: Antica Roma Kaz Brekker è uno schiavo. Uno schiavo scelto dall'unica persona in tutta la città che ritiene gli schiavi persone e non oggetti, uno schiavo che non tollera che qualcuno lo tocchi. Ma prima di quelo era un ladro e assassino, e se di...