mum

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Ho lasciato tutto con la consapevolezza che non sarebbe stato facile, ma mai avrei pensato che sarebbe stato così difficile.
Sono sempre io, Ester, ho 20 anni questa volta. Ho lasciato il paese dei miei sogni, il ragazzo direi perfetto e i miei migliori amici un mese fa. Il perché? Non lo so, non me lo so spiegare bene. Avevo un futuro da aspirante attrice, se solo riuscissi a spiegare a parole le emozioni che ho provato la prima volta che sono entrata in un set cinematografico forse si potrebbe capire. Mi piaceva recitare, tiravo fuori la mia persona e potevo comunicare in modi diversi, indossando vestiti diversi, parlando in modo diverso e intrepretando un ruolo che non era il mio. Ho lasciato perché ho rischiato la vita per un'uomo e da quel giorno non mi sento abbastanza per affrontare la vita, sento di essere sempre e perennemente sul punto di crollare. E questa cosa mi fa non mi piace, io non sono così, io non sono mai stata così.

Ho lasciato il mio migliore amico e penso sia stata una delle cose più difficili che io abbia mai fatto. Era quella persona che anche se non era presente fisicamente, la sua presenza si sentiva comunque, il suo sostegno c'era anche quando lui non c'era.
Mi ha salvato la vita, lui mi ha trovata in mezzo alle acque del mare, lui mi ha trovata per strada dopo che sono stata picchiata, lui mi stretto fra le sue braccia senza mai lasciarmi andare.

Ho lasciato la mia migliore amica senza dire nulla, senza dirle che non ci saremmo più viste, senza dirle che mi manca da morire. L'ultima volta che l'ho vista stava male, era appena stata lasciata dal suo ragazzo senza un vero motivo e per qualche secondo ho smesso di credere che l'amore esistesse. Erano una coppia affiatata ed erano sempre pronti a sostenersi, hanno condiviso tasselli molto importanti della loro storia e della loro vita.

Ho smesso di credere all'amore fino a quando non mi sono voltata e ho guardato Il mio ragazzo che stava parlando con un ex collega, ma aveva lo sguardo fisso su di me. Divorando completamente con gli occhi la mia figura, ho ricominciato a credere nell'amore quando mi ha sorriso e con la bocca ha mimato un "ti amo", ho ricominciato a credere nell'amore quando poco dopo mi si è messo di fronte, mi ha messo le mani sui fianchi e ha annullato la distanza fra i nostri volti.
Non ho mai smesso di amarlo, e non avrei voluto lasciarlo, non avrei voluto lasciare la mia così bella, nonostante gli alti e bassi, vita.

"ciao mamma" dico io entrando in salotto avvicinandomi alla poltrona che oramai ha preso la forma del corpo magro, forse troppo, di mia madre, lei ha gli occhi chiusi ma sulla guancia ha una lacrima che io lentamente rimuovo. Mi avvicino a lei cercando di abbracciarla ma sempre con la stessa e costante paura.

"mi fai male" si lamenta lei aprendo gli occhi e muovendosi leggermente sotto di me. Io mi sposto velocemente dalla sua figura per paura di poterle provocare un ulteriore dolore. I suoi occhi sono aperti ma completamente spenti, l'azzurro che una volta era sempre pieno di gioia ora è un immenso blu che mi lascia senza fiato.

Mia mamma è depressa, completamente, ad un livello esponenziale. Questo è il vero motivo per cui sono tornata in Italia.
Da quando sono tornata la situazione si è aggravata di più, è sempre seduta su quella poltrona bianca che abbiamo in salotto, non mangia niente e se ci avviciniamo con un piatto lei lo prende e lo lancia contro il muro per poi iniziare a piangere.
Quando mio padre prova ad aiutarla per camminare un po' in giardino e per prendere un po' d'aria fresca, lei si lamenta per il dolore fisico che prova. L'avevo vista depressa, ero riuscita a salvarla, ma mai la situazione è stata così aggravata.

Faccio un respiro profondo non appena la donna richiude gli occhi e vado verso la cucina, dove si presenta la figura di mio padre che si asciuga rapidamente le lacrime sperando che io non noti il fatto che poco prima stesse piangendo.

"papà lo so come ti senti, puoi piangere non serve che ti nascondi" gli dico io avvicinandosi a lui e mettendogli una mano sulla spalla

"non ce la faccio, è sempre più grave. Non posso- io non posso perderla per sempre" dice lui con una voce rotta dal pianto. Piangere è la cosa che gli vedo fare più spesso ultimamente. Non è più l'uomo che ricordo, era sempre sorridente, protettivo nei confronti delle donne della sua vita e sempre forte di fronte ad ogni difficoltà.

In quanto a mia madre potrei mettermi a parlare di lei per ore. Come dico sempre è la persona che mi ha dato un' posto nel mondo, è la persona che mi cantava una canzoncina vicino all'orecchio quando da piccola non riuscivo a dormire ed è la persona che mi stringe fra le sue braccia quando ho paura.

La frase detta poco prima da mio padre mi fa immobilizzare per qualche istante facendomi gelare il sangue. Ha ragione. C'è la possibilità di perderla e io non sono pronta ad affrontare tale sofferenza.

Mio padre soffia e inizia a singhiozzare mettendosi le mani sugli occhi. Non posso permettermi di essere debole anche io ora, devo dimostrarmi forte ed aiutare i miei genitori a stare meglio, nel miglior modo possibile.

"domani la porto dallo psichiatra" mio padre tira su con il naso e mi guarda negli occhi, i suoi occhi verdi quasi del mio stesso colore sono lucidi per via delle lacrime

"la porto io, tu aspettaci a casa" mi dice mio padre mettendomi una mano sulla spalla.

Dovrei aver iniziato l'università già da un pezzo oramai, ma per la faccenda di mia madre non mi sono nemmeno preoccupata di iscrivermi. Se devo essere onesta, proprio non mi va di iniziare a studiare giurisprudenza per quattro anni. Perciò quando questa cosa si risolverà vedrò cosa sarà giusto fare.

Annuisco a mio padre e lascio la cucina, passando per il salotto senza rivolgere una parola ne uno sguardo a mia madre.

"è sbagliato" dice però la sua voce forse un po' troppo bassa facendomi voltare. Io stupita e probabilmente incuriosita mi avvicino di più a lei.

"cosa è sbagliato mamma?"

"cosa ci fai qui? Perché non stai studiando? Perché non stai vivendo? Io non ho bisogno di te, non l'ho mai avuto. Non perdere la tua vita in cose che potrebbero farti stare male. C'è Noah qui con noi ora, si prenderà lui cura di me" mi si gela il sangue a sentire il suo nome, le mie gambe tremano e senza dire nulla lascio il salotto per andare in camera mia.

Butto la testa sul cuscino e inizio ad urlare più forte che posso, buttando fuori tutte le tensioni racimolate in questo periodo che sembra infinito.

Mia madre ha appena confuso mio padre con Noah, dicendo che sarà quest'ultimo a prendersi cura di lei. Mi ha appena detto che non ha mai avuto bisogno di me. Mi ha appena detto che non dovrei essere qui, al suo fianco.

Vorrei tenerle la mano ma lei mi impedisce di farlo, vorrei poterle dire tante cose ma lei non ne ascolterebbe nemmeno una, vorrei piangere sul petto di un ragazzo che ora si trova chissà a quanti chilometri di distanza da me, vorrei stringere il mio migliore amico e sentirmi dire che lui per me c'è.

Vorrei fare tante cose, vorrei avere la certezza di molte cose, ma invece non ho la certezza di niente. L'unica cosa che so, è che mia madre non è più mia madre.

🍒🍒
Ciao a tutti e buona domenica!
Eccoci qui nel molto desiderato sequel. Come sempre ringrazio tutte le persone che mi hanno sostenuto nella pubblicazione del sequel.
Ho pensato di pubblicare la domenica ed è possibile che, se riesco con la scuola e con gli allenamenti, io possa pubblicare anche di Giovedì.
Che dire... questo sequel sarà pieno di sorprese e spero di intrattenervi! Vi voglio bene!

I won't let you go |Tom Holland|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora