stay

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"Ciao" gli rispondo io per poi interrompere il nostro incrocio di sguardi. Avere Tom così vicino a me dopo cosi tanto tempo mi provoca innumerevoli emozioni.
Prima di tutto provo disgusto, ricordandomi il motivo per cui noi due adesso non ci parliamo. Provo paura, perché non so come controllare tutte le emozioni che fanno a pugni dentro di me. Provo sollievo, perché la sua presenza, il fatto di essere così vicini , riesce a farmi sorridere, nonostante tutto, lui, riesce a farmi provare delle emozioni che pensavo di non poter provare più.

"Io e daja andiamo a casa perché ha iniziato a piovere e lei è un po stanca" mi dice Harrison quando torno al bancone dopo essere stata in bagno. Tom annuisce e poi si assicura che Zendaya stia bene. Io dico a Harrison di ricordarsi la porta aperta perché non ho le chiavi di casa e i miei amici dopo averci salutati ci lasciano da soli una seconda volta.
Ci lasciano soli in un bar stracolmo di persone.

"io me ne vado" dico battendo le mani sul bancone attirando l'attenzione di Tom

"dove?" 

"via"

"ma sta piovendo" puntualizza lui

"ma non mi interessa" dico io imitando la sua voce gesticolando in modo irritante. Lui fa spallucce e poco dopo si alza, mette qualche moneta sul bancone e si avvia alla porta.

Lui si lamenta guardando la quantità di pioggia che bagna le strade di Londra e io faccio lo stesso per poi superarlo e andare verso casa di Harrison.
Cerco di stare attenta alla pioggia affinché non mi sporchi le gambe, il vestito e soprattutto le mie nuove scarpe che la mia migliore amica mi ha obbligato a comprare oggi pomeriggio. Non ci starei così attenta se le avessi pagate di meno.

"non ci posso credere" dico io sbattendo le mani sulla porta della casa di Harrison. Suono innumerevoli volte il campanello e urlo innumerevoli volte di farmi aprire non ricevendo nessuna risposta.
Mi maledico per aver scordato a casa il cellulare e maledico i miei amici per non essere ancora tornati a casa "vaffanculo" Urlo sbattendo il piede per terra "ti odio Londra" sentenzio alzando le mani verso il cielo e inizio a camminare freneticamente per la via di casa cercando un riparo dalla pioggia.

"tieni" una voce che conosco troppo bene mi incita a voltarmi

"no grazie" dico io rifiutando l'ombrello che mi sta porgendo Tom

"Cosa ci fai qui per strada da sola?"

"sono chiusa fuori casa da sola perché il tuo migliore amico e la tua migliore amica sono degli stupidi" dico io e lui in tutta risposta scoppia a ridere "non fa ridere, Holland. C'eri pure tu prima quando gli ho chiesto di lasciarmi la porta aperta e ovviamente non mi ascoltano, perché non lo fanno mai" 

"quella è la mia casa" dice indicando una casa alle sue spalle

"wow" prendo parola "mai avrei pensato che saresti giunto a tanto... ragazzi, Thomas vuole approcciare con me invitandomi a casa sua" dico io con fare teatrale.
Lui fa un leggero sorriso e nonostante la mia testa faccia cenno di no lui afferra la mia mano e mi accompagna verso la casa che ha indicato in precedenza "vieni" mi dice non appena giungiamo all'ingresso della casa, in questo momento mi lascia la mano e io lo seguo fino a che non entriamo al suo interno.

La casa si presenta con un grande salone con cucina a vista e con delle scale sul lato destro della sala che portano ad un piano superiore  "Questa è casa mia" dice grattandosi la testa imbarazzato, io continuo a guardarmi attorno. Accanto al divano c'è un tavolino dove sono presenti tre foto, tre foto che ricordo alla perfezione, ma su una mi fossilizzo. Quest'ultima ritrae me e Tom, ricordo alla perfezione quella sera: era la sera del suo compleanno e nella foto stiamo ballando. Ricordo ancora le emozioni che ho provato quando i nostri occhi erano completamente incatenati, le mie mani erano nei suoi capelli e le sue mani erano sui miei fianchi. Mi stupisce che questa foto si trovi ancora qui.

I won't let you go |Tom Holland|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora