others

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Spesso le cose non riesci ad accettarle. Spesso rimani incatenato a delle cose che non hai più. Spesso non hai il coraggio di andare avanti. Spesso rimani completamente solo.
Rimanete solo te e la tua angoscia, i sensi di colpa, la noia, la monotonia.

Monotonia che ormai mi affligge da giorni, che mi fa solo camminare avanti e indietro per la casa mentre cerco di dare risposte a cose senza risposta, mentre provo ad accettare una cosa inaccettabile, mentre provo a non pensare a una cosa ormai fissa nella mia mente, sulla mia pelle, nel mio cuore.

Angoscia che mi tormenta, tristezza che mi pervade.

La solitudine di ritrovarmi in una casa che una volta era per tre, ed ora è abitata solo da uno.
Ritrovarmi in una casa che sembra sempre essere più stretta per ritrova infine completamente soffocata.

Da giorni rivivo lo stesso loop, mi alzo dal letto, prendo il telecomando, lascio la tele accesa per tenermi compagnia, mi siedo sul divano e ci resto fino alla sera prima di andare a letto. Per ripetere questo ancora, ancora e ancora.

Sento improvvisamente qualcuno bussare alla porta allora istintivamente alzo il volume della tele ancora più alto di quanto fosse già, più la persona alla porta continua a bussare, più io alzo il volume. Questo fin quando quest'ultima si presenta all'interno della sala di casa mia. La prima persona che è entrata da quel fatidico giorno, l'ultima persona che lascerò entrare, l'ultima persona che mi aspettavo di vedere.

"ei" la sua voce dolce e soave risuona nella ampia stanza e con un grande sorriso in volto si mette al mio fianco seduta sul divano "che ne dici di parlare un po'?" mi dice la ragazza dai capelli ricci facendomi un sorriso compiaciuto.

Non la vedevo da tanto, forse troppo. Provo un leggero imbarazzo perché mi sento come quando in mezzo a tante persone qualcuno ti saluta e tu convinto che stesse salutando te ricambi e infine ti rendi conto che il saluto non era rivolto a te.

Ma qui è diverso, io l'ho abbandonata perché sono stata troppo codarda per avere il coraggio di dirle che non ci saremmo più riviste.

Zendaya prende il telecomando tra le mani e spegne il televisore. Faccio un respiro profondo in quanto il televisore spento non fa altro che ricordarmi che senza parole, nell'aria, c'è sempre lo stesso silenzio.

"ciao" dico io a bassa voce incrociando il suo sguardo

"mi sei mancata molto" mi dice la mia amica

"i miei genitori sono morti" il suo sguardo da sollevato per avermi rivisto si fa serio e pieno di preoccupazione "se ne sono andati, scomparsi, per sempre" dico appoggiando entrambi i gomiti sulle mie gambe e mettendomi le mani sugli occhi con la speranza che possa in qualche modo calmarmi "l'ultima cosa che mio padre mi ha detto è stata: vivi la tua vita e non farti sovrastare da cose che non puoi controllare. Mi vedi? Sono malridotta, sono sola, completamente, sono furiosa, arrabbiata, perché la vita è un casino, tutto è uno schifo, io sono uno schifo e mi sono fatta sovrastare dai sentimenti e dalle cose che non posso controllare, perciò non sono stata brava come mi ha detto mio padre" la mia amica rimane ferma, li, seduta accanto a me a fissarmi.

Prova a mettermi una mano sulla spalla per consolazione ma io mi alzo di scatto dal divano

"lo vedi questo?" dico sollevando il telefono che apparteneva a mio padre "questo telefono è l'unica cosa che mi rimane. C'è una nota vocale che risale al giorno dell'incidente e io non voglio ascoltarla, qualsiasi cosa sia, non voglio sentirla. Saranno solo un mucchio di stronzate, come qualsiasi cosa in questo mondo" dico io per poi scaraventare il telefono contro al muro più vicino "vaffanculo" urlo io per poi lasciar andare le mie gambe accovacciandomi accanto al divano.

I won't let you go |Tom Holland|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora