Parte 9

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I due mesi successivi furono un insolito susseguirsi di eventi. Nagisa continuava ad essere perseguitato dai bulli, con ogni tipo di violenza. Fortunatamente non gli procuravano lesioni gravi come quella precedente, ma lui era così buono e felice, che si lasciava ferire perché mentre era a terra, massacrato dalla cattiveria degli adolescenti, guardava da lontano quel ciuffo rosso di capelli che tanto lo rendeva vivo. Infatti Nagisa, adesso aveva uno scopo per sopportare quelle angherie, arrivava alla fine delle lezioni e sapeva che, spesso, Karma andava da lui per aiutarlo a studiare. C'è da dire che si, studiavano, ma lasciavano tanto spazio ad altro. Karma, quando era con lui, si lasciava alle spalle tante di quelle cose che non avrebbe nemmeno saputo spiegare. Se quando entrava in casa sua era un po' irrequieto e deluso per la famiglia terribile che aveva ricevuto, saliva quelle scale e respirava un'aria di casa che mai la sua gli aveva dato. Nagisa, era per Karma, quella ventata di freschezza e novità che rendeva la sua vita un po' meno penosa, o almeno così gli piaceva pensare. Spesso arrivava in casa e lo trovava di sopra a preparare, poi gli apriva la porta della stanza sorridendo come nessuno sapeva fare, quel sorriso era diventata una meravigliosa condanna. Karma sorrideva di risposta e gli scompigliava i capelli, mentre Nagisa spesso lo abbracciava goffamente, risultando in altezza la metà di lui. Uno dei primi giorni in cui definirono meglio il loro rapporto, le loro parole risuonavano in tal modo:
- Karma, ora che è passato quasi un mese, sapresti dirmi cosa sono io per te?
- definire il nostro rapporto ti farebbe piacere?
- moltissimo!
- non saprei, piccoletto, credo che tu sia semplicemente una bella cosa di questo periodo.
- non mi aspettavo una dichiarazione di matrimonio, però nemmeno questo - disse ridendo.
- non prenderla male, però non saprei... è una relazione segreta agli occhi di tutti, i miei genitori mi fanno una pressione incredibile per trovare una fantomatica ragazza stupida da riempire di bugie e illusioni, proprio come mia madre - disse Karma in preda alla rabbia.
- hey, Karma, non ti devi preoccupare, va bene? Mi sta bene mantenere il segreto, mi sta bene anche se mi picchiano ogni giorno, però non accetto che tu soffra a causa mia. Mi basta vederti sorridere e mi passa tutto. I lividi scompaiono e le brutte parole scemano. Non devi dirlo a nessuno, può rimanere un segreto, va bene così.
- che cos'hai che non va tu, eh? Cosa c'è in quella testa che ti fa dire queste cose? Vedi, vedi cosa mi fai? - disse Karma appoggiando la mano di Nagisa sul petto.
- cosa faccio?
- fai battere questa vecchia macchina e muovere questi ingranaggi arrugginiti, grazie, ragazzino.
- se stare con me, in questa piccola stanza, in segreto, ti rende felice, a me sta bene.
- mi rende felice, è questo che sei per me.
- qualcosa che ti rende felice?
- qualcuno che mi ricorda che c'è un senso al dolore.
- è l'etichetta migliore che esiste, per me.
Karma sorrise lievemente e appoggiò le sue labbra sul collo di Nagisa, respirandoci dolcemente. Nagisa lo lasciò stare per un po' e poi gli alzò il mento per baciarlo delicatamente. Karma connetteva i loro respiri e si gettava su di lui con calma insistenza. Nagisa si mise seduto sopra di lui e gli accarezzò i capelli. Egli amava accarezzare i capelli di Karma, dopo il suo sorriso erano la cosa che preferiva.
- io invece Nagisa, cosa sono per te?
- uno scopo.
- che vuoi dire?
- dico che quando vedo il cielo oscurarsi e la pioggia scendere, penso a te e tutto sembra pieno di luce. Ti sembra stupido, vero?
- no, è una cosa che mi fa pensare.
- a cosa?
- forse alla fine, entrambi esistiamo per dare senso al nostro dolore - disse stringendolo a se.

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