Parte 18

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- signora scusi, dov'è Nagisa?
- non credi di avergli creato già abbastanza problemi tu? Sparisci immediatamente! - disse piangendo.
- non capisco, sta bene?
- no! E non credo sia normale rientrare a casa e trovare il proprio figlio immerso nel suo stesso sangue! È colpa vostra e di quello che gli fate!
Karma sbiancò e per un istante si sentì svenire.
- signora, Nagisa sta bene? - disse tremando.
- è vivo, ma non sta bene.
Karma respirò di nuovo ma implorò la donna di vederlo.
- sei l'ultima persona di cui ha bisogno, quante chiamate ti ha fatto ieri? Se tu avessi risposto!
- la prego! Per favore mi porti da lui!
La donna acconsentì solo alla condizione che al minimo errore l'avrebbe allontanato per sempre. Karma corse veloce davanti alla stanza ma una dottoressa lo fermò.
- può ricevere visite ma è molto debole, non farlo sforzare o agitare.
Karma, dopo aver annuito, entrò trattenendo le lacrime. Nagisa era attaccato a una gigantesca flebo e dormiva quasi forzatamente. I suoi occhi erano scavati e la sua pelle era chiarissima. Karma si sedette su una poltrona e si mise le mani tra i capelli, iniziando a piangere nervosamente.
- Karma? - disse biascicando le parole.
- si! Si sono qui - disse inginocchiandosi accanto al letto.
- sei tu? Davvero? - disse cercando di aprire gli occhi.
- si! Si! Non ti sforzare.
- perché sei qui? - chiese aprendoli dolcemente.
- no, no, tu perché sei qui!
- stai piangendo?
- per favore, ti prego dimmi la verità, se io fossi venuto a casa tua ieri, avresti fatto lo stesso tutto questo?
- no, non l'avrei fatto.
Karma pianse affogando nelle sue lacrime, spingendo la testa sotto le coperte.
- non ti ho mai visto piangere - affermò Nagisa faticosamente.
- perché? Perché tutto questo? Non ci credo che volevi morire!
- volevo morire eccome. A sentire i medici, sono effettivamente morto per qualche minuto, ma mi hanno riportato di qua.
- smetti di dire così!
Una dottoressa entrò e fece andare via Karma per parlare con Nagisa.
Karma uscì dalla stanza in lacrime e si sedette a terra soffocandole tra le mani.
- quello che gli è successo è il risultato di anni di sopportazione. Mio figlio è una persona forte, troppo forte. Se avesse ceduto più spesso, non sarebbe arrivato a tanto.
- mi sento responsabile signora, la prego di perdonarmi.
- non sei l'unico responsabile - disse sedendosi accanto a lui. - ieri è tornato disperato, io non ho fatto altro che infierire come al solito. Tu non gli hai risposto e quel video gli ha ricordato la cattiveria delle persone.
- io gli ho risposto, ma sono stato ripugnante! Se solo ci penso!
- è così forte, ma così fragile - disse la madre trattenendo le lacrime.
- che cosa gli hanno fatto quei ragazzi?
- te lo farei raccontare da lui, ma viste le circostanze... mio figlio cadde in una terribile trappola che è l'amore alla vostra età. Un ragazzo si dimostrò gentile e disponibile nei suoi confronti, poi ricambiò il suo amore. Passarono parecchio tempo insieme ora che mi ci fai pensare, ma Nagisa non poteva immaginare che era tutta una messa in scena per fargli del male. Il video che hai visto era stato architettato dal ragazzo stesso. L'idea era di farsi riprendere in un momento di intimità, ma poi decisero di umiliarlo come hai visto. Lo lasciarono chiuso nel bagno per un intera giornata, senza vestiti. L'ho portai da uno psicologo ma emerse solo che era un ragazzo forte, che le uniche ripercussioni erano nei confronti di chi l'aveva tradito e non nelle violenze che gli fecero. Facemmo una denuncia, il video sparì e gli feci cambiare istituto... o almeno credevo che sarebbe servito a qualcosa.
- non posso credere che si sia fidato di me, nonostante tutto.
- già Karma, sinceramente nemmeno io.
- vorrei potergli tenere la mano adesso, dirgli che mi dispiace.
- appena esce la dottoressa entrerò anche io, fagli pure le tue scuse.
- signora, salve. Sono il medico di suo figlio. Ha perso moltissimo sangue e deve stare qui almeno un paio di giorni. In questi casi delicati chiamiamo sempre una persona specializzata che lo assista. Sarà opportuno farlo stare per un periodo in uno specifico centro.
- lo deciderà lui, ora voglio vedere mio figlio.

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