13. Papà

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Non ho bisogno di riposarmi scrissi, cercando mi mettere fine alla piccola discussione che si era venuta a creare tra me ed il ragazzo che però non volle arrendersi : " siamo in viaggio da ventiquattro ore ed non hai ancora dormito." 
Sospirai arrendendomi.
Emmett mi indicò la strada verso quello che sembrava un piccolo Hotel " Buonasera."  Ci accolse una donna sulla quarantina d'anni  " Avete una camera disponibile per questa notte ?"  Chiese il ragazzo al mio fianco "  Terzo piano."  
La donna ci porse le chiavi della stanza,
invitandoci poi ad raggiungerla, arrivammo velocemente al terzo piano dell'edificio
" Questa è la stanza." la donna ci indicò la camera dove, successivamente, entrammo.

Dormi con me ? Scrissi, una volta perso posto sul comodo materasso " Lo sai che noi non dormiamo." Il ragazzo fece una piccola risata.
Se resti tutta la notte in piedi a guardarmi
non so se riuscirò a chiudere occhio.  Il ragazzo lèsse velocemente ciò che avevo scritto ed senza fiatare si distese vicino al mio corpo " così va meglio ? " mi chiese incrociando le sopracciglia.
Annuì, così andava meglio.
Mi distesi anch'io.
Provai a chiudere gli occhi, in cerca del sonno ma il mio corpo sembrava volersi ribellare ad ogni tentativo di dormire.
Guardai il ragazzo sdraiato al mio fianco,
Ammirai il suo corpo: scolpito come una pietra e bianco come il latte.
Mi chiese se questo era il risultato del suo essere sovrannaturale o se era così anche quando il suo cuore batteva ancora.
Mi avvicinai, appoggiando la testa sul suo petto,
rimasi sorpresa quando strinse il mio corpo tra le sue braccia.
Inspirai un po' del suo profumo, profumo che ne sapeva di casa, di un posto sicuro dove nascondersi quando la paura di attanaglia il corpo e l'anima.
Chiusi gli occhi  " Sei così pura. proteggerò la tua anima, te lo prometto." Sentì sussurrare prima di cadere tra le braccia di Morfeo.

" Dovrebbe essere qua. " Disse il ragazzo, eravamo arrivati a Firenze, dopo qualche ora di viaggio.
Guardai con ammirazione le botteghe dei piccoli artigiani presenti nel centro della città fin quando i miei occhi si posarono su una piccola insegna
- Libreria Greta.-   Lèssi ciò che riportava scritto,
Greta. Il nome della donna che mi aveva dato alla luce. Cercai di non badare alle mille emozioni contrastanti che il mio corpo incominciava ad percepire e con un gesto veloce mostrai  la libreria al ragazzo.

" Ti accompagno ? " chiese Emmett,
Annuì, la paura che provavo mi impediva di affrontare la situazione in totale solitudine.
" buongiorno." Disse il ragazzo entrando all'interno della vecchia libreria, mi persi qualche secondo ammirando l'interno di quel posto accogliente, formato da una moltitudine di libri e vecchi manoscritti  " buongiorno! " esclamò in calda voce, mi girai improvvisamente  e i miei occhi incontrarono due occhi dall'iride azzurra,
un colore intenso come l'oceano, un colore famigliare, il colore dei miei stessi occhi.

Presi un grosso respiro cercando di arrestare i batti cardiaci divenuti irregolari " Posso esservi utile ? "  chiese l'uomo posto dietro il bancone " Stavamo cercando un libro." Disse Emmett con un piccolo sorriso " State cercando qualche titolo in particolare ? " l'uomo ci sorrise dolcemente
" Quello." Emmett indicò un libro a casaccio posto sullo scaffale davanti a me "Shakespeare. Ottima scelta!" Esclamò il proprietario della libreria.
Emmett si avvinò ed afferrò il libro intenzionato a pagare la somma necessaria per comprarlo ma una voce infantile interruppe il momento " Papà!" 
Un bambino si avvicinò a passo spedito verso l'uomo che lo afferrò stringendolo a se  " ciao
campione !  La mamma ? " chiese quest'ultimo
" Adesso arriva ! " esclamò il bimbo,  guardai la scena con occhi lucidi.
Aveva una famiglia.
Mio padre aveva una nuova famiglia.
"  Scusatemi... mio figlio è la cosa più bella che la  vita potesse regalarmi. " Ammise con un enorme sorriso che però si spese qualche secondo dopo quando posò lo sguardo sul mio volto " Assomigli ad una persona che conoscevo tempo fa. "  sospirò amareggiato ammirando i miei lineamenti famigliari " Lei è venuta qui pe-"  Emmett provò a parlare ma gli afferrati un braccio richiamando la sua attenzione, mi guardò e scossi la testa:
Non poteva dirgli che ero sua figlia,
non potevo riapparire dopo tutti questi anni rovinando la serenità della sua famiglia.
" Sì, il libro ! Scusatemi ancora." Prese un sacchetto di carta e ci mise all'interno il libro
" Ecco qua! Grazie per l'acquisto ragazzi! " esclamò.
Lo guardai per l'ultima volta, guardai il volo di mio padre, mi soffermai su quei particolari, simili ai miei, che lo caratterizzavano.
Mi ripetei più volte che era meglio così, che infondo lui era andato avanti, si era creato una nuova famiglia, che riaprire il passato non avrebbe portato a nulla di buono, che avrebbe fatto più male del previsto.

Così abbandonai il negozio, seguita dal ragazzo che mi aveva accompagnato in questo viaggio " Sei sicura di non volergli far sapere chi sei?" Mi chiese subito dopo, presi velocemente il quadernino dalla tasca del mio jeans Sì... sono felice di aver visto com'è fatto. Adesso so attribuirgli un volto. Non posso rovinare la serenità della sua famiglia.
Grazie per avermi accompagnato.
Grazie di tutto. Scrissi velocemente.
Emmett mi sorrise e subito dopo mi strinse tra le sue braccia " Torniamo a casa? " mi chiese in un sussurro. Annuì, pronta ad affrontare viaggio di ritorno.

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Sunrise -  new beginning // emmett cullen Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora